SÉBHA (A. T., 113-114)
Oasi del Fezzan situata fra 27° i e 27° 7′ di lat. N. e fra 14° 23′ e 14° 29′ di long. E., sul fondo di un'ampia depressione (a circa 400 m. s. m.) al margine meridionale del deserto sabbioso dello Zelláf, nel prolungamento orientale dell'uadi Agiàl esc-Scerghi. L'oasi ha una caratteristica forma a mezzaluna con le estremità rivolte verso oriente ed è una delle più estese della zona dell'Agiàl, contando oltre 33.000 palme. Dopo l'occupazione italiana (1914 e 1930) è stata preferita a Múrzuch quale capoluogo dell'intero Fezzan per ragioni logistiche e sanitarie; solo nel 1935, in seguito alla nuova divisione amministrativa della Libia, il comando superiore è passato da Sébha a Hun nella Giofra. La popolazione dell'oasi fezzanese, con forti infiltrazioni arabe specialmente nella classe meno povera, vive accentrata in tre villaggi, costruiti con pietre e mattoni di fanghiglia seccata al sole, situati al margine orientale dell'oasi stessa: el-Gedid (ab. 950), el-Gorda (ab. 490), Hagiara (ab. 60). L'assoluta maggioranza della popolazione è dedita all'agricoltura e vive dei prodotti delle palme e della coltura irrigua di cereali ed erbaggi. Il patrimonio zootecnico è misero, composto esclusivamente di asini e di ovini.
Dopo l'occupazione italiana si usa indicare col nome di Sébha anche il complesso di costruzioni militari che si trova qualche chilometro a S. dell'oasi, intorno e sulla cima di una collinetta isolata che sovrasta di una cinquantina di metri il territorio circostante (Gara di Sébha; forte Regina Elena). Qui convergono le principali arterie stradali costruite di recente nel Fezzan. Nelle immediate vicinanze, sulla strada verso Hun, è sorto un agglomerato di edifici che va man mano estendendosi formando una vera borgata, comprendente il mercato coperto, gli uffici indigeni e numerose costruzioni di privati commercianti.