SEMANG
. Nome collettivo usato nella letteratura etnologica per designare un gruppo di tribù dell'interno della penisola di Malacca caratterizzate da un tipo razziale negritoide (capelli crespi o cresputi, pelle scura). La regione occupata è la foresta interna centro-settentrionale della penisola, estendendosi fino in territorio siamese coi Tongà o Mos, ma soprattutto nei distretti di Kedah, Perak e Kelantan (Kensiu, Kenta, Jahai, Menri), nonché, con piccoli gruppi isolati (Nong, Kleb, Temò), nella parte meridionale del Pahang. Ma in questo vasto territorio i gruppi Semang non contano in tutto più di 2000 persone (P. Schebesta). Sono i veri primitivi della penisola, raccoglitori e cacciatori nomadi, armati di cerbottana e di un grande arco con corda vegetale e frecce impennate. Le frecce per le due armi sono avvelenate con l'ipoh ricavato dalla linfa di un albero (upas, Antiaris toxicaria), che uccide con impressionante rapidità la cacciagione, rappresentata da cinghiali, scoiattoli, uccelli, scimmie, ecc. L'elefante e i grossi carnivori sono invece temuti ed evitati. L'abitazione è una specie di capanna ad alveare di tipo molto primitivo, perché costruita semplicemente con foglie di palma piantate a cerchio nel suolo e riunite all'altra estremità; la larghezza e l'altezza superano raramente un metro tronchi di bambù servono da turcasso e da recipienti per l'acqua o altri oggetti e anche per cuocervi gli alimenti. Unico animale domestico è il cane. La raccolta è fatta specialmente dalle donne e utilizza una gran quantità di frutti, bacche e radici, alcune delle quali contengono sostanze venefiche che vengono eliminate con lavaggi e lunghe manipolazioni.
Una cintura di fibre vegetali e un grembiuletto di scorza costituiscono l'abbigliamento: fiori e foglie, collane e braccialetti di fibre sono gli ornamenti. Il tatuaggio è ignoto. Nella vita sociale e spirituale troviamo la monogamia, il patriarcato, la mancanza di regole esogamiche e di organizzazione tribale, un'indole mite e bonaria e una notevole rettitudine morale. Mancano cerimonie di iniziazione e forme esterne di culto; anche l'animismo e le idee demonistiche sembrano esistere soltanto con deboli tracce. I defunti sono abbandonati nel luogo in cui sono morti, talvolta ricoperti da un lieve strato di terra e il luogo è poi abbandonato (G. B. Cerruti).
Antropologia. - La fonte più ricca di dati e più recente sull'antropologia dei Semang è il lavoro di P. Schebesta e V. Lebzelter del 1928. In esso sono studiati 107 maschi e 64 femmine, appartenenti a tribù diverse. I lavori degli autori precedenti possono essere trascurati, presentando essi un piccolo numero di casi. Il colorito della pelle dei Semang è bruno scuro (come nei Negri Bantu, meno scuro che nei Negri Sudanesi). Il capello è o fortemente crespo o arricciato a spirale, di colore nero. Pelosità scarsa, anche alle ascelle e al pube. L'occhio è rotondo, l'iride scura ha spesso una sfumatura in rosso. La statura media è nei maschi di 152 cm., nelle femmine 142. I Semang non si possono perciò dire Pigmei, ma al più Pigmoidi, essendo la statura superiore nei maschi a 150. La grande apertura delle braccia, presa soltanto in alcuni gruppi tribali, ha, in rapporto alla statura, un indice medio di 100,7 in 10 maschi Sabubn, di 104 in 12 maschi Menri Binar. La circonferenza toracica in 10 maschi Menri era di cm. 80,2. L'indice cefalico orizzontale medio è, per i Semang maschi, 79 e 79,3 per le femmine, ma vi sono oscillazioni che salgono fino a 3 unità fra i diversi gruppi tribali. La differenza però è più dovuta alla larghezza che alla lunghezza della testa. Riguardo la forma della fronte, prevalgono i tipi a fronte leggermente sfuggente, verticale o verticale con bozze frontali marcate. Occasionalmente si ha fronte australoide, cioè assai sfuggente e ad areate sopraorbitarie forti. Anche la larghezza minima della fronte è variabile, nelle medie di gruppi tribali, fra 102 e 104,6 nei maschi. Il diametro bizigomatico varia anche sensibilmente fra i diversi gruppi da 130,3 a 135, prevalendo nel complesso del gruppo totale le facce strette. L'altezza morfologica media della faccia varia ancora fra 113 e 107 cm.; ma, cosa da notare bene, è più forte nel gruppo (Jahai) ove è la larghezza più debole, che nell'altro (Kensiu) ove la larghezza è più forte. L'altezza morfologica della faccia superiore stacca ancora di più i due gruppi soprannominati, che, per l'indice facciale morfologico totale, presentano rispettivamente i valori 85,5 e 79,3 e per il superiore 50 e 44, sempre beninteso per i maschi. L'altezza nasale è perfino cm. o,5 più forte nei Jahai, in confronto dei Kensiu, mentre la larghezza non presenta differenze proporzionali, in guisa che nei primi si ha tendenza a forme leptoriniche. I due autori concludono alla esistenza nei Semang di due tipi, che appunto chiamano tipo Jahai e tipo Kensiu. Al Sera le differenze appaiono troppo forti per non scindere il gruppo dei Semang in due vere e proprie componenti, assai distinte l'una dall'altra. Gli autori, inoltre, trovano un altro tipo che chiamano australoide e che non sarebbe rivelato dalle misure, ma piuttosto dalle fotografie, tipo che apparirebbe però, anche al difuori dei Semang, in altri gruppi etnici della penisola di Malacca. Un altro tipo (Menri) non pare loro ancora bene assicurato.
Bibl.: Skeat e Blagden, Pagan races of the Malay Peninsula, Londra 1906; R. Martin, Die Inlandstämme der malayischen Halbinsel, Jena 1905; G. B. Cerruti, Nel paese dei veleni, Firenze 1931 (ristampa); P. Schebesta, Bei den Urwaldzwergen von Malaya, Lipsia 1927; id. e V. Lebzelter, Anthrop. measurements in Semangs and Sakais in Malaya, in Anthropologie, VI, Praga 1928.