SEFĪD RŪD (A. T., 92)
D In persiano "fiume bianco". È il nome con cui è conosciuto il tratto terminale del Qizil Ūzun, dopo che, ricevuto sulla destra lo Shāh Rūd (a Mängil), s'apre il cammino verso il Caspio attraverso il gruppo dell'Elburs. II piccolo corso d'acqua che discendeva in origine dal pendio settentrionale di questo, finì per catturare, con erosione regressiva, il Qizil Uzun, che si perdeva allora, come ancora molti fiumi persiani, sui margini del grande deserto. Il Qizil Ūzun scende dall'Ardalan, ma è alimentato soprattutto dalle acque dell'Azerbaigiān (Qarangu Chai); a Mängil il suo fondovalle è ad appena 333 m. s. m. Molto minore è il tributo dello Shāh Rūd, che proviene da territorî aridi e ha regime assai irregolare. Oltre la gola di Rūdbar e il tratto di valle del Rustam Abād, il Sefīd Rūd dilata il suo alveo nella pianura alluvionale che s'è costruita e finisce con un ampio delta nel Caspio, sul cui contorno disegna l'unica notevole emergenza del suo settore meridionale. I materiali di trasporto, convogliati dalla corrente costiera, hanno determinato verso O. la formazione di lagune, alla maggiore delle quali mettono capo le strade che, utilizzando il solco del fiume, finiscono al Caspio. Il Sefīd Rūd rappresenta difatti la via naturale di comunicazione tra questo e il margine settentrionale dell'altipiano iranico, e quindi tra Persia e Russia; ciò che spiega il sorgere e lo svilupparsi di tutta una serie di centri abitati lungo il Sefīd Rūd, e in special modo presso il suo sbocco al mare (Resht, Pīr-i-Bazar, Pehlevī).