SELVASECCA
Nome di un poggio declive situato a 6 km circa a SO di Blera (Lazio), la sommità del quale, segnalata dal rudere 2 di una cisterna a vòlta costruita in opus caementicium, è stata esplorata in una serie di scavi motivati dal rinvenimento nel luogo, durante lavori agricoli, di numerosi blocchi squadrati di tufo grigiastro, di pezzi di colonne doriche stuccate dello stesso tufo, e di frammenti di tegole e di terrecotte architettoniche decorate.
Gli scavi, eseguiti negli anni 1965-67, sotto la direzione del prof. A. Andrén e del dott. E. Berggren in collaborazione con la Soprintendenza alle Antichità alla scoperta, immediatamente a N della dell'Etruria meridionale, hanno portato alla scoperta, immediatamente a N della cisterna, degli avanzi di una villa rustica a pianta rettangolare, estendentesi sopra un'area di m2 1200 circa, con muri di fondazione composti di blocchi parallelepipedi di tufo marrone assestati a secco. I vani erano disposti a doppie file verso tre lati e in una singola fila verso il lato NO, ove era sistemato l'ingresso che adduceva ad un cortile centrale pavimentato con lastroni squadrati di tufo grigiastro e circondato da portici pavimentati, come pure l'ingresso, con lastroni irregolari di calcare. I tetti dei portici erano sostenuti da otto colonne, identificabili per le sottobasi conservate e per i frammenti già menzionati. La tecnica edilizia e le ceramiche trovate negli scavi indicano che la villa è stata costruita in età repubblicana, probabilmente nel sec. II a. C. La presenza della cisterna in opus caementicium e la scoperta dentro la villa di certe pareti divisorie della stessa costruzione, di alcuni frammenti di sculture marmoree, di una moneta di Antonino Pio e di altre monete del basso Impero, dimostrano che la villa è stata abitata per almeno quattro secoli.
I rinvenimenti dentro la villa non solo di numerosi frammenti di tegole provenienti probabilmente dai tetti dell'edificio stesso, ma anche di pezzi di tegole più grandi, di sime baccellate, di antefisse e di lastre ornate di terracotta - elementi, questi, che difficilmente possono aver decorato una villa rustica, e che in un primo tempo, insieme con i frammenti delle colonne, venivano interpretati come indizî dell'esistenza sul luogo dei resti di un tempio etrusco - si spiegano in una maniera nuova ed interessante dopo la scoperta, nella parte NE della villa, di tre bacini di tufo o di mattonelli, di due grandi blocchi di tufo usati forse come sottobase per un truogolo di legno, e di una matrice triplice di tufo stuccato, usata per la manifattura di tegole di tre formati diversi, e infine dopo l'altra scoperta, a 50 m circa fuori della villa verso O, dei resti di una costruzione tondeggiante fatta con rozze pietre di calcare assestate a secco, di alcuni grossissimi mattoni probabilmente provenienti da una fornace, di altri frammenti di terrecotte architettoniche ornate e di alcuni pezzi di matrici fittili usate per la manifattura di antefisse e di altre membrature architettoniche decorate di terracotta.
Sono stati ritrovati dunque a S., per la prima volta in Etruria, avanzi di uno stabilimento per la produzione di terrecotte architettoniche templari, il quale, a giudicare da un frammento di tegola arcaica, è sorto in quel luogo, già nel tardo sec. VI a. C., probabilmente per il facile rifornimento d'argilla e di legna, e ha continuato poi la sua produzione, come dimostra la diversità dei frammenti ritrovati, fino al sec. I a. C. Alcuni frammenti di tegole, uno con la lettera etrusca ???SIM-73???, altri con le lettere latine C•L•, entrambe ottenute con la pressione di un dito nell'argilla umida, ci dànno senza dubbio l'iniziale del nome gentilizio dei padroni-amministratori della villa e dell'industria esercitata in essa. È probabile che essi appartenessero alla grande famiglia etrusco-romana dei Lecne-Licinii che aveva tra i suoi membri, intorno al 200 a. C., un Licinius Imbrex (Gell., xiii, 23, 16) e un P. Licinius Tegula (Liv., xxxi, 12, 10), i quali debbono avere ereditato i loro cognomina da antenati produttori di terrecotte architettoniche.
Bibl.: A. Andrén, Blera (Località Selvasecca). Villa rustica etrusco-romana con manifattura di terrecotte architettoniche templari, in Not. Scavi, 1969, pp. 59-71. Per l'onomastica: W. Schulze, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, Berlino 1904, p. 108, nota 3; Seeck, in Pauly-Wissowa, XIII, 1926, c. 214, s. v. Lecne-Licinius.