Sempreverdi alla ribalta, dai Pink Floyd a Vecchioni
La scena musicale che in Italia si offre agli osservatori, dai consumatori più attenti ai semplici curiosi, riproduce in parte vizi e virtù di un paese sempre sospeso tra conservazione e desiderio di novità, tra il piacere contemplativo delle sue tradizioni e una sana spinta verso il futuro.
In questo senso possiamo individuare due aree contigue ma distinte, su cui riflettere circa l’andamento del gusto e del mercato in campo pop-rock. Prendiamo come primo esempio il Festival di Sanremo, la massima istituzione per popolarità, interessi, attenzioni mediatiche e meri numeri, e coinvolgimento di un pubblico che più variegato non si potrebbe. Giunto alla sessantunesima edizione, l’appuntamento con la rassegna ha risentito del clima che soprattutto in quei giorni percorreva l’Italia per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità: e dunque non sono mancati i richiami alla storia, al sentimento nazionale, a un radicamento culturale che ha finito per influenzare l’andamento della gara e la classifica finale.
A questo proposito è significativo annotare come le votazioni abbiano premiato personaggi consolidati, in controtendenza con gli esiti dei due anni precedenti, che avevano visto svettare giovani artisti come Marco Carta e Valerio Scanu, usciti dalle incubatrici dei talent show. Stavolta la vittoria è toccata a un veterano che con il mondo e le regole di programmi televisivi come ‘Amici’ o ‘X factor’ aveva poco da spartire: primo posto, infatti, a Roberto Vecchioni, ‘il professore’, così soprannominato per la lunga carriera di insegnante liceale, e ora docente universitario. La sua ballata Chiamami ancora amore, fervida, sanguigna, soprattutto pregna di sentimenti civili e sociali intergenerazionali, condivisibili da più prospettive, ha convinto tutti, per un’affermazione che nessun sondaggio o esperto aveva previsto. Al ritorno dopo 38 anni di assenza, Vecchioni ha colto nel festival un’occasione irripetibile per un rilancio artistico e umano che lo ha condotto a numerose iniziative, tra cui il concertone milanese di metà maggio, in piazza Duomo, per il candidato sindaco Giuliano Pisapia. A parziale conferma che il nostro è, spesso e volentieri, ancora un paese per vecchi, alcuni critici segnalano, appena dopo la coppia di emergenti Emma e Modà, il piazzamento al terzo posto dell’eterno Al Bano. Tutti d’accordo, infine, nel sottolineare come Sanremo, grazie alla conduzione e direzione di Gianni Morandi, abbia per una volta favorito la canzone d’autore, con applausi e consensi toccati ad altri esponenti di qualità: Van De Sfroos, La Crus, Madonia-Battiato, con un parco-canzoni quest’anno in netto vantaggio sull’offerta più frivola e commerciale. Un dato significativo: quando crollano le vendite di dischi e la gente tende a disertare i negozi, funzionano meglio gli estremi, con i beniamini dei giovanissimi o gli interpreti più affidabili, consolidati e storicizzati. L’altro elemento interessante per fotografare l’annata musicale resta la condizione della dimensione ‘live’, che meno risente della crisi e continua a richiamare moltissimo pubblico, nonostante i prezzi alti e contenitori, come palazzi dello sport e stadi, spesso disagevoli e dalla acustica punitiva.
Eppure si accorre volentieri a show che per potenza, invenzioni e spettacolarità, unite alla bontà degli interpreti e dei materiali, risultano irrinunciabili: e soprattutto senza paragoni nella fruizione in DVD.
È il caso del tour di The wall che Roger Waters, fondatore e mente dei Pink Floyd, ha portato a Milano in aprile e poi replicato a luglio, per un totale di sei date sold-out, circa settantamila paganti e relativi record d’incasso: un autentico luna-park tra rock e nostalgia (lo storico concept-album è del 1979), con scenografie, effetti speciali, il concorso di soluzioni visuali assolutamente impareggiabili che ha di fatto acuito il rimpianto per una band silente da troppo tempo.
Un segnale che l’artista inglese deve aver colto, se è vero che il 12 maggio, nella data londinese, ha invitato a partecipare al suo fianco i due superstiti dei Pink Floyd: il nemico-rivale David Gilmour, chitarra, e Nick Mason, batteria. Gli inconsolabili fan di tutto il mondo prendano nota: un seme è lanciato, il mito potrebbe ancora rivivere.
Premio musicale
Sulla rivista statunitense Billboard viene pubblicato Billboard 200, cioè la classifica settimanale dei 200 nuovi album discografici ed EP più venduti negli Stati Uniti, sia al dettaglio sia su Internet. Alla fine dell’anno Billboard 200 indica il disco singolo più venduto. Organizzato dalla stessa rivista è il Billboard Music Award. Artista dell’anno 2010 è stata Lady Gaga.
Classifiche 2010
A scorrere la classifica annuale FIMI-GfK (Federazione industria musicale italiana), relativa ai 100 artisti che hanno venduto nel 2010 (dal 28 dicembre 2009 al 26 dicembre 2010), colpisce la nutrita presenza, tra le prime 10 posizioni, di cantanti italiani, che sono ben 9, con Lady Gaga a rappresentare i musicisti stranieri.
Al primo posto dei titoli italiani più venduti si colloca Ligabue, con Arrivederci, mostro! (Warner Bros), seguito da Emma, con Oltre (Universal) e, al terzo posto, da Biagio Antonacci, con Inaspettata (Iris). Poi, nell’ordine, Pierdavide Carone (Una canzone pop, Columbia), Alessandra Amoroso (Il mondo in un secondo, Epic), Zucchero (Chocabeck, Universal), Negramaro (Casa 69, Sugar), Lady Gaga (The fame monster, Interscope), Marco Mengoni (Re matto, RCA) e Vasco Rossi (Tracks2, Capitol).
Altro dato significativo è quello relativo alla posizione che occupano in questa classifica gli artisti che si sono affermati nei talent show televisivi. A conferma del ruolo assunto da questi nuovi format nella promozione musicale.
La musica digitale
Stando al Digital Music Report 2011 della IFPI (la Federazione dell’industria fonografica internazionale), il mercato della musica digitale continua a crescere, nonostante la pirateria non cessi di rappresentare un problema, tanto da occupare ancora saldamente la seconda posizione, dietro ai giochi, nel più generale mercato dell’entertainment digitale, di cui ha rappresentato nel 2010 il 29%, a fronte del 25% del 2009. All’avanguardia, in questa nuova tendenza della distribuzione, sono gli Stati Uniti, dove i ricavi generati dai canali digitali hanno ormai quasi raggiunto il 50% del fatturato complessivo delle case discografiche, sebbene ciò sia anche dovuto al drastico calo delle vendite di CD registrato negli anni scorsi. Parzialmente diversa è la situazione europea, dove il supporto fisico conserva il suo primato, sebbene si assista a un aumento delle vendite attraverso canali digitali, i quali però non superano il 20% del fatturato musicale complessivo. Per quanto riguarda l’Italia, i 22,5 milioni di euro di fatturato del 2010 rappresentano il 16% circa dell’intero mercato discografico, con una crescita ridotta rispetto al 2009 (quando era il 15%), anno in cui vi era stato però un notevole balzo in avanti (rispetto al 9% del 2008).
Pink Floyd, un classico del rock
Negli anni Sessanta del secolo scorso, mentre la scena musicale inglese sembrava divisa tra Beatles e Rolling Stones, si affermò una band destinata ad avere non meno influenza e successo: i Pink Floyd. La storia di questa formazione (che originariamente si considerava una blues band) inizia intorno alla metà di quel decennio cruciale per la musica pop-rock, dall’incontro tra Syd Barrett, nome d’arte di Roger Keith Barrett (1946-2006), Roger Waters (n. Great Bookham, 1944), Nick Mason (n. Birmingham, 1945) e Rick Wright (1945-2008). Il gruppo si fece subito notare per la sua maniera di interpretare la nuova tendenza del rock di quel periodo, la psichedelia; i primi album, da The Piper at the gates of dawn (1967) a Ummagumma (1969), sono tuttora considerati pietre miliari di questo sottogenere musicale che sarebbe tramontato assieme al movimento del flower power. Nel frattempo, con l’arrivo del chitarrista David Gilmour (n. Cambridge, 1946) e l’abbandono della scena di Syd Barrett (che subiva le conseguenze delle continue esperienze lisergiche), iniziava una nuova fase, caratterizzata dal recupero dei moduli classici del blues rock, sia pure in una linea originale, sempre aperta alla sperimentazione sonora. E i risultati non tardarono ad arrivare, soprattutto nei primi anni Settanta, con alcuni dischi di grande successo mondiale: The dark side of the moon (1973) e Wish you were here (1975) sopra tutti. Dopo un periodo di pausa creativa, la band ritornò al successo con The wall (1979), un disco doppio che fu felicemente supportato da un grande show dal vivo e dal film omonimo, diretto da Alan Parker (1982), ma in cui la figura (e la biografia) di Waters prendeva decisamente il sopravvento. Al vertice del successo, iniziava la (lunga) parabola declinante del gruppo, ormai ridotto a un solo componente.
Curiosità
Il nome Pink Floyd, che è stato coniato da Syd Barrett, deriva da quelli di due bluesmen statunitensi, Pink Anderson (1900-1974) e Floyd Council (1911-1976).