SENATO (Σύγαλητος, Senatus)
Personificazione del S. romano che assume due diversi aspetti nel mondo occidentale e in quello orientale, dovuti al genere della parola, maschile nell'uno, femminile nell'altro, non senza alcune contaminazioni e interferenze.
1. - Raffigurazioni del Senato romano. - a) Il tipo più comune per il S. (gr. Sỳnkietos) nella monetazione imperiale greca che va dall'età augustea a Gallieno, consiste in un busto di un giovane con le spalle drappeggiate e il capo cinto da corona di alloro o da diadema. In poche emissioni si incontra un busto femminile col capo spesso velato; in due emissioni, le uniche in argento, la Synkletos è rappresentata da un barbato con testa velata. Confronti iconografici consentono di riconoscere in taluni tipi di Synkletos l'effigie di imperatori o di imperatrici. Inoltre tre emissioni presentano il busto della Synkletos affrontato a quello di Livia, una a quello di Galba e cinque a quello della dea Roma. Unici sono i tipi di Synkletos rappresentata da una testa femminile turrita o velata e turrita; da una figura femminile seduta con lituo nella destra e scettro nella sinistra; da una figura velata e togata seduta sulla sella curule con un volumen nella destra e la sinistra appoggiata allo scettro; da Zeus seduto, recante in mano la patera; da Afrodite Lamia seduta con patera nella destra.
Tanto il tipo di Synkletos giovanile, che è più frequente, quanto quello barbato si possono confondere con alcuni tipi del Demos locale, generalmente rappresentato dal busto di un giovane dalle spalle nude, con o senza diadema, ma molto spesso anche drappeggiato e barbato. Lo stesso si dica del tipo di Synkletos femminile e velata, che corrisponde al tipo della Boulè (v. oltre). Il tipo di Synkletos turrita poi si può ricollegare alle personificazioni delle città ed alle rappresentazioni delle Tỳchai cittadine e della dea Roma, ben note, sia le une che le altre, anche attraverso monumenti che non siano le monete. Infine identità o strette somiglianze iconografiche, oltre che fra Synkletos ed effigi imperiali, si possono facilmente riconoscere, differenze di acconciatura a parte, anche fra tipi della Synkletos e del Demos, della Synkletos e della dea Roma. Si deve perciò convenire che non esistette né un tipo di Synkletos fisso, né definito, né contraddistinto da attributi e caratteristiche proprî, tali da renderlo riconoscibile anche in mancanza della leggenda.
Le teste giovanili in cui è normalmente idealizzata la Synkletos, rivelano, sia nei lineamenti che nell'acconciatura, l'influsso della ritrattistica ellenistica e romana: alcune sono raffigurazioni di tipo apollineo, altre presentano tratti proprî della ritrattistica orientale, altre infine mostrano caratteristiche del ritratto realistico romano. L'influsso di tipi monetali ellenistici traspare evidentissimo nella rappresentazione della Synkletos, ispirata allo Zeus del rovescio dei tetradracmi di Alessandro Magno e dei suoi successori (identico è anche l'andamento verticale della leggenda), che si incontra su una moneta di Alabanda. Le somiglianze tra Synkletos ed effigi imperiali e l'influsso della ritrattistica romana in generale, si spiegano facilmente per la ragione che le stesse zecche che emisero monete con tipo della Synkletos, coniarono pure monete recanti le effigi degli imperatori e dei membri delle loro famiglie. Ma, salvo per le due emissioni con tipo barbato, nessun elemento tipologico mostra di avere in comune la rappresentazione della Synkletos sulle monete imperiali greche né con quella del Genio del Senato sulle monete imperiali romane e sui rilievi monumentali, né con la descrizione di Cassio Dione (v. oltre).
Dal punto di vista artistico, le monete con tipo della Synkletos, pur tenendo conto del loro stato di conservazione non sempre buono, sono, come è caratteristico di tutta la monetazione imperiale greca in bronzo, espressione di un'arte retrograda, ben lontana dalla perfezione, se non dalla potenza espressiva, delle monete dell'età greca ed ellenistica.
b) Cassio Dione (lxviii, 5, i Boiss.) descrive il Genio del S. romano come sarebbe apparso in sogno a Traiano: un vecchio in tunica e toga orlata di porpora, recante una corona sul capo e l'anello al dito. Questa è la canonica personificazione che, costantemente come figura stante, appare nei monumenti dell'area occidentale. Nell'arte monumentale le prime raffigurazioni sono di età flavia.
Nella monetazione imperiale romana esso compare come figura barbata nell'atto di incoronare l'imperatore (sesterzi di Galba e di Vespasiano), di reggere con l'imperatore o di presentargli un globo (sesterzi di Nerva e Traiano), di sacrificare, con scettro, al Genio del Popolo Romano (aureo di Traiano), con Roma stante fra imperatore e S. (sesterzio di Adriano), nell'atto di stringere la mano all'imperatore (monete di Commodo).
Nel rilievo storico il Genio del S. romano suole essere identificato: nella figura togata acefala a destra oppure a sinistra e davanti a Roma nel rilievo del trionfo con quadriga dell'Arco di Tito; nella figura con tunica, toga, folta barba, baffi e corona di riccioli uscenti da una benda legata attorno al capo, del fregio B, e nella figura simile, con calcei senatorî, del fregio A dei rilievi del Palazzo della Cancelleria; nella figura togata che sta di fronte al Genio del Popolo romano nel rilievo in basso del pilone di sinistra, e nella figura togata di fronte all'imperatore nel rilievo del fornice dell'Arco di Traiano a Benevento; nella figura togata accanto al Genio del Popolo romano e tra Roma e l'imperatore nel rilievo dell'adventus di Adriano nel Museo dei Conservatori; nella figura barbata sul suggesto dietro all'imperatore Adriano nel rilievo del medesimo museo con scena di adiocutio; nella figura togata con scettro della base di Antonino Pio di Villa Doria-Pamphili; nella figura togata che sta dietro M. Aurelio nel rilievo con scena di profectio sull'Arco di Costantino; nella figura togata dietro M. Aurelio in un rilievo con scena di sacrificio nel Museo dei Conservatori, nella figura togata davanti all'imperatore con testa di L. Vero in un rilievo Torlonia; nella figura togata che corona l'imperatore sulla base dei Tetrarchi nel Foro Romano; nella figura togata che accompagna un senatore, su un sarcofago costantiniano di Villa Savoia.
2. - Terminologia. - Ricorrono nelle lingue classiche i seguenti termini:
a) per il Consiglio di anziani o S. di città greche: γερουσία, forse già in età micenea, certamente nell'età monarchica, presso i governi a regime aristocratico e ancora a Sparta e a Cirene (ma in età ellenistica e romana la γερουσία o ιἑρὰ γερουσία a Efeso, Atene, Hyettus, Philippopolis e in parecchie città dell'Asia Minore sembra essere stata una corporazione svolgente funzioni di politica religiosa analoghe a quelle del collegio degli Augustales in Occidente: come tale, essa esula quindi dall'ambito della presente voce; per altro v. gerusia, da rettificare e integrare di conseguenza); ma, per lo più, βουλή (v.);
b) per il S. romano: senatus e σύγκλητος (sott. βουλή): quest'ultimo termine ricorre quasi esclusivo nelle epigrafi e nelle leggende delle monete e spesso negli scrittori greci, i quali tuttavia usano anche βουλή, γερουσία e συνέδριον;
c) per il S. bizantino; σύγκλητος, salvo rare eccezioni dovute a reminiscenze classiche;
d) per il senato di colonie, municipî e città libere e peregrine dell'Impero Romano: ordo per lo più, ma anche senatus, e βουλή (v.), ma anche σύγκλητος ἔσκλητος, πρόσλητος, (sott. βουλή), limitatamente a Melita, Agrigentum, Siracusae, Rhegium, Velia, Neapolis.
Divinizzazione, consacrazione, genius. Il S. romano (σύγλητος) è chiamato divino (ϑεός, raramente ϑέα e rarissimamente ϑειοτάτη) e sacro (ἱερά, meno frequentemente ἱερωτάτη; sacra e sacer in due emissioni della colonia di Mallus) nelle leggende della monetazione imperiale greca e nelle epigrafi dell'Asia Minore, della Tracia e Mesia Inferiore sotto influsso dell'ambiente microasiatico, così come ivi furono ritenuti sacri il Demos delle città, la loro Boulé e Gerousia nonché la città stessa. La divinizzazione del S. romano sembra aver avuto origine nella provincia dell'Asia nel corso del II sec. a. C. Templi ed altari furono dedicati al S., in unione con l'imperatore, con la dea Roma e col Popolo Romano: v. Tacito, Ann., iv, 37; iv, 55 s.; vi, 15, per i templi di Smirne e di Pergamo (cfr. la leggenda sulla moneta di Smirne); un tempio a Dareioucomae presso Magnesia; altari dedicati, tra l'altro, al S. in Roma (212-217 d. C.) e in Narbo (ii d. C.). Il S. romano ebbe anche sacerdoti ed immagini di culto nel mondo greco orientale; sacerdoti della Synkletos (talvolta e contemporaneamente anche degli Augusti, della dea Roma e del Demos) a Eleusi, a Dorylaeum, a Efeso e a Tralles; dall'epigrafe Forsch. in Ephesos, ii, p. 127, 27, 11.16o ss., si ha notizia che tra i doni lasciati da G. Vibio Salutare agli Efesî nel 104 d. C. figurava anche una statuetta argentea della Synkletos.
In Occidente il S. romano è chiamato sanctus o sanctissimus in poeti e scrittori di età repubblicana e augustea, mentre in età imperiale sono chiamati ἱερά e ἱερωτάτη la Boulè di città greche e sanctus o sanctissimus il S. di alcune città italiane e provinciali occidentali (epiteti che vanno sempre più svuotandosi di contenuto). Inoltre in Occidente la venerazione è rivolta al Genius del S., sia romano che locale, secondo una concezione fondamentalmente diversa dalle manifestazioni orientali di divinizzazione diretta, dianzi accennate (cfr. le dediche al Genius senatus o Genius ordinis o Genius curiae). Di conseguenza si può ritenere che la personificazione del S. romano e della Boulè in area orientale fosse immediata, mentre in area occidentale si dovrà più propriamente parlare di raffigurazioni del Genio del S. romano e del S. locale.
3. - Raffigurazioni del S. e del Genius del S. di altre città. - La Boulè ateniese è rappresentata come figura femminile stante in un rilievo della prima metà del IV sec. a. C. che reca sulla cornice e al disopra della figura l'iscrizione βουλή; come figura stante nell'atto di incoronare un cittadino insieme al Demos in una stele; e forse anche in un rilievo ateniese del tardo V sec. a. C.
A cominciare almeno dall'età claudia e fino a Gallieno la rappresentazione della Boulè ricorre frequentemente sulle monete della serie imperiale greca coniate da città della Frigia, della Lidia, della Caria, da Tarso in Cilicia, da Sagalasso in Pisidia, nelle isole di Coo e Milo, da Antiochia di Siria (?), probabilmente da Seleucia sul Tigri, ecc. Il tipo più diffuso consiste nel busto femminile velato e drappeggiato, talvolta con diadema o corona di alloro o kàlathos o corona turrita (sul tipo della Tyche cittadina) o con capelli legati da una benda. Rari sono invece i tipi con busto della Boulè affrontato a quello del Demos (Laodicea di Frigia, Attuda di Caria); con figura della Boulè in chitone e con la mano destra alzata, seduta su una sedia dallo schienale a forma di testa di cigno (Seleucia sul Tigri?); con figura della Boulè (?) seduta, in chitone e peplo, nell'atto di lasciar cadere ciottoli in una urna votiva (Tarso di Cilicia, Antiochia di Siria); con figura della Boulè stante in chitone e peplo ed affrontata alla Gerusia (Tiberiopolis in Frigia), al Demos (Sagalasso in Pisidia), alla Nemesi (Sardi).
L'esistenza di statue della Boulè è attestata da epigrafi a Hephaistia di Lemno, a Prusias ad Hypium in Bitinia, a Balbura in Pisidia, a Efeso, ecc.; ma, in mancanza di caratteristiche iconografiche e di attributi specifici, sarebbe impossibile identificarle, quand'anche ci fossero pervenute.
Nell'area occidentale rappresentazioni del Genio del S. di città sono state indicate: nel vecchio con spessa capigliatura ed abbondante barba, recante un volumen, nella scena di sacrificio per la profectio offerto dall'imperatore insieme all'ordo e al populus, che sta in un pannello del passaggio sotto l'Arco di Traiano a Benevento, e nella figura togata con corona turrita sul capo (come la Tyche cittadina), che solleva sull'asta una corona (l'aurum coronarium), nel rilievo dell'adventus di Traiano che sta sulla facciata del medesimo arco; nella figura barbata e togata, recante forse un volumen, in un rilievo dell'arco severiano di Leptis Magna, e nella figura simile che appare in un rilievo severiano del teatro di Sabratha; e ancora in figure simili di un rilievo di Verceil, di un cippo di Nescania (Baetica), di un rilievo di Emerita (Lusitania) ed in un altro di Rusicade (Numidia).
Infine si sa dell'esistenza di statue del Genio del S. o della Curia di città da epigrafi (a meno che per curia sia da intendere quella ripartizione della cittadinanza altrove ed altrimenti detta tribus) (v. prima). Un Genius curiae o, piuttosto, Genius ordinis è stato ravvisato in una statua di togato da Thugga (Africa Proconsolare), che ha per volto il ritratto forse del donatore, una corona turrita sul capo, la nuca coperta da un lembo di vestito ed una capsa ai piedi: sembra essere databile in età tetrarchica.
Monumenti considerati. -1. - Raffigurazioni del S. romano: G. Forni, art. cit. in bibl., p. 83 ss. Sesterzi di Galba e Vespasiano: 11. Mattingly, Coins of the Roman Empire, i, p. 359, 260 a; ii, p. 113. Sesterzi di Nerva e Traiano: H. Mattingly, op. cit., iii, p. 21, 117; iii, pp. 38; 157. Aureo di Traiano: Mattingly-Sydenham, Roman Imp. Coinage, ii, p. 270, 371 ss. Sesterzio di Traiano: idd., op. cit., iii, pp. 275; 437. Sesterzio di Adriano: idd., op. cit., iii, pp. 424; 642. Monete di Commodo: idd., iii, pp. 387, 194; 428, 538; 429,549. Arco di Tito: K. Lehmann-Hartleben, in Bull. Com., lxii, 1934, p. 103 ss. Fregio A dei rilievi della Cancelleria: F. Magi, I rilievi flavi del palazzo della Cancelleria, Firenze 1941, p. 76 ss. Arco di Traiano a Benevento: E. Petersen, in Röm. Mitt., vii, 1892, p. 254 ss., p. 257. Rilievi di Adriano ai Conservatori: H. S. Jones, Catal. of the Palazzo dei Conservatori, p. 29 ss., n. 12 e p. 37, n. I. Base di Villa Doria Pamphili: Einzelaufnahmen, 2785. Rilievo di M. Aurelio nell'Arco di Costantino: A. Giuliano, L'arco di Costantino, Milano 1957, fig. 22. Rilievo di M. Aurelio ai Conservatori: H. S. Jones, op. cit., p. 22, n. 4. Rilievo Torlonia: V. Cianfarani, in Bull. Com., lxiii, 1949-50, p. 235 ss. Base del Foro Romano: H.P. L'Orange, in Röm. Mitt., liii, 1938, p. ii ss. Sarcofago di Villa Savoia: H. P. L'Orange, art. cit., p. 12 s. 3. - Raffigurazioni del S. e del Genius del S. di altre città. La Boulè su rilievi di Atene: P. Pervanoglu, in Jahrbuch, (Arch. Anz.), 186o, p. 110; R. Schöne, Griech. Reliefs, p. 48 ss. (del IV sec.); O. Walter, Beschreibung der Reliefs im kleinen Acropolismuseum, n. 3 a. Per le monete si vedano gli indici dei voll. del British Museum Cat., Greek Coins e dei cataloghi di altre raccolte numismatiche. Statue della Boulè attestate da iscrizioni: a Lemno: I. G., xii, 8, 26; in Bitinia: Les Bas-Waddington, Inscr. gr. et lat., 1175; in Pisidia: ibid., 1228; Efeso: Forsch. in Ephesos, ii, p. 127, 27. Per il Genio del S. di particolari città nell'area occidentale: P. Veyne, in Mél. Arch. et Hist., cit. in bibl., p. 229 ss.
Bibl.: E. Caillemer, in Dict. Ant., I, p. 473 s., s. v. Boulè; Ch. Lécrivain, ibid., IV, 2, p. 1199, s. v. Senatus; O. Höfer, in Roscher, IV, 1909-15, c. 708 ss., s. v. Senatus; G. Mancini, in Diz. Epigr., II, col. 1515 ss., s. v. Decuriones; A. Alföldi, Insignien und Tracht der röm. Kaiser, in Röm. Mitt., L, 1935, p. 16 s.; A. A. Christophilopoulou, ῾Η Σύγκλητος εἰς τὸ Βυζαντινὸν Κράτος, in ᾿Επετηρὶς τοῦ ᾿Αρχείου τῆς ῾Ιστορίας τοῦ ῾Ελληνικοῦ Δικαίου, II, 1949; G. Forni, Ιερα e υεος Συνκλθτος. Un capitolo dimenticato nella storia del Senato Romano, in Mem. Acc. Lincei, VIII S., V, 1953, p. 49 ss.; B. Ashmole, A Lost Statue once in Thasos, in Fritz Saxl. A Volume of Memorial Essagéys, Londra 1957, p. 195 ss.; P. Veyne, Ordo et populus gnies et chefs de file, in Mél. d'Arch. et d'Hist., LXXIII, 1961, p. 229 ss. Per il termine γερουσία: J. H. Oliver, The Sacred Gerusia, in Hesperia, Suppl. VI, 1941; id., Gerusiae and Augustales, in Historia, VII, 1958, p. 472 ss.; id., New Fragment of Sacred Gerusia 24 (I. G., II2, 1108), in Hesperia, XXX, 1961, p. 402 s. Per la leggenda sulle monete di Smirne: Brit. Mus. Coins, Ionia, p. 268, 266 s.; per il tempio a Dareioucomae: Inscr. Gr. ad Res Romanas pertinentse, IV, 1352. Per altari in Roma e in Narbo: C. I. L., VI, 410; XII, 4333. Per la documentazione di sacerdoti del S. ad Eleusi: Arch. Eph., 1895, p. 109, 22; a Dorylaeum (Dittenberger, Or. gr. inscr. sel., 479; ad Efeso: Anc. Greek Inscr. Brit. Mus., III, p. 221, 600; a Tralles: Bull. Corr. Hell., XVIII, 1894, p. 8, 6. Dediche al Genius senatus, ordinis o curiae: C. I. L., VIII, 1548, cfr. 15550; 4187; X, 5996; Année Épigr., 1908, 241; 1912, 154; 1916, 12; 1917-18, 21 ecc.