seccare
Letteralmente il verbo vale " inaridire ", nell'immagine di Pg XXII 51 E sappie che la colpa che rimbecca / per dritta opposizione alcun peccato, / con esso insieme qui [nel Purgatorio] suo verde secca; la metafora suo verde secca, tratta dal mondo delle piante e delle erbe, vale " purga la colpa co' la pena " (Buti): " Come l'arbore secca col tempo il suo verde, cioè le sue verdi foglie, e vengono a mancare, così quivi col tempo si purga e viene a mancare ogni vizio " (Vellutello).
Il D'Ovidio osservò che " seccarsi, detto della lingua, e in genere delle membra, valse per gli antichi ‛ esser colto da paralisi ' " (cfr. " Bull. " XIV [1907] 243).
L'immagine è derivata a D. forse dalla Bibbia, dove (Luc. 23 31; Ezech. 20, 47) la pena del peccato è dipinta come l'inaridire della pianta.
Ancora in una metafora, il verbo s., con costrutto intransitivo pronominale, compare in If XXXII 139, detto della lingua che il poeta si augura non " si paralizzi " prima che egli possa parlare del dramma di Ugolino: O tu che mostri per sì bestial segno / odio sovra colui che tu ti mangi, / dimmi 'l perché... / che se tu a ragion di lui ti piangi / ... nel mondo suso ancora io te ne cangi, / se quella con ch'io parlo non si secca, " Si lingua non deficit mihi " (Benvenuto), " se morte o altro non mi toglierà l'uso della lingua " (Andreoli); diversa l'interpretazione del Tommaseo: " se mi basta l'ingegno ".
Si noti che secca, sia come forma verbale, sia come aggettivo, è sempre in rima con pecca: la rima in -ecca è difficile, per cui negli otto versi in cui ricorre si ha tre volte secca, tre volte pecca, e poi Giudecca e rimbecca.