SEDAN (A. T., 32-33-34)
Città della Francia nord-orientale, capoluogo di circondario nel dipartimento delle Ardenne con 18.738 ab. nel 1931. È costruita in piano sulla riva destra della Mosa, nel punto in cui il fiume forma un ampio gomito, ed è riunita per mezzo di un viadotto, che sorpassa praterie e un canale di navigazione, al sobborgo industriale di Torcy. Tutto intorno si apre una bella e ampia vallata incorniciata da alture dai dolci pendii, ricoperti di vegetazione. Ha un aspetto regolare ed elegante, e al posto delle antiche mura fortificate ha ora lunghi viali e belle strade fiancheggiate da case monumentali.
È sede di sottoprefettura e ha scuole primarie e secondarie. Notevole la sua attività industriale, alimentata in special modo da officine metallurgiche e da stabilimenti tessili.
Per le comunicazioni è servita da alcune linee della rete dell'Est, di cui la più importante la unisce con Parigi.
Sedan comincia ad essere ricordata nel sec. XV, allorché era possesso di Roberto de la Mark; nel 1591 fu assediata e presa da Enrico IV. Fu importantissima piazzaforte ed è soprattutto famosa per il combattimento che vi si svolse durante la guerra del 1870 (v. sotto). Durante la guerra mondiale fu occupata dai Tedeschi alla fine d'agosto del 1914 e fu lasciata libera il 9 novembre 1918; ebbe parecchio a soffrire per i combattimenti che vi si svolsero per più giorni.
La battaglia di Sedan. - Fu combattuta il 1° settembre 1870 fra l'armata francese di Châlons e le armate tedesche 3ª e 4ª durante la guerra franco-prussiana (v.).
È sicuramente fra le più importanti battaglie della storia, per le molte considerazioni di ordine strategico e tattico cui ha dato motivo e per le sue conseguenze politiche. L'esercito francese, dopo essere stato parzialmente battuto nelle regioni di confine (Alsazia e Lorena) durante le due prime settimane della campagna, raccolte le forze ancora disponibili e gli organismi scampati alle prime infauste giornate e costituitane un'armata detta di Chalons, tentava disperatamente con queste forze di riprendere l'iniziativa delle operazioni e di riguadagnare spazio nella direzione della piazzaforte di Metz circondata dal nemico. Il tentativo fallì in modo disastroso. Un'incerta strategia, gravi crisi di psicologia e un cumulo di circostanze avverse, di fronte all'abile condotta dell'avversario, provocarono lo sfacelo dell'armata di riscossa. Tutto ciò che dell'esercito francese teneva la campagna veniva fatto prigioniero, con lo stesso imperatore Napoleone III; e tre giorni dopo il Secondo Impero francese cessava di esistere sotto i colpi della rivolta interna.
Il comandante dell'armata francese di riscossa - maresciallo MacMahon - dopo avere oscillato fra il concetto di una ritirata da Châlons verso Parigi (d'accordo in questo con l'imperatore Napoleone III) e il concetto opposto di un'avanzata in direzione di Metz (come voleva il governo della reggenza), decide di puntare in direzione nord-est, per avvicinarsi a Metz, ma con più lungo giro per il nord, a fine di evitare la pressione delle armate tedesche già manovranti sulla media Mosa attorno a Verdun.
Dopo lente marce - delle quali il Moltke approfitta per attaccare il fianco meridionale dell'armata francese e sospingere la massa nemica verso il confine del Belgio neutrale - il 31 agosto le forze francesi si trovano concentrate attorno alla piccola fortezza di Sedan, mentre i corpi tedeschi vanno restringendo sul campo della prossima prevista battaglia il largo movimento ispirato al concetto dell'avvolgimento. La 3ª armata germanica dovrà, attaccando, intercettare ai Francesi gli sbocchi verso sud e verso ovest; la 4ª armata, anch'essa attaccando, bloccherà gli sbocchi verso est attraverso il terreno ondulato tra il confine del Belgio e il corso della Mosa.
Nell'intento del comando supremo francese la raccolta delle forze sotto le mura di Sedan vorrebbe essere il preludio di un movimento retrogrado su Parigi, che il Mac-Mahon (alfine ritornato al proprio concetto) spera ancora di effettuare. Il maresciallo francese ha coscienza dello stato di stanchezza fisica e di depressione morale delle sue truppe; e poiché non suppone che forze tedesche superiori siano in grado di attaccarlo subito, preferisce concedere un giorno di sosta alle truppe (1° settembre), anche per agevolare i rifornimenti logistici. Il movimento retrogrado dovrà, perciò, iniziarsi il 2 settembre. Ma i Tedeschi attaccano con l'accennato intento all'alba del 1° settembre, e agganciano definitivamente il nemico. L'azione è iniziata con successo a sud di Sedan (Bazeilles) e si estende a poco a poco verso nord. Alle ore 6 sono attaccati La Moncelle e Balan. In questo momento il maresciallo Mac-Mahon è ferito e designa quale suo successore il generale Ducrot, il quale assume due ore dopo il comando in capo e - rendendosi conto della critica situazione che va determinandosi - prescrive l'inizio della ritirata senza attendere l'indomani, da compiere per scaglioni di divisione che dovevano discendere la riva destra della Mosa. I corpi già impegnati costituiranno retroguardia e assumeranno atteggiamento aggressivo in direzione di Bazeilles, La Moncelle e Givonne.
Gli ordini di ripiegamento hanno già un principio di esecuzione, quando il generale E.-F. de Wimpffen - giunto il giorno innanzi all'armata di Châlons come inviato del governo di Parigi - fa valere un decreto che lo investe del comando in capo, nell'eventualità che il maresciallo Mac-Mahon debba, per qualsiasi ragione, cederlo. Ma il Wimpffen - terzo comandante in capo in poche ore - non approva il movimento retrogrado; egli è d'avviso che l'armata francese possa e debba ancora tentare di aprirsi un varco verso est, per manovrare nella direzione e al soccorso degli assediati di Metz. Gli ordini del Ducrot vengono contromandati e ciò accresce la confusione che è propria dei grandi agglomeramenti di truppe, di cavalli, di cannoni e di carreggi serrati in breve spazio, quando si succedano ordini contraddittorî.
Al nord i Tedeschi hanno stabilito potenti batterie, che comprendono la quasi totalità dei cannoni dei due corpi d'armata V e XI, e bersagliano le truppe del VII francese. Di più, tra Floing e Cazal la fanteria tedesca riesce a penetrare nello schieramento francese, né valgono ad arrestarla le eroiche cruente cariche di due intere divisioni di cavalleria (Bonnemains e de Margueritte), le quali destano l'ammirazione del re Guglielmo e del suo Stato maggiore. Frattanto a nord-est hanno progredito il 1° corpo e la guardia prussiana. Risultato complessivo per i Tedeschi è che, a mezzogiorno, il cerchio si è quasi completamente saldato attorno a Sedan (v. cartina). Il generale Wimpffen cerca di reagire con contrattacchi, che sono però condotti in modo slegato, secondo l'ispirazione del momento. Nell'affanno dell'ora gravissima, il generalissimo sposta continuamente truppe dall'uno all'altro tratto della fronte e i frequenti incroci di colonne aumentano la confusione. Il risultato è nullo. I corpi tedeschi continuano a premere inesorabilmente. Alle ore 14 l'ultimo varco che ancora rimaneva a nord, presso Illy, fra il V corpo prussiano e la guardia prussiana, è definitivamente chiuso. Le truppe tedesche, che nell'attacco hanno trovato minore resistenza, puntano contro il fianco delle posizioni francesi limitrofe che continuano a resistere. L'armata di Châlons continua a cedere terreno dovunque e si ammassa con le spalle all'abitato di Sedan. Napoleone III, disfatto dall'angoscia e dalla fatica, rientrato alla sottoprefettura di Sedan a mezzogiorno; desumendo dalle notizie che gli erano successivamente giunte da ogni parte della linea di battaglia, che non è più possibile sfuggire alla morsa, vuole risparmiare inutile spargimento di sangue e alle ore 16 ordina che la bandiera bianca sia inalberata sugli spalti di Sedan e che il generale Wimpffen si rechi a trattare la resa. Ma il comandante supremo - che già prima della decisione imperiale aveva tentato con eroico ardore, non però coronato da successo, di aprirsi un varco nella direzione di sud (Balan) - rifiuta di trattare col nemico e offre al sovrano le proprie dimissioni. Napoleone III le respinge e Wimpffen è costretto ad obbedire. I patti per la resa dell'intera armata di Châlons e della piazza di Sedan sono firmati a Donchery, quartiere generale del re di Prussia. Contemporaneamente, Napoleone III con lettera autografa si dichiara vinto e consegna la propria spada a Guglielmo di Prussia. I Francesi perdettero: 3000 morti, 14.000 feriti, 104.000 prigionieri, 9 bandiere e 558 cannoni. I Tedeschi: 2300 morti, 6000 feriti.
I difetti e gli errori principali che determinarono nel campo francese la disfatta, furono: il deficiente addestramento dell'esercito, nel quale si era curata più l'apparenza che la sostanza; la mancata esplorazione da parte della cavalleria; la poca cura delle misure di sicurezza; il difettoso funzionamento del comando, turbato altresì dai consigli dell'imperatore Napoleone III, presente, ma senza responsabilità effettiva; l'eccessivo peso dato a preoccupazioni di ordine politico interno, le quali gravarono oltre misura sulle decisioni del capo, fino a costituire l'elemento determinante del disegno operativo al disopra degli imperativi della tecnica.