VASSALLI, Sebastiano
– Nacque a Genova il 25 ottobre 1941, ma fu abbandonato presto dai genitori (il padre Luciano, operaio nato a Voghera, e la madre Alfreda Falaschi di origini toscane) tanto da definirsi «più che delle persone, figlio della guerra [...] un orfano di genitori vivi» (cfr. Un nulla pieno di storie..., Novara 2010, p. 19).
Affidato a parenti paterni, visse fin dai primi anni d’età a Novara, inizialmente per brevi periodi, poi in modo stabile dal 1947, restandovi tutta la vita e scegliendo la pianura risicola del Piemonte orientale (definita Terra d’acque in un titolo del 2005) per isolarsi e dedicarsi alla scrittura, ambientandovi molte delle sue opere.
Alla guerra sono legati i primi ricordi, fin dal rumore della fucilazione di partigiani nella piazza Cavour vicino alla casa degli zii adottivi, sopra il cinema teatro Faraggiana, nell’ottobre del 1944. Frequentò le scuole del centro città, le elementari all’istituto Sacro Cuore e al Ferrandi, le medie al Morandi. Negli anni in cui frequentò il ginnasio-liceo Carlo Alberto scoprì «due cose che sarebbero diventate fondamentali nella mia vita: la letteratura e la natura. La letteratura mi ha aperto orizzonti infiniti su mondi infiniti. Le aule del liceo erano la mia sala di lettura. Andavo a scuola con la borsa piena di libri che non erano quelli dei programmi scolastici» (Un nulla pieno di storie, cit., p. 20), con lunghe frequentazioni sul fiume Ticino ch’ebbe modo di rivivere nel romanzo di formazione L’oro del mondo uscito nel 1987. Contemporaneamente agli studi universitari, nella facoltà di lettere dell’Università degli studi di Milano, dove si iscrisse nel 1958 e si laureò nel 1967, discutendo una tesi sull’arte contemporanea e la psicanalisi con relatore Cesare Musatti, non senza qualche fraintendimento con la commissione, iniziò le supplenze. L’insegnamento nelle scuole medie e poi nelle superiori, al liceo artistico di Novara dove fu professore di italiano e storia, costituirono l’approdo obbligato per mantenersi economicamente prima e dopo la laurea, alternando altri lavori come imbianchino, agente di commercio librario e fattorino, ma con una predilezione verso la pittura. L’esperienza di docente, iniziata in forma continuativa nel 1961 e conclusa nel 1979, a cavallo degli anni della contestazione sociale e giovanile (con «idee forti ma confuse», come dichiarò successivamente nel romanzo Archeologia del presente), gli valse competenza e interessi didattici spesi in una proficua collaborazione con la collana Letture per la scuola media edita da Einaudi: infatti dal 1972 al 1977 curò note ai testi, prefazioni o introduzioni a opere di Leonardo Sciascia, Danilo Dolci, Renata Viganò, Mario Tobino, Malcolm X, Nuto Revelli e Antonio Gramsci.
Nel 1968 andò a vivere nella storica Casa Bossi (dell’architetto neoclassico Alessandro Antonelli, sui baluardi cittadini, al centro del romanzo Cuore di pietra) insieme con Luciana Ariatta, la ragazza che sposò nel 1972 e con cui condivise un capitolo biografico prima felice e poi doloroso durato oltre trent’anni, con l’adozione di un figlio nel 1978, Ermes, detto Marco. In quello stesso 1968 organizzò a Novara una mostra internazionale di arte sperimentale giovanile, dopo esperienze pittoriche precedenti: nel marzo del 1964 la sua prima personale alla galleria del Cavallino di Venezia e l’anno dopo, con presentazione di Edoardo Sanguineti, alla galleria del Naviglio di Milano, dove con amici artisti come Claudio Granaroli espose più volte alla Libreria internazionale Einaudi. La passione per l’arte non lo abbandonò mai anche se già dopo il Sessantotto comprese che la sua vocazione era letteraria, diventando pertanto esponente della neoavanguardia nell’ambito del Gruppo 63.
Esordì con testi poetici fin da una piccola raccolta in tiratura limitata dal titolo Lui (egli) nel 1965, affermandosi con alcune prose sperimentali presso Einaudi grazie all’interessamento del critico e docente universitario torinese Giorgio Bàrberi Squarotti.
Narcisso (Torino 1968) nella collana La ricerca letteraria curata da Guido Davico Bonino, Giorgio Manganelli e Sanguineti con modi anticlassici fin dal colore rosa shocking di copertina, cui seguirono Tempo di màssacro (1970; un testo scelto da Italo Calvino) e, sempre da Einaudi, il poemetto Il millennio che muore (1972), da ultimo riproposto (Novara 2018). Travasando nella pagina, attraverso un furore linguistico e una satira culturale, le inquietudini politico-sociali di quegli anni, in cui accanto alle poesie («questa segatura poetica italiana» afferma in un’intervista a Paolo Di Stefano apparsa nel Corriere del Ticino del 21 maggio 1988) scrive anche testi teatrali, sostiene l’idea che «la letteratura non è morta, ma catalettica vive disseminata in libretti, autoedizioni, roba stampata alla macchia o in poche copie economiche». Vassalli non abbandonò mai l’attenzione per il genere lirico, come dimostrano, decenni dopo, i suoi Improvvisi sul Corriere della sera e il libro Amore lontano (2005) con «un’idea della poesia che non può scendere a compromessi» (ibid.).
«Come il personaggio di Gide, potrei forse anch’io dire che “sto prendendo il mio slancio”», scrisse il 3 gennaio 1967 a Davico Bonino (lettera dall’Archivio storico Einaudi, presso l’Archivio di Stato di Torino), dimostrando la ricerca di una propria strada e al tempo stesso di un’identità. Grazie alla sua spiccata sensibilità artistica e grafica sperimentò in quel periodo un proprio laboratorio editoriale di giovane intellettuale impegnato. Per le edizioni autoprodotte adottò le sigle CDE e poi – a richiamare un’idea di ‘anti editoria’ – Ant.Ed (con o senza punto e spazio), come intitolò anche una propria rivista legata all’avanguardia che durò soltanto quattro numeri. Successivamente fondò un altro periodico, Pianura. Partecipò a manifestazioni librarie in varie parti d’Italia pubblicando da editore fino al 1974 una ventina di libri, dal suo rarissimo Nel labirinto - collage “freddo” a quelli di Cesare Greppi, Nico Orengo e altri.
Rispetto alle esperienze letterarie giovanili, Abitare il vento del 1980 segnò il primo tentativo di un distacco e di una svolta, anche in chiave narrativa. Il protagonista, come nel successivo Mareblù, pubblicato da Mondadori due anni più tardi, si sente incapace di cambiare il mondo con metodi trasgressivi e rivoluzionari. Vassalli cerca quindi nuovi personaggi o, meglio, una letteratura nuova nel senso di «pura» e diviene per lui snodo emblematico il poeta Dino Campana, la cui vicenda è ripercorsa nel «romanzo-verità» del 1984 La notte della cometa, la prima opera della stagione narrativa matura. A Campana restò legato tutta la vita: nel 1988 per le bresciane Edizioni L’Obliquo uscì Marradi, libello scritto a quattro mani con l’amico senese Attilio Lolini, sulle vicende per la spartizione dell’eredità della salma del celebre poeta, mentre l’anno successivo Vassalli curò l’edizione completa delle opere insieme con Carlo Fini, riprese altre volte, senza dimenticare articoli, anche polemici, e la rievocazione di Natale a Marradi del 2008. L’attenzione alla figura di Campana riguardò la riscoperta di una dimensione esistenziale anch’essa pura, da narrare, come la fanciullezza, che è al centro della ricerca delle origini della società odierna nel romanzo L’oro del mondo (1987), ambientato nell’immediato secondo dopoguerra tra fascismo e repubblica. L’investigazione letteraria delle radici e dei segni di un passato che illumini l’inquietudine del presente e ricostruisca il carattere nazionale degli italiani, leitmotiv di tutta la sua opera narrativa, approdò finalmente in romanzi più propriamente storico-antropologici: prima al Seicento con La chimera, long-seller del 1990, poi al Settecento e al periodo napoleonico di Marco e Mattio, tra le Dolomiti della val di Zoldo e Venezia, uscito nel 1992, quindi all’Ottocento e agli inizi del Novecento con Il Cigno nel 1993, sulla mafia, e successivamente con Cuore di pietra (1996), dove ricreò un’epopea della storia democratica dell’Unità d’Italia fissando come emblematica protagonista una casa.
Nei libri tra fine e principio di secolo lo scrittore si avvicinò al presente riscoprendo anche il genere del racconto, soprattutto con La morte di Marx e altri racconti del 2006 (anno in cui uscì la piccola raccolta Il robot di Natale) e L’italiano dell’anno successivo, poi con Dio, il diavolo e la mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni (2008), prima del ritorno al romanzo fondato sulla storia, in questo caso della Grande Guerra, con Le due chiese, del 2010, sempre per Einaudi, casa editrice dove coltivò amicizie con Giulio Bollati, con lo stesso fondatore e, fino agli ultimi anni, con Roberto Cerati, tra i suoi rari confidenti che amava incontrare nelle trattorie della Bassa padana del Piemonte orientale tra i fiumi Sesia e Ticino, territorio al quale riservò sempre un’attenzione privilegiata.
Dalla sua Novara ricevette anche il premio alla carriera Dante Graziosi/Terra degli aironi per la narrativa di pianura, che si colloca accanto agli altri premi più autorevoli ottenuti, pur rinunciando, dopo lo Strega e il Selezione Campiello vinti con La chimera nel 1990, a far partecipare suoi libri a concorsi letterari, con una scelta fatta stampare anche sui risvolti di copertina. Nel 2014 con Terre selvagge, collocato al tempo degli antichi Romani (ambientazione anche di Un infinito numero. Virgilio e Mecenate nel paese dei Rasna, Torino 1999), passò a Rizzoli, che cominciò a ripubblicare le sue opere, dopo quasi mezzo secolo di fedeltà allo Struzzo einaudiano. L’altra casa editrice di riferimento fu per vent’anni Interlinea.
Conducendo una vita sobria da eremita laico della scrittura in un’abitazione isolata in mezzo alle risaie, in località Marangana di Biandrate, a pochi chilometri da Novara, appartato e a tratti scontroso, restio a presentazioni pubbliche, ma generoso negli incontri con gli studenti delle scuole di tutt’Italia, non rinunciò ad appoggiare le iniziative nella propria città a sostegno della promozione della lettura intorno alla Biblioteca civica Negroni, curate dal Centro novarese di studi letterari, l’ente con cui maggiormente fu attivo negli ultimi due decenni e al quale donò nel 2006 biblioteca e archivio.
All’investigazione letteraria della storia tipica dei suoi romanzi, Vassalli affiancò fin dall’inizio l’attività giornalistica: dopo l’esperienza giovanile con alcune riviste, collaborò regolarmente con l’Unità (1978-87), con Il Mattino di Napoli (1982-85, da cui la raccolta postuma I racconti del Mattino) e scrisse testi di fantascienza per la rivista torinese internazionale Pianeta. Successive furono le collaborazioni con il Corriere della sera (negli ultimi anni con una rubrica fissa, Improvvisi, i cui testi scritti sono stati poi riuniti in volume), la Repubblica, Europeo e altri periodici. Le sue indagini pubblicistiche sulla società, però, trovarono ampio spazio nei libri: basti pensare a quando fu inviato di Panorama Mese in Alto Adige per un’inchiesta sul bilinguismo e l’identità italiana, dal quale nacque il pamphlet Sangue e suolo. Viaggio fra gli italiani trasparenti, pubblicato nel 1985, cui rinvia il successivo Il confine (2015).
Di poco posteriore all’annuncio della candidatura, proveniente dall’accademia svedese, al premio Nobel per la letteratura, giunse tuttavia la notizia della sua improvvisa scomparsa.
Morì, a causa di un tumore fulminante ai polmoni, nell’Hospice di Casale Monferrato, il 26 luglio 2015.
Il saluto finale gli fu dato dalla seconda moglie Paola Todeschino – sposata il 29 aprile 2006 a Occimiano (Alessandria) – e da una folla di lettori, in una corale cerimonia laica nell’antico Broletto di Novara, il luogo in cui la giovane Antonia, protagonista del suo più celebre romanzo, La chimera, accusata di stregoneria e condannata al rogo, aveva trascorso la sua ultima notte nel 1610. Postumo, poche settimane dopo la scomparsa, uscì il romanzo Io, Partenope che nelle ultime pagine definisce con poche parole la cornice dei viaggi letterari nel tempo condotti da Vassalli nei suoi libri attraverso secoli, aree geografiche e fasce sociali: «Ho raccontato l’Italia».
Opere. L’ampia bibliografia di Vassalli si può suddividere (eccetto traduzioni e curatele, queste ultime soprattutto nella collana Letture per la scuola media di Einaudi) rispettivamente in:
opere della neoavaguardia: dopo il primo libro di poesia, Lui (egli), Firenze-Padova 1965; in particolare: Narcisso, Torino 1968; Tempo di màssacro. Romanzo di centramento & sterminio, Torino 1970; La poesia oggi, Novara 1971; Il millennio che muore, Torino 1972 (nuova ed. Novara 2018); L’arrivo della lozione, Torino 1976; La distanza, Bergamo 1980; Abitare il vento, Torino 1980 (poi Milano 2008); Mareblù, Milano 1982 e 1990; Ombre e destini. Poesie 1977-1981, Napoli 1983; Manuale di corpo (1972), Siena 1983 (poi Milano 1991); Arkadia. Carriere, Caratteri, Confraternite degli impoeti d’Italia, Bergamo 1983;
romanzi storici (di cui si indica la prima edizione quando non c’è cambio di editore): La notte della cometa. Il romanzo di Dino Campana, Torino 1984 e Milano 2019; Sangue e suolo. Viaggio fra gli italiani trasparenti, Torino 1985; L’alcova elettrica. 1913: il futurismo italiano processato per oltraggio al pudore, Torino 1985 (poi Milano 2009); L’oro del mondo, Torino 1987 (poi, con un testo inedito, Novara 2014 e Milano 2019); La chimera, Torino 1990 (poi Milano 2014); Marco e Mattio, Torino 1992; Il Cigno, Torino 1993 (poi Milano 2015); 3012. L’anno del profeta, Torino 1995; Cuore di pietra, Torino 1996; La notte del lupo, Milano 1998; Gli italiani sono gli altri. Viaggio (in undici tappe) all’interno del carattere nazionale italiano, Milano 1998; Un infinito numero. Virgilio e Mecenate nel paese dei Rasna, Torino 1999; Archeologia del presente, Torino 2001; Dux. Casanova in Boemia, Torino 2002; Stella avvelenata, Torino 2003; Amore lontano, Torino 2005; Le due chiese, Torino 2010 (poi Milano 2015); Terre selvagge. Campi Raudii, Milano 2014; Io, Partenope, Milano 2015;
racconti brevi: Il robot di Natale e altri racconti, Novara 2006; La morte di Marx e altri racconti, Torino 2006 (poi Milano 2019); L’italiano, Torino 2007 (poi Milano 2017); Dio, il diavolo e la mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni, Torino 2008; Natale a Marradi. L’ultimo Natale di Dino Campana, Novara 2008; I racconti del “Mattino”, Novara 2018;
saggistica, memorie e varia: Il Neoitaliano. Le parole degli anni Ottanta, Bologna 1989, 1991; Belle lettere, Torino 1991 (con A. Lolini); Il mio Piemonte, Novara 2002; Terra d’acque. Novara, la pianura, il riso, Novara 2005, 2011; Un nulla pieno di storie. Ricordi e considerazioni di un viaggiatore nel tempo, Novara 2010 (con G. Tesio); Maestri e no. Dodici incontri tra vita e letteratura, Novara 2012; Le anime del paesaggio. Spazi, arte, letteratura (testi di F. Caroli, P. Daverio e S. Vassalli), a cura di F. Schiaffonati, Novara 2013; Il supermaschio, adattamento teatrale dal racconto fantastico di A. Jarry, con un testo di A. Breton, Novara 2013; Il confine, Milano 2015; Improvvisi (1998-2015), a cura di R. Cicala, Milano 2016; De l’infinito, universo e mondi. Manuale di esobiologia, a cura di M. Vodola, Matelica 2018.
Non sono considerate piccole plaquette di poesia, edizioni del Pulcinoelefante e altri testi in volumi miscellanei e cataloghi d’arte.
Fonti e Bibl.: Per una puntuale ricostruzione storico-biografica, significativi e preziosi sono stati l’autobiografia-intervista, pubblicata da Vassalli con Giovanni Tesio alla vigilia dei 70 anni (Un nulla pieno di storie..., Novara 2010), i documenti conservati nell’Archivio Sebastiano Vassalli-Centro novarese di studi letterari (attualmente depositato presso l’ultima abitazione dello scrittore in località Marangana di Biandrate, Novara), nonché la corrispondenza conservata presso l’Archivio storico Einaudi nell’Archivio di Stato di Torino.
Fra i contributi critici, all’interno di una bibliografia sterminata, si vedano almeno: M. Corti, Il viaggio testuale, Torino 1978, pp. 134 s.; G. Ioli, Introduzione a S. Vassalli, Ombre e destini, Napoli 1983, pp. 5-8; G.L. Beccaria, La cometa della poesia, in L’Indice dei libri del mese, I (1984), 1, p. 4; M. Corti, Il vescovo e la strega, in la Repubblica, 23 febbraio 1990; S. Tamiozzo Goldmann, Abitare il tempo. Note su S. V. narratore, in Autografo, 1990, n. 19, pp. 98-101; V. Viola, Introduzione a S. Vassalli, La chimera (ed. scolastica), Torino 1990, pp. V-XIII; E. Gioanola, L’alternativa radicale di V., in Scrittori e città. L’immagine di Novara negli sguardi letterari di sei scrittori dell’ultimo secolo, a cura di R. Cicala, Novara 1993, pp. 65-173; F. Cordelli, V. La storia? Abita in queste stanze, in Corriere della sera, 10 ottobre 1996; E. Paccagnini, Novara ha un cuore di pietra, in Il Sole 24 ore, 5 gennaio 1997; R. Cicala, Un infinito numero, in Autografo, 2000, n. 40, pp. 165-169; P. Di Stefano, V.: c’era una volta il Novecento, in Corriere della sera, 4 giugno 2001; A. Kerbaker, S. V., in Belfagor, LIX (2004), 2, pp. 179-194; G. Zaccaria, Moralità e sperimentalismo di S. V. L’oro del mondo, in Id., Per una letteratura di confine. Autori, opere e riviste del Piemonte Orientale, Novara 2007, pp. 221-231; G. Tesio, S. V., un narratore di storie tra Omero e il signor B., in S. Vassalli, Un nulla pieno di storie..., cit., pp. 121-142; R. Cicala, La sperimentazione editoriale del giovane V. (catal., con bibl. 1965-84, immagini e testi), in Id., Inchiostri indelebili. Itinerari di carta tra bibliografie, archivi ed editoria, Milano 2012, pp. 215-256. Fra gli studi monografici: “La chimera”. Storia e fortuna del romanzo di S. V., a cura di R. Cicala - G. Tesio (con testi dello stesso Vassali e di C. Bo, G.L. Beccaria, M. Corti, U. Bellintani), Novara 2003; C. Nesi, S. V., Fiesole 2005; Microprovincia, IL (2011), monografico: La parola e le storie in S. V.; Nella pianura delle storie di S. V. Itinerari letterari novaresi nella terra d’acque narrata dall’autore della “Chimera”, Novara 2013; G. Riccio, V., il Sudtirolo difficile, Merano 2016. Vanno considerati, infine, i cataloghi delle prime di una serie di mostre bibliografiche: La nascita di uno scrittore. V. prima della “Chimera”: 1965-1989, a cura di R. Cicala - L. Poncetta, Milano 2017; Il romanzo di una valle. Il caso editoriale di “Marco e Mattio” di V. tra le Dolomiti di Zoldo e Venezia, a cura di R. Cicala - V. Giusti, Milano 2019. Per aggiornamenti si rimanda al sito www.letteratura.it/vassalli.