segreto (secreto; sacreto; sagreto: agg.)
Questo aggettivo, presente in tutte le opere dantesche meno che nelle Rime, conserva per lo più il suo schietto significato etimologico di " appartato " e qualifica quindi ciò che, in senso proprio o figurato, è " difficilmente accessibile ". Segrete cose (If III 21) è definito il mondo infernale, non tanto perché nascosto sotto terra (Scartazzini-Vandelli), quanto perché inaccessibile ai vivi (Sapegno) e lontano dalla nostra vista (Grabher); rispetto a quella che dà adito alla città di Dite, la porta dell'Inferno è men segreta (VIII 125) perché meno remota e appartata. Aula più secreta (Pd XXV 42) è la sala più interna della sede di Dio considerata una reggia; e si discute se la metafora indichi l'intero Paradiso, il cielo delle Stelle fisse, i più alti dei cieli o l'Empireo (per la questione, v. Porena e Chimenz). Analogamente, in senso figurato, è detto che lo spirito de la vita... dimora ne la secretissima camera de lo cuore (Vn II 4).
Come ha dimostrato A. Ronconi (in " Lingua Nostra " XI [1950] 84), nella descrizione del secreto calle (If X 1) collocato fra le mura della città di Dite e le arche degli eretici, l'aggettivo non vale " appartato ", ma " stretto ", " angusto ", ed è suggerito dall'espressione virgiliana " secreti celant calles " (Aen. VI 443); se ne ha un'indiretta conferma nella variante stretto calle (v. Petrocchi, ad l.), probabilmente nata da un intento esplicativo.
Può anche qualificare ciò che è difficilmente accessibile all'intelletto o alla conoscenza umana o addirittura del tutto remoto dalle possibilità intellettuali dell'uomo: secretissime cose (Cv II I 5) sono le verità rivelate; secreto ver (Pd XXVIII 136) è l'ordinamento dei cori angelici; cose sacrete (Fiore Cv 7) chiama Falsembiante le dottrine teologiche: non per nulla, la... propria ragione [della Filosofia] è nel secretissimo de la divina mente (Cv IV XXX 6), inerisce cioè alla parte " più misteriosa e inaccessibile " della sostanza divina (per l'uso dell'aggettivo, v. oltre).
In senso estensivo indica l'imperscrutabile interiorità della volontà divina: O Segnor mio, quando sarò io lieto / a veder la vendetta che, nascosa, / fa dolce l'ira tua nel tuo secreto? (Pg XX 96; qui e nel passo che segue si ha un aggettivo sostantivato, come dimostra l'uso del superlativo nel contesto analogo di Cv IV XXX 6, sopra riportato).
Pier della Vigna si vanta di essere stato l'arbitro del cuore di Federico II, tanto che dal secreto suo quasi ogn'uom tolsi (If XIII 61). La maggior parte dei commentatori spiegano: tanto da escludere quasi ogni altro " dalla sua confidenza ", ed è questa l'interpretazione più immediata e plausibile. Il Mattalia, con l'appoggio di Pd XXV 42 (l'aula più secreta), interpreta invece " la parte più ‛ segreta '... della reggia... dove sta, difficilmente accessibile, l'imperatore, e dove si prendono le supreme decisioni. In senso lato: i segreti, gli arcani del potere ".
In un solo esempio è riferito a cosa fatta di nascosto, evitando che altri ne siano a conoscenza: Fiore CLXXIII 10 Allor si 'l bascierai istrettamente, / pregandol che la cosa sia segreta.