seguace
Usato come aggettivo o come sostantivo, costruito con ‛ a ' o con ‛ di ' (o anche assoluto), in senso proprio o in contesti figurati, il termine ha in D. il significato anche oggi comune di " che segue, accompagna " qualcuno o qualche cosa.
L'immagine della signoria esercitata dal denaro su taluni che se ne fanno schiavi suggerisce a D. il paragone del servo, che è come quello ch'è seguace / ratto a segnore... / come l'avaro seguitando avere, / ch'a tutti segnoreggia (Rime CVI 64; certamente voluto l'accostamento delle due parole della stessa radice, come il passo di Cv II XIII 22 vapori seguaci de la stella di Marte riprende l'espressione del § 21 li vapori che 'l seguono: ma qui i due termini indicano una stretta fusione della stella con i vapori, che non le " tengono dietro ", ma " conseguono " alla sua natura e quindi sono tutt'uno con essa).
Nel contesto figurato l'aggettivo compare in immagini di diverso tipo, ma è sempre aderente al senso proprio. Quando, al termine del colloquio con D., Forese si allontana con gli altri golosi, gli occhi del poeta si fero a lui seguaci - e nell'espressione par di sentire il rammarico per la fine di quel colloquio - come la mente a le parole sue (Pg XXIV 101; cfr. XVIII 40 Le tue parole e 'l mio seguace ingegno, " quod sequitur te ", Benvenuto; solo qui s. ha valore attributivo). All'origine dell'ineffabilitade, cioè dell'impossibilità di adeguare l'espressione a taluni concetti, sta il fatto che la lingua non è di quello che lo 'ntelletto vede compiutamente seguace (Cv III III 15, a commento di Amor che ne la mente 7-8; Busnelli-Vandelli rimandano a Ep XIII 84), mentre il sorriso che sfugge a D. alle parole di Stazio, nonostante il tacito ammonimento di Virgilio, dipende dall'essere riso e pianto... tanto seguaci / a la passion di che ciascun si spicca, / che men seguon voler ne' più veraci (Pg XXI 106; ancora l'accostamento a ‛ seguire '). In quest'ultimo passo il ‛ tener dietro ' cui l'aggettivo allude implica anche il concetto di ‛ conseguenza ', ma altrove s. esprime un rapporto, per così dire, di subordinazione: se lo convivio del sapere risulterà meno splendido del dovuto, la colpa andrà imputata non al mio volere ma a la mia facultade... però che la mia voglia di compita... liberalitate è qui seguace (Cv I I 19).
Come sostantivo, al femminile, in If XI 110 il termine designa l'arte (nel senso di " lavoro umano " in genere) che è seguace di natura (e infatti l'arte vostra quella [la natura], quanto pote, / segue, come 'l maestro fa 'l discente, vv. 103-104). Negli altri casi, al maschile, indica coloro che ‛ seguono ' la dottrina di un maestro, come Pittagora (Cv III V 4), li eresiarche (If IX 128), Epicuro (X 14), o il peccato di qualcuno, come Simon mago (XIX 1).
Con ampio traslato questo concetto di supremazia si applica anche a un fiume, il Po, che si avvia al mare co' seguaci sui, cioè " cum aliis fluminibus in eum currentibus " (Bambaglioli, a If V 99). V. anche SEGUITATORE.