paragrafematici, segni
Si chiamano segni paragrafematici (espressione coniata da Arrigo Castellani: cfr. Castellani 1985) tutti i tratti e gli accorgimenti grafici che si combinano con una o più lettere dell’alfabeto, oppure ne marcano la forma, per esprimere un valore distintivo o funzionale (cfr. Corno 2008: 603; ➔ punteggiatura).
I segni paragrafematici completano il significato dei ➔ grafemi ma, a differenza di questi ultimi, non hanno corrispondenza in unità fonetiche della lingua. Essi servono per fornire istruzioni al lettore a livello sintattico e testuale, e la loro origine e diffusione è attribuita alla necessità di rendere più agevoli le operazioni di lettura e copiatura (cfr. Buzzoni 2008: 441). Opera tra le più importanti per la storia dei segni paragrafematici è il De Aetna di ➔ Pietro Bembo, pubblicato da Aldo Manuzio nel 1496 (1495 more veneto), dove compaiono, per la prima volta in un testo a caratteri latini, segni paragrafematici come la virgola di forma moderna, il punto e virgola, l’apostrofo e gli accenti (➔ accento; Castellani 1995: 3-4).
L’elenco dei segni paragrafematici comprende in primo luogo i segni di punteggiatura: ➔ punto ‹.›; ➔ virgola ‹,›; ➔ due punti ‹:›; ➔ punto e virgola ‹;›; ➔ punto interrogativo ‹?›; ➔ punto esclamativo ‹!›; ➔ puntini sospensivi ‹...›; ➔ virgolette: alte singole ‹‘ ’› (dette anche apici o virgolette inglesi) e doppie ‹“ ”› (dette anche virgolette italiane), e basse ‹« »› (dette anche virgolette francesi, caporali o sergenti); ➔ trattino ‹-›; lineetta ‹–› e ➔ parentesi: tonde ‹( )› e quadre ‹[ ]›.
A differenza degli altri segni paragrafematici i segni di interpunzione possono avere un corrispettivo nei valori prosodici del parlato, come pause, ritmo e intonazione (cfr. Serianni 1988: 8). Oltre ai segni di punteggiatura sono paragrafematici segni come l’➔accento grafico, nei tipi grave ‹`›, acuto ‹´› e circonflesso ‹ˆ›; l’➔apostrofo ‹’›; l’asterisco ‹*›; le parentesi graffe ‹{ }›; le parentesi uncinate ‹‹ ››; il segno di paragrafo ‹¶›; l’esponente (lettera o numero collocato in alto rispetto agli altri segni o grafemi); il deponente (lettera o numero collocato in basso); le barre verticale ‹|› e obliqua ‹/›, ‹›; la e commerciale ‹&›; la a commerciale ‹@› e l’obelisco ‹‡› e ‹ǂ› (cfr. Mortara Garavelli 2003: 10-11).
Hanno valore paragrafematico anche le varie forme che può assumere il carattere tipografico: tondo, corsivo (detto anche, meno spesso, italico), neretto (detto anche nero o grassetto) e maiuscoletto, in reciproco rapporto. Tra questi segni è più frequente, con uso paragrafematico, l’uso del corsivo rapportato al tondo per segnalare un termine straniero, per connotare un significato speciale o per attribuire un rilievo. Quando l’intero testo è in corsivo, il rapporto è tuttavia invertito e le funzioni citate sono svolte dal tondo:
(1) Questo volume raccoglie una serie di saggi centrati prevalentemente sul testo, o meglio sui testi, considerati nella loro varietà e in alcune delle loro sfaccettate dimensioni: da quella orale alla scritta, da quella descrittiva alla narrativa, fino a quella più specificamente letteraria e poetica (Cristina Lavinio, Teoria e didattica dei testi, Firenze, La Nuova Italia, 1990, p. 9)
Sono segni paragrafematici in reciproco rapporto, inoltre, il maiuscolo rispetto al minuscolo (➔ maiuscola), il sottolineato rispetto al non sottolineato nonché la diversa dimensione del carattere, usata per segnalare il titolo di un’opera o di una sezione, oppure sfruttata per ottenere speciali effetti espressivi:
(2) La disseminazione tipografica del grido, se colgo nel segno, vorrebbe allora essere proprio l’equivalente sub specie orationis dell’effetto che lo “stiracchiamento” dell’onda acustica provoca sul ricevente in situazioni del genere. Come dire: “non ciiiii freeeeeeeegaaaaa niente” (Massimo Arcangeli, Figli (pasoliniani) di un Dio minore: le nuove “vite violente” di giovani disagiati romani, in Id., Giovani scrittori, scritture giovani. Ribelli, sognatori, cannibali, bad girls, Roma, Carocci, 2007, p. 94)
Fanno parte dei segni paragrafematici anche tutti gli spazi che segnalano la divisione delle parole, il capoverso, le spaziature tra righi e le sezioni bianche della pagina, queste ultime usate nelle edizioni di poesia come segno di non-scrittura dalla non trascurabile funzione di complemento del testo (cfr. Serianni 1988: 68). Alcuni segni paragrafematici possono avere valori convenzionali coincidenti con altri, con cui talvolta sono sostituiti, come nel caso del capoverso, cui viene preferita la barra obliqua nelle citazioni di versi poetici qualora non sia possibile andare a capo (oppure quando si preferisce non farlo):
(3) Della scrittura Magrelli registra limiti e scacchi, quasi non fossimo noi gli autori della scrittura ma solo il suo erodibile mezzo: “Soltanto il tempo veramente scrive / usando come penna il nostro corpo”, ciò che rimane sulla pagina non è racconto vero, ma riflesso, il “commento residuo d’un poema / perennemente disperso. / Chiosa frugale” (Cecilia Bello Minciacchi, Valerio Magrelli, in Parola plurale, a cura di G. Alfano et al., Roma, Sossella, 2005, p. 270).
Nella stampa contemporanea sono sempre più diffusi ulteriori segni, che possono assumere funzioni paragrafematiche e integrative del testo e che vengono sfruttati anche per l’impatto visivo e iconico: si tratta di freccette, schemi, riquadri, elenchi puntati e simili. Caratterizzano infine la scrittura digitale (e-mail, forum, chat lines, sms, ecc.; ➔ posta elettronica, lingua della; ➔ Internet, lingua di) le icone emozionali (dette più spesso faccine o emoticons), combinazioni di più segni paragrafematici con funzione di segnalare l’atteggiamento di chi scrive o un commento emotivo. Sono prototipici in proposito i segni :-) e :-(, usati rispettivamente per indicare la disposizione positiva e negativa di chi scrive, ma anche, al pari delle altre icone emozionali, come demarcativi della fine del turno di parola (Antonelli 2008: 208-209).
Antonelli, Giuseppe (2008), Dall’Ottocento a oggi, in Mortara Garavelli 2008, pp. 178-210.
Buzzoni, Marina (2008), La punteggiatura nei testi di lingua inglese, in Mortara Garavelli 2008, pp. 441-491.
Castellani, Arrigo (1985), Problemi di lingua, di grafia, di interpunzione nell’allestimento dell’edizione critica, in La critica del testo. Problemi di metodo ed esperienze di lavoro. Atti del Convegno (Lecce, 22-26 ottobre 1984), Roma, Salerno Editrice, pp. 229-254.
Castellani, Arrigo (1995), Sulla formazione del sistema paragrafematico moderno, «Studi linguistici italiani» 21, pp. 3-47.
Corno, Dario (2008), Repertorio analitico dei segni paragrafematici e della loro storia, in Mortara Garavelli 2008, pp. 591-614.
Mortara Garavelli, Bice (2003), Prontuario di punteggiatura, Roma - Bari, Laterza (10a ed. 2007).
Mortara Garavelli, Bice (a cura di) (2008), Storia della punteggiatura in Europa, Roma - Bari, Laterza.
Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.