ZIANI, Sebastiano
Doge di Venezia, 41° della serie tradizionale; venne eletto alla fine del maggio 1172, succedendo a Vitale Michiel II, rimasto vittima d'una insurrezione popolare, in seguito all'esito disastroso della campagna bellica contro l'impero bizantino. La sua designazione non fu fatta direttamente dalla "Concio" popolare come fino allora, ma da 11 elettori scelti dalla "Concio" stessa, per sottrarre appunto l'elezione ducale al tumultuario procedere dell'assemblea popolare. Si trovò a dover pacificare prima la situazione interna, quindi a portare su basi normali i rapporti con Costantinopoli. Risultati vani i tentativi per quest'ultimo scopo, lo Z. attuò un'alleanza difensiva e offensiva con Guglielmo di Sicilia; e non esitò a portare le armi contro Ancona, divenuta punto d'appoggio bizantino nell'Adriatico. Partecipò (ma più con gli aiuti finanziarî che con quelli militari) alla Lega Lombarda; e vide Venezia prescelta come sede del grande convegno tra Alessandro III e l'imperatore Barbarossa; avvenimento storico intorno al quale si formarono leggende che assunsero - per la repubblica - carattere ufficiale, perché miravano a provare la legittimità della supremazia veneziana sull'Adriatico, il cui titolo giustificativo si voleva appunto far risalire a una concessione papale elargita in quell'occasione dopo una favolosa vittoria navale dei Veneziani, a Salvore, sull'armata imperiale. Fu poi conchiusa la pace con l'impero d'Oriente.
La ducea dello Z. si distingue anche per un notevole impulso dato all'edilizia cittadina, specie all'ampliamento e abbellimento del centro di San Marco, con la costruzione dell'ala del Palazzo Ducale prospiciente sul Rio di Palazzo e l'innalzamento (da altri attribuito alla ducea di Vitale Michiel II) delle due colonne della Piazzetta, dette di Marco e "Todaro" (S. Teodoro).
Lo Z. abdicava il 12 aprile 1178 e, ritiratosi nel prediletto monastero di San Giorgio, poco dopo moriva.
Bibl.: S. Romanin, Storia docum. di Venezia, II, Venezia 1912 segg., pp. 95-124; H. Kretschmayr, Gesch. v. Venedig, I, Gotha 1905, pp. 258-268.