sede espositiva
sède espositiva locuz. sost. f. – Definizione generica per riferirsi a un luogo che ospita mostre di arte temporanee, senza una collezione propria, per distinguersi così dall’istituzione del museo che si fonda invece sull’idea di collezione. L’esempio più simile e più antico nel tempo è la Kunsthalle dei paesi nordici, che proprio grazie alla mancanza di una collezione da gestire ed esibire, è un’istituzione più sperimentale e agile rispetto all’istituzione museale ed è stata capace, sin dagli anni Sessanta del secolo scorso, di ospitare al meglio le nuove tendenze sperimentali dell’arte anti-istituzionale nate in quel decennio: anti-form, arte povera, arte concettuale, happenings. Esemplare è stata la mostra delle nuove tendenze sperimentali When attitudes become forms, curata nel 1969 da Harald Szeemann alla Kunsthalle di Berna, che trasformò radicalmente l’esperienza della percezione dell’opera d’arte all’interno di un’istituzione. Da quegli anni appunto, i luoghi concepiti come sedi espositive temporanee si sono moltiplicati fino a includere spazi del tutto anticonvenzionali, spesso recuperando spettacolari edifici dismessi di archeologia industriale, come nel caso del Kunst-Werke Berlin, Institute for contemporary art, ricavato negli anni Novanta negli spazi di un’antica fabbrica di margarina a Berlin Mitte; oppure realizzando nuove architetture, la nuova sede del New museum inaugurata nel 2007 a New York, caratterizzata da spazi fluidi e modulabili per accogliere, accanto alle manifestazioni più propriamente espositive, il ritmo dinamico di eventi pubblici e di attività educative che animano l’istituzione e mal si adeguano alla convenzionalità espositiva e alla struttura dei musei tradizionali. L’accezione di s. e. non si limita tuttavia a uno spazio fisico ma diventa immateriale includendo perfino esposizioni su libri, riviste e web, come del resto anticipato già da Dan Graham con il lavoro fotografico Homes for America, (1966), pubblicato sulle pagine della rivista Arts Magazine.