semplice (simplice)
Oltre che in Vn III 15, ricorre soltanto nel Convivio e nella Commedia (ma nell'Inferno non è mai presente).
Quale vocabolo del linguaggio dottrinario, è attributo proprio di ciò che esiste in un unico modo e che è privo di parti, e traduce quindi il greco ἁπλοῦς (lat. simplex) nell'accezione secondo la quale questa voce è usata da Aristotele (cfr. Met. V 5,1015b 12).
Simplicissima substantiarum (Ve I XVI 5) è Dio, identico solo e sempre a sé stesso, ad altro non rapportabile e reducibile e perciò non suscettibile di mutamento o di alterazione. A sottolineare quest'assoluta unità e indifferenza dell'essenza divina, vale il costante uso dell'aggettivo in grado superlativo allorquando è riferito a Dio o a uno dei suoi attributi: Cv III II 4 la... prima cagione, la quale è Iddio... è semplicissima; VII 5 la prima simplicissima e nobilissima vertude, che sola è intellettuale, cioè Dio, la cui bontade si muove da simplicissimo principio (§ 2). Allo stesso ambito dottrinario si collega l'esempio di Pd XXXIII 109: in Dio, che tal è sempre qual s'era davante (v. 111), non è più ch'un semplice sembiante: in lui c'è " un solo e unico " modo di apparire.
Semplicissimo, e cioè " assolutamente uniforme " in quanto ogni sua parte è indistinta dalle altre, è anche il Primo Mobile (Cv II III 5), proprio perché esso prende... vivere e potenza (Pd XXX 108) direttamente dal primo motore, cioè Dio, la cui volontà essendo immutabile, dev'essere ‛ immutabile ' anche l'oggetto della sua creazione immediata (sulla base del principio neoplatonico per cui " Quod a Deo invariabili nihil variabile immediate progredi poterat ", De Errore philosophorum, ediz. P. Mandonnet, p. 11; cfr. anche Pd XXVII 106 ss.).
D. ritiene che nell'uomo ci sia una sola anima, ma dotata di molteplici potenze. Con riferimento indiretto a questa dottrina, s. ricorre due volte: in Cv IV XIX 6 a proposito dell'anima nobile, le cui nature e... potenze... [sono] in una sotto una semplice sustanza comprese e adunate, cioè " riunite insieme sotto l'unica e semplice anima razionale informante il corpo " (Busnelli); in XXIX 8, dove alcuno tutto che ha una essenza simplice con le sue parti, sì come in uno uomo è una essenza di tutto e di ciascuna parte sua, è contrapposto a un altro tutto... che non ha essenza comune con le parti, sì come una massa di grano (§ 9); com'è noto, questa distinzione consente a D. di dimostrare che, pur essendo vero che le progenie non hanno anima, esse tuttavia sono formate di tanti individui dotati di anima, e le progenie saranno nobili se gl'individui che le formano sono per la maggior parte nobili.
Corpora simplici (Cv III III 2) sono detti i primi elementi: terra, fuoco, aria, acqua, in quanto elementi non più resolubili in altri di diversa natura. Anche in questo caso, l'uso dell'aggettivo è consono alla dottrina aristotelica, e più esattamente alla definizione di elemento data in Metaph. V 3, 1014a 25 ss. " Elementum dicitur ex quo aliquid componitur primo inexistente indivisibili specie in aliam speciem ". E così' ai § 5 e 6 (v. anche CORPO SEMPLICE; elemento).
In tutti gli altri esempi s. compare in senso estensivo. Ha il significato di " non tortuoso ", " rettilineo ", ma con valore figurato, in Cv IV XXIV 8 l'anima nobilitata ordinatamente procede per una semplice via, usando li suoi atti ne li loro tempi ed etadi. E così in XXVII 2 certo corso ha la nostra buona etade, e una via semplice è quella de la nostra buona natura, che rielabora Cic. Senect. X 33 " cursus est certus aetatis et una via naturae, eaque simplex ".
Riferito a persona, può esprimere schiettezza, lealtà, rettitudine morale, ha cioè il senso buono che ha simple in francese; quest'accezione è in modo esplicito sottolineata in Pg XVI 126 Guido da Castel, che mei si noma, / francescamente, il semplice Lombardo, per l'accostamento con lombardo, di frequente usato nel francese del tempo con il valore di " avido ", " astuto ": " dir semplice un italiano era eccettuarlo dalla regola, essendo allora tutti, come dediti al mercantare, tenuti in Francia per uomini doppi " (Andreoli).
A modestia di comportamento s. allude, secondo gli antichi commentatori, anche in Pg VII 130 il re de la semplice vita / ... Arrigo d'Inghilterra; in realtà, non sembra che D. fosse molto informato sul conto di quel sovrano, da G. Villani definito come " semplice uomo e di buona fè e di poco valore " (V 4); gl'interpreti moderni si orientano per lo più ad attribuire a s. il valore di " sciocco ", " imbelle ", sia perché Enrico II è accusato di viltà da Sordello nel suo Compianto (vv. 17-20), sia perché una manifestazione esteriore di questa mancanza di valore potrebbe esser veduta nel fatto che D. lo immagina seder là solo, separato dagli altri principi negligenti.
" Indotto " o simili s. vale con certezza in Vn III 15 Lo verace giudicio di detto sogno non fue veduto allora per alcuno, ma ora è manifestissimo a li più semplici. Un'accezione non diversa, anche se priva di qualsiasi connotazione dispregiativa, ha la qualificazione di semplicetta attribuita all'anima appena creata (Pg XVI 88): " ignara di tutto ", proprio per non essere esperta né dottrinata (Cv IV XII 16).
Semplici e quete, cioè " innocentemente timide e pavide " (Casini-Barbi), meglio che " scioccherelle " (Porena), sono le pecorelle della celebre similitudine di Pg III 84; ma solo " stolto " (Buti) è l'agnel che lascia il latte / de la sua madre, e semplice e lascivo / seco medesmo a suo piacer combatte (Pd V 83), " et sic cadit in os lupi ", come conclude Benvenuto.
Corrisponde alla locuzione " null'altro che... ", in Pd XXXIII 90 sustanze e accidenti e lor costume / quasi conflati insieme, per tal modo / che ciò ch'i' dico è un semplice lume.