VASSALLI, Sebastiano
Scrittore ed editorialista, nato a Genova il 24 ottobre 1941 e morto a Casale Monferrato il 26 luglio 2015. Viaggiatore nel tempo (come recita il sottotitolo di un suo libro), fu autore di romanzi storici che ambientò in periodi e luoghi diversi d’Italia, spaziando dal Veneto al Piemonte, dalla Campania alla Sicilia e portando i suoi lettori nel Seicento, nel secolo dei Lumi, nell’Ottocento e nel Novecento. Alla ricerca delle origini del mondo storico, e dell’identità più autentica degli italiani, V. aveva grande fiducia nella letteratura che utilizzava anche come strumento per investigare il passato e recuperare frammenti di verità utili a comprendere il presente. Socio onorario del Centro novarese di studi letterari, candidato al premio Nobel per la letteratura nel 2015, fu insignito del premio Campiello postumo alla carriera nel settembre 2015.
Ebbe un’infanzia tormentata, scandita da diverse vicissitudini: prima in collegio, poi a Novara presso due zie zitelle; in continua fuga dai genitori, con i quali mai si era sentito in sintonia (madre toscana, padre lombardo, da V. stesso raccontato come un «nullafacente», «sempre dalla parte sbagliata»). Terminati in Piemonte gli studi superiori, si iscrisse alla facoltà di Lettere a Milano, dove più che i corsi universitari frequentava con passione mostre e gallerie d’arte. Milano lo aveva attratto in quei primi anni Sessanta per il suo carattere effervescente di città moderna, aperta alle più spregiudicate avanguardie. Si laureò con una tesi su letteratura, arte e psicoanalisi, relatore Cesare Musatti, dopo essersi misurato con le molteplici attività di cui la città lombarda negli anni del boom era ricca. V. fece molti mestieri: imbianchino, bibliotecario, fattorino, supplente. Prima di dedicarsi completamente alla scrittura, fu la scuola ad apparirgli come lo sbocco più naturale. Si sposò giovane, ma il suo matrimonio non fu felice, e anche il rapporto con il figlio adottivo fu segnato da ombre e difficoltà.
Professore alle superiori a Novara, incontrò a Torino Edoardo Sanguineti. Con l’intellettuale genovese intrecciò un lungo sodalizio letterario che lo proiettò all’interno delle neoavanguardie degli anni Sessanta. Stabilì solidi legami con il Gruppo ’63, che si ispirava a Umberto Eco, Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, allo stesso Sanguineti e ad Angelo Guglielmi. V. testimoniò la sua adesione al gruppo come poeta, pittore e scrittore. Fondò una piccola casa editrice, diede vita a riviste, tra cui «Ant.Ed.» e «Pianura», e si produsse in componimenti letterari che vennero poi giudicati, da una parte della critica, ‘troppo militanti’ e accondiscendenti rispetto agli sperimentalismi linguistici. Da quel tempo affiorano i versi di Disfaso (1968) e titoli come Narcisso (1968), Tempo di màssacro (1970) e L’arrivo della lozione (1976), mentre Abitare il vento (1980) fa già intravedere una riflessione dai toni meno trasgressivi, in cui V. si allontana dagli sperimentalismi alla ricerca di una letteratura più vera.
Pubblicò tutta la sua produzione maggiore con Einaudi, a cominciare da La notte della cometa (1984), in cui si cimentò con una biografia del poeta romagnolo Dino Campana, autore dei Canti orfici (1914), considerati tra le più grandi espressioni della letteratura italiana del Novecento. Il romanzo costituisce, a giudizio di buona parte della critica, una delle prove più complesse e convincenti di Vassalli.
È del 1987 L’oro del mondo, in cui lo scrittore si addentra nelle ambiguità del dopoguerra, narrando storie curiose ed esemplari, come quella di alcuni cercatori d’oro che subito dopo la Seconda guerra mondiale si illudevano, setacciando le sabbie del fiume Ticino, di poter trovare l’oro che avrebbe cambiato la loro esistenza.
L’impegno letterario di V. proseguì infaticabile per tutti gli anni Ottanta fino a culminare in quello che è ritenuto il suo capolavoro: La chimera, con cui nel 1990 trionfò al premio Strega, consacrato grande scrittore da quella stessa ‘accademia’ letteraria contro cui nel 1983 aveva pubblicato Arkadia: carriere, caratteri, confraternite degli impoeti d’Italia, appassionata requisitoria contro le cosiddette consorterie di potere. La chimera, tradotto in diverse lingue, rivela la vera passione di V.: la Storia, quella grande, capace di proiettarsi anche nelle vicissitudini delle esistenze individuali. E quella della protagonista, Antonia, una strega destinata all’autodafé, è appunto una storia minuta di quotidianità che si intreccia con la Storia dell’Italia del Seicento. Il contesto che emerge dal romanzo è soffocante e intransigente e rivela una Chiesa poco inclusiva, segnata da una forte ‘volontà di dominio’, indisponibile ad accogliere i ‘diversi’ o gli ‘irregolari’. Sulla stessa linea del romanzo storico, genere che V. tanto amava, a metà fra rigore e fantasia, si colloca anche il suo Marco e Mattio (1992), ambientato nel Veneto del Settecento: una storia di follia, che si dipana attraverso le amare vicende del protagonista Mattio, figlio di un ciabattino di Zoldo, nel Bellunese, che si ribella all’assurdo dell’esistenza e nel suo delirio arriva a credere di poter redimere l’umanità intera sacrificando la propria vita.
Prova di intenso impegno civile è Il cigno (1993), in cui V. si occupa di mafia narrando le vicende di un misterioso delitto nella livida Sicilia di fine Ottocento. Amore lontano (2005) narra senza retorica, con crudezza e al tempo stesso con umanità, le storie di sette poeti, tra cui Omero, Virgilio, Leopardi, Rimbaud, addentrandosi nei significati dei loro versi e, più in generale, nei misteri della vita. V. amava la poesia e la parola che dalla poesia con forza trapela: la parola, come principio di tutto, come mezzo non solo e non tanto per comunicare, ma per comprendere, la parola come stratificazione di significati, che dà ordine e senso alle cose e alle persone.
Tra gli altri titoli da ricordare, La morte di Marx e altri racconti (2006); L’italiano (2007), dove lo scrittore tratteggia il carattere nazionale degli italiani attraverso dodici storie che raccontano di personaggi egoisti, vigliacchi, furbi, ma anche geniali e generosi; Dio, il diavolo e la mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni (2008), Un nulla pieno di storie. Ricordi e considerazioni di un viaggiatore nel tempo (pubblicato nel 2010, questa volta con Rizzoli, avendo V. interrotto la sua collaborazione con Einaudi), lunga confessione-intervista in cui lo scrittore si racconta; Comprare il sole (2012); Terre selvagge (2014). E poi, ancora storie ‘minime’ che respirano nella grande cornice della Storia, coniugando sperimentazione e ricerca, come Il confine (2015), sulle vicissitudini dei sud-tirolesi a Bolzano che, con gli accordi di pace del 1919, dopo la fine del primo conflitto mondiale, furono incorporati nel Regno d’Italia, e Io Partenope, uscito postumo a un mese dalla sua morte, dove è raccontata la storia di Giulia (suor Partenope), donna realmente vissuta nel Seicento.
Bibliografia: La chimera. Storia e fortuna del romanzo di Sebastiano Vassalli, a cura di R. Cicala, G. Tesio, Novara 2003; M.A. Perletti, Novara: Sebastiano Vassalli tra città e paesaggio globale, Milano 2008; R. Cicala, La sperimentazione editoriale del giovane Vassalli: con bibliografia 1965-1984, catalogo delle sue edizioni CDE e Ant.Ed, immagini e testi, Novara 2011; «Microprovincia», 2011, 49, nr. monografico: La parola e le storie di Sebastiano Vassalli; Nella pianura delle storie di Sebastiano Vassalli: itinerari letterari novaresi nella terra d’acque narrata dall’autore della Chimera, a cura di R. Cicala, Novara 2013.