SELENIO
. Elemento chimico che ha peso atomico 79,2 e numero atomico 34. Fu scoperto nel 1817 dal Berzelius e fuda lui chiamato Selenio (dal gr. σελήνη "luna") per la sua analogia con un altro elemento ch'era stato scoperto poco prima, il tellurio (dal lat. tellus "terra"). Il suo simbolo è Se.
È un elemento abbastanza diffuso in natura. La modificazione amorfa e rossa del selenio è la sola che si trovi allo stato nativo. Questo minerale si presenta in esilissime croste di colore roseo o rosso mattone, insieme con silice amorfa, solfo e gesso, o è mescolato a ceneri, solfo e realgar nei prodotti di alcune eruzioni vesuviane. Miscele di solfo, con piccole quantità di selenio, si rinvennero anche nell'isola di Vulcano (Lipari) e nelle Hawaii; a tali miscele furono dati i nomi di solfo-selenio e vulcanite. È probabile la derivazione del selenio nativo dall'idrogeno seleniato: H2Se. Alcune soluzioni acquose di sublimazioni vesuviane diedero reazioni di seleniti, forse dovute alla presenza in esse di selenolite: SeO2. Altri minerali contenenti il selenio sono i seleniuri di piombo, rame, bismuto, argento, mercurio e tallio.
Fra essi si ricordano: la Clausthalite: PbSe, in masse granulari, simili a galena, che si trovano nel Harz (Germania) e al Cerro di Cacheuta (Argentina); la Guanajuatite: Bi2Se3, di Guanajuato (Messico), da dove proviene anche l'Aguilarite: Ag2Se; la Naumannite: (Ag2Pb)Se, del Harz e dell'Owyhee Co. (Idaho); la Berzelianite: Cu2Se e la Eucairite: Cu2Se•Ag2Se, di Skrikerum (Svezia) e del Harz; la Crookesite: (CuTlAg)2Se di Skrikerum; la Tiemannite: HgSe del Harz e di Marysvale (Utah) da dove proviene anche l'Onofrite: Hg(SeS), trovata pure a Zacatecas (Messico); l'Umangite: CuSe•Cu2Se della Sierra de Umango (Argentina). Miscela di clausthalite e umangite è la Zorgite; di clausthalite e tiemannite, la Lerbachite. Un raro seleniato di rame è la Calcomenite, trovato al Cerro di Cacheuta, nella Sierra de Umango e a Famatina (Argentina). Una parte del selenio e dei suoi composti si ricava dai seleniuri di rame, piombo e mercurio, ma la massima quantità è ottenuta dai fanghi delle camere di condensazione, nelle fabbriche di acido solforico in cui vengono impiegate piriti selenifere.
Secondo le condizioni della sua preparazione, il selenio si presenta con aspetti fisici assai diversi, dal punto di vista del colore, della forma cristallina e delle principali proprietà fisiche. Secondo Mitscherlich e A. P. Saunders, gli stati allotropici del selenio sarebbero i seguenti: 1. vetroso, di color nero (la forma commerciale comune); 2. rosso, detto "amorfo", spesso confuso col precedente (Saunders); 3. rosso, cristallizzato; 4. grigio o metallico. Inoltre, Saunders considererebbe il selenio colloidale come una varietà del selenio amorfo.
Il selenio bolle a 688°; il suo vapore è giallo e la sua densità fra 900° e 1800° (Biltz) porta a una molecola biatomica. Riscaldato in presenza di ossigeno, brucia con fiamma azzurrastra, spandendo un odore sgradevole di rafani guasti.
Il selenio metallico, scaldato per qualche tempo a 210°, presenta la notevole proprietà di possedere una resistenza elettrica che varia con l'esposizione alla luce e precisamente diminuisce con l'intensità dell'illuminazione. Eliminando l'azione della luce, dopo poco tempo, la resistenza riassume il primitivo valore. Questa proprietà trova un'applicazione pratica nella costruzione di celle che vengono utilizzate nella trasmissione di immagini a distanza. Il selenio trova largo impiego per la preparazione di vetri e smalti colorati di rosso.
Le combinazioni del selenio assomigliano a quelle dello zolfo; mentre, però, i composti idrogenati e ossigenati del primo sono più instabili di quelli corrispondenti del secondo, gli alogenuri sono più stabili.
Col cloro forma due cloruri: il protocloruro (Se2Cl2, liquido alla temp. ordinaria) e il tetracloruro (SeCl4 solido), che si ottengono, in opportune condizioni, per combinazione diretta degli elementi. L'idrogeno seleniato risulta dalla scomposizione di un seleniuro con un acido (FeSe2HCl + FeCl2 = H2Se), analogamente a quanto accade nel caso dell'idrogeno solforato. È un gas incoloro, infiammabile, anche più velenoso di H2S, di odore sgradevole, che irrita fortemente le mucose nasali. Si scioglie nell'acqua a cui impartisce una debole reazione acida; la soluz. acquosa, esposta all'aria, s'intorbida, per separazione di selenio. Dalla soluzione dei loro sali, l'idrogeno seleniato precipita, allo stato di seleniuri, i metalli pesanti, simili ai solfuri in quanto concerne la loro solubilità.
L'anidride seleniosa (SeO2) si ottiene bruciando, in presenza di ossigeno, il selenio o ossidandolo con HNO3. Sciogliendosi nell'acqua forma l'acido selenioso (H2SeO3) che, a differenza del solforoso, è noto allo stato libero, e cristallizza in grossi prismi incolori. L'acido selenioso viene ridotto facilmente a selenio elementare, mentre, al contrario di quanto accade nel caso dell'acido solforoso, si ossida difficilmente. Ossidando energicamente l'acido selenioso si ottiene l'acido selenico (H2SeO4) che, allo stato puro, costituisce un solido cristallizzato che fonde a 580. Riscaldato, si decompone per dare SeO2 e O; per ebollizione con HCl si riduce ad acido selenioso e sviluppa cloro. È un energico ossidante: la sua soluzione concentrata carbonizza le sostanze organiche. I suoi sali, i seleniati, sono isomorfi coi corrispondenti solfati. Il sale di potassio si può ottenere fondendo selenio con KNO3, quello di sodio, scaldando selenio con Na2O3. Il seleniato di bario è, come il solfato, poco solubile in acqua e occlude i sali, anche più facilmente di BaSO4. Per ebollizione con HCl, BaSeO4 si riduce a selenito ed allora esso vi si scioglie. Se in questa soluzione si fa gorgogliare SO2, precipita il selenio rosso (differenza da BaSO4).
Riconoscimento e dosaggio. - Tutti i composti del selenio, mescolati con soda e riscaldati al carbone col cannello ferruminatorio, dànno l'odore caratteristico di rafani putrefatti. Il seleniuro di sodio, che con questo trattamento si origina, dà (come nella prova dell'hepar) con una goccia di acqua sulla lamina di argento una macchia scura di Ag2Se: umettata con HCl si separa selenio e si sviluppa H2Se.
L'idrogeno solforato, produce, nelle soluzioni dei seleniti acidificate con HCl o nella soluzione acquosa di acido selenioso, un precipitato giallo citrino costituito dalla mescolanza di S e Se:
In una soluzione di seleniato potassico, l'idrogeno solforato non produce precipitato. Per ebollizione con HCl, l'acido selenico viene ridotto a selenioso e precipita un miscuglio giallo citrino di Se e S. Il solfato di rame produce a caldo, nelle soluzioni dei seleniti alcalini, un precipitato cristallino azzurro verdastro (CuSeO3 • 2H2O); non produce precipitato nella soluzione di seleniato. SnCl2, Zn, Fe, nella soluzione cloridrica di un selenito, producono un precipitato rosso di Se che, per riscaldamento, diventa nero. SO2 non riduce, invece, l'acido selenico e così pure altri riducenti, tranne l'idrazina che, a caldo, precipita tutto il selenio.
Gravimetricamente il selenio viene determinato allo stato elementare; volumetricamente (previa eliminazione del tellurio) lo si può determinare per via ossidimetrica.