BOURDON, Sébastien
Pittore. Nacque nel 1616 a Montpellier, morì a Parigi nel 1671. Dopo un soggiorno a Parigi, dove apprese i primi rudimenti del disegno, e dopo varie vicende avventurose, a 18 anni era a Roma impiegato presso un negoziante di quadri, l'Escarpinelle. Una grande facoltà di assimilazione lo mise in grado di contraffare un po' tutti gli autori, e alcuni quadri di genere, alla maniera del Bamboccio, gli assicurarono una clientela. In rapporti col Poussin, col Lorrain e con Andrea Sacchi, che forse l'iniziò alla pittura storica, si legò intimamente col pittore Louis Boulogne. Tornato in Francia, fu per qualche tempo nello studio del Vouet. Un Martirio di S. Pietro, esposto a Notre-Dame nel 1643, lo rese noto; d'altronde i suoi paesaggi, genere di pittura allora poco praticato in Francia, sarebbero bastati ad assicurargli notorietà e fama: e dal 1642 al 1648 egli fu il pittore più in vista della giovane scuola francese; nel 1648 era tra i dodici fondatori dell'Accademia reale di pittura. Abile conferenziere, si appropriò i principî che aveva inteso formulare dal Poussin. Ma una disputa col Lebrun e l'appoggio coraggioso che prestò al suo amico Abraham Bosse quando questi si trovò in conflitto con l'Accademia, diminuirono il suo credito. Così dal 1649 entrava in trattative col municipio di Montpellier per dirigere un'accademia in quella città; poi, nel 1652, ebbe dalla regina Cristina di Svezia l'invito di recarsi nei suoi stati, dove soggiornò tre anni e fece i progetti per un tempio che doveva essere costruito in memoria di Gustavo Adolfo. Tornato a Parigi, vi dipinse alcuni ritratti. Nel 1657 si rassegnò a trasferirsi a Montpellier, dove si fece subito una clientela, decorò numerosi palazzi, fra cui quello del barone de Vauvert, e fondò un'accademia; ma in seguito a contrasti dové lasciare la città nativa. A Parigi affrescò la galleria del palazzo Bretonvilliers, poi distrutto; decorò anche l'appartamento inferiore delle Tuileries, con l'Apoteosi di Ercole. Benché protestante, il B. praticò la pittura sacra. San Vincenzo dei Paoli gli permise di fare il suo ritratto. Saint-Germain-l'Auxerrois e Saint-Jacques-du Haut-pas a Parigi conservano opere sue. La sua Presentazione al Tempio, ora al Louvre, annunzia la pittura religiosa del sec. XVIII.
Il B. cercava di appropriarsi quanto gli sembrava che costituisse il successo degli altri: e così oscillò per tutta la sua vita fra molteplici influenze. La bellezza dei suoi paesaggi, lo spirito di alcune scenette di genere, spesso la nobiltà di concezione delle sue scene storiche, che costituiscono la miglior parte della sua opera, attestano un grande talento. Qualcuno dei suoi ritratti, come l'autoritratto al Louvre, quello del preteso Fouquet a Versailles, quello magnifico della regina Cristina a cavallo, che si conserva al Prado, sono i più bei ritratti della pittura francese del sec. XVII.
Bibl.: C. Ponsonailhe, S. B., sa vie et son oeuvre, Parigi 1883; H. Lemonnier, L'art français au temps de Richelieu et de Mazarin, Parigi 1893, pp. 277-81; H. Stein, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910; T. H. Thomas, G. B., portraitiste, in Gaz. des Beaux-Arts, VII (1912), pp. 5-18; A. Fontaine, Le portrait de Molière du musée de Montauban, in Revue de l'art anc. et moderne, XXXV (1914), pp. 459-62; A. Hahr, Deux portraits de S. B. retrouvés en Suède, ibid., XLIII (1923), pp. 203-09; M. E. Sainte-Beuve, Un nouveau portrait de Catherine Duchemin par S. B., in Beaux-Arts, IV (1926), pp. 196-97; Cordey, Le portrait de Fouquet à Versailles, in Bull. Soc. Hist. de l'art français, 1926, p. 169.