Seguaci e oppositori di Muratori
La Toscana, vivente ancora Muratori, fu la più ‘muratoriana’ delle regioni italiane, nel campo sia degli studi storici sia delle loro implicazioni politico-religiose; e se, dalla fine degli anni Trenta, fu Giovanni Lami (1697-1770) ad applicare il metodo del vignolese, una schiera di eruditi aveva accompagnato le ricerche di Muratori fin dai tempi della raccolta dei materiali per le Antichità estensi, poi per i Rerum italicarum scriptores: citiamo, nella scia del più anziano Antonio Magliabechi, Anton Francesco Marmi (1665-1736), Anton Francesco Gori (1691-1757), Alessandro Pompeo Berti (1686-1752). Un certo rilievo assunse il lucchese Giovanni Domenico Mansi (1692-1769, arcivescovo di Lucca dal 1768), il cui impegno fu decisivo per la stampa nei RIS (11° vol., 1727, coll. 1315-44) della biografia di Castruccio Castracani stesa dall’umanista Niccolò Tegrimi e conservata nell’archivio civico di Lucca. L’introduzione muratoriana al Tegrimi ricalca le notizie che gli fornì il corrispondente; altri documenti di minor estensione Mansi estrasse dall’Archivio capitolare lucchese. Il carteggio con Muratori, dopo una prima fase del 1727-28, riprese nel 1747-49, spostandosi sui temi di storia ecclesiastica e teologia che Mansi veniva trattando (dall’edizione accresciuta degli Annales ecclesiastici del Baronio, 1738-1759, alla Historia ecclesiastica di Noël Alexandre, 1749, alla Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, dal 1748), e in particolare sulle dispute con i domenicani Daniello Concina (1686-1756) e Tommaso Maria Mamachi (1713-1792), nelle quali Muratori tentò di mediare. Negli anni successivi, Mansi si fece garante dell’edizione lucchese dell’Encyclopédie (1758 e segg.), munendola di annotazioni che però, sotto il nuovo papa Clemente XIII, furono fatte sospendere in quanto non sufficientemente ortodosse.
Le opposizioni più forti a Muratori vennero dalla curia romana: dopo le battaglie ingaggiate da Giusto Fontanini (1666-1736) per la questione comacchiese e proseguite con censure agli scritti religiosi (attenuate solo durante il pontificato di Benedetto XIV), furono le opere storiche a divenire oggetto di reprimende, soprattutto per l’ostilità alle ingerenze temporali della Chiesa, comune a tutta la pubblicistica muratoriana dalle Antiquitates agli Annali. Si collegò a Fontanini il domenicano Giuseppe Agostino Orsi (1692-1761), maestro di Mamachi in S. Marco a Firenze, dal 1732 a Roma, segretario della Congregazione dell’Indice dal 1738 (infine cardinale nel 1759), pubblicando nel 1742 il trattato Dell’origine del dominio e della sovranità temporale dei romani pontefici sopra gli stati loro temporalmente soggetti, che conobbe una nuova edizione (1754) accresciuta d’alcune note, e dell’esame del diploma di Lodovico Pio a cura di un altro oppositore di Muratori, Gaetano Cenni (1698-1762), che dal 1746 aveva dedicato, sul «Giornale de’ letterati» romano, pungenti rassegne ai volumi degli Annali, e qui riprese un antico oggetto della contesa da parte filoimperiale, ribattendo le accuse di falsità mosse da Muratori e da altri. Ma lo stesso Muratori, in risposta a Cenni nella Conclusione degli Annali, citò l’opera principale di Orsi, la Storia ecclesiastica in corso di stampa a Firenze dal 1747 (il cui intento era di opporsi alla gallicana Histoire ecclésiastique di Claude Fleury), e la recensione apparsane sul «Giornale de’ letterati», per ribadire il diritto di giudicare liberamente anche gli uomini di Chiesa. Più tardi Orsi, già in prima linea nella lotta a giansenisti e gallicani, ebbe parte nella condanna all’Indice dell’Encyclopédie che coinvolse anche Mansi.