Senegal
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Geografia umana ed economica
di Paolo Migliorini
Stato dell'Africa occidentale. Al censimento del 2002 la popolazione è risultata di 9.956.200 ab., con una densità media di 54 ab. per km2, che varia da più di 100 ab. per km2 nella regione centro-occidentale a soli 2 ab. per km2 nella parte orientale arida. Il tasso di accrescimento annuo (2,4% nel periodo 2000-2005) si è mantenuto relativamente stabile a partire dal primo censimento nazionale (1976).
Secondo una stima del 2004 la popolazione urbana raggiungeva il 50% del totale, per effetto di un incessante flusso migratorio dalle aree rurali ai centri urbani. Il distretto urbano della capitale Dakar contava 2.399.450 ab. nel 2005. La popolazione urbana include circa 50.000 europei (per lo più francesi) e libanesi. La popolazione senegalese è composta da 12 gruppi etnici, tra questi il più numeroso (più di un terzo della popolazione totale) è rappresentato dai Wolof.
Il S. occupa il 156° posto nella graduatoria mondiale delle Nazioni Unite, pubblicata nel 2006 ma riferita al 2004, che classifica i 177 Paesi del mondo in base all'Indice di sviluppo umano, un aggregato di tre indicatori: speranza di vita alla nascita (56 anni), tasso di alfabetizzazione (39,3%) e PIL pro capite corretto in base al potere d'acquisto (1713 dollari statunitensi).
Il settore primario, che concorre alla formazione del PIL nella misura del 20%, rimane il perno dell'economia. L'attività dominante è l'agricoltura, che impiega quasi i tre quarti della popolazione attiva. Predominano le colture il cui ciclo vegetativo coincide con la breve stagione piovosa. La distribuzione e i tipi di raccolti sono strettamente legati alla quantità di precipitazioni e alla loro ripartizione stagionale. Nella parte settentrionale del Paese i raccolti sono particolarmente esposti ai rischi di irregolarità delle precipitazioni e della siccità. Altri tipi di agricoltura tradizionale sono quelli che dipendono dall'inondazione dei bassipiani nelle regioni umide meridionali, coltivate a riso, e quelle praticate dopo il ritiro delle acque di piena, prevalentemente lungo il corso del fiume Senegal. Una forma non tradizionale di agricoltura è quella irrigua, attuata principalmente nella valle del Senegal, con impianti di derivazione delle acque: in anni recenti il governo ha dato impulso a questa forma di agricoltura, relativamente immune dalle sregolatezze del clima e dalle ricorrenti siccità.
L'agricoltura riveste un ruolo essenziale, sia per provvedere al fabbisogno alimentare della nazione sia per l'apporto che dà alla bilancia dei pagamenti. La maggior parte degli agricoltori combina i raccolti commerciali (arachidi, cotone, prodotti orticoli) con la produzione di granaglie (sorgo, miglio, riso) destinate all'alimentazione, in misura variabile a seconda dell'andamento del clima. La coltivazione delle arachidi (820.600 t nel 2005), che in passato rappresentavano il più importante raccolto commerciale, è in forte declino già da qualche decennio, sia per la caduta del prezzo sul mercato mondiale, sia per le difficoltà climatiche. Nel 2001 le arachidi hanno contribuito al valore complessivo delle esportazioni nella misura dell'11%. Anche il patrimonio forestale, che copre il 20% della superficie territoriale del Paese, è in fase di rapido deperimento, per effetto dei periodi di siccità che a volte si protraggono per diverse annate di seguito, nonché della crescente pressione antropica e del conseguente aumento del fabbisogno di legna da ardere.
Il settore della pesca (448.271 t di pescato nel 2003) figura al primo posto delle esportazioni, pur risentendo negativamente dei costi elevati della pesca industriale e della perdita di quote di mercato francese a causa della concorrenza asiatica. La produzione di fosfati (1.800.000 t nel 2005), proveniente per la maggior parte dai giacimenti di Taiba, concorre a formare il 16% del valore delle esportazioni.
Il settore industriale (20% del PIL e 12% della forza lavoro) è rappresentato da industrie leggere basate sulla trasformazione di prodotti agricoli di origine locale. Si segnalano l'industria di lavorazione delle arachidi e l'industria tessile, che produce essenzialmente per il mercato interno, basandosi sulla sgranatura e filatura del cotone. Le uniche industrie pesanti notevoli sono una raffineria e un complesso chimico e petrolchimico a Dakar-M'Bao, oltre a un impianto che produce fertilizzanti lavorando zolfo importato e fosfati di produzione interna. Le attività industriali sono caratterizzate da un'elevata concentrazione geografica (il 90% degli stabilimenti è localizzato nell'area di Dakar).
Il turismo è un settore ancora poco sviluppato, malgrado gli sforzi del governo per mettere a disposizione dei turisti europei infrastrutture alberghiere con il concorso di investitori stranieri. Negli scambi commerciali con l'estero la Francia figura al primo posto sia tra i Paesi destinatari delle esportazioni (22%), sia fra quelli da cui provengono le importazioni (36%).
I primi due decenni dopo l'indipendenza (1960) furono caratterizzati da un massiccio intervento dello Stato nell'economia e da strategie di crescita basate sulla sostituzione delle importazioni. A partire dagli anni Ottanta del 20° sec. il S. ha intrapreso una serie di programmi di aggiustamento per risanare le finanze pubbliche e per ridurre la dipendenza dagli aiuti finanziari dall'estero, con risultati non del tutto soddisfacenti. In anni più recenti il S. ha compiuto progressi sostanziali implementando un programma di riforme economiche, anche se l'economia rimane fragile e la povertà è tuttora molto diffusa. Sforzi considerevoli sono stati compiuti, con il sostanziale apporto delle istituzioni finanziarie internazionali (Banca mondiale, Fondo monetario internazionale) per ridurre l'indebitamento con l'estero, che equivale a più di due terzi del PIL statale.
A partire dal 2000 il S. è collegato da cavi a fibre ottiche sia all'Europa sia all'America Meridionale, con conseguente rapido sviluppo dei servizi che sono basati sulle tecnologie informatiche.
Storia
di Emma Ansovini
La vittoria di A. Wade, leader del Parti Démocratique Sénégalais (PDS), alle elezioni presidenziali del febbraio-marzo 2000, rappresentò un forte elemento di discontinuità nella storia politica del Paese, ponendo fine, a quarant'anni dall'indipendenza e a oltre venti dall'introduzione del multipartitismo, al predominio del Parti Socialiste du Sénégal (PS), ininterrottamente al governo sin dalla nascita del nuovo Stato (fino al 1976 con la denominazione Union Progressiste Sénégalaise, UPS), e che con lo Stato stesso aveva finito per identificarsi e confondersi. A determinare il progressivo declino del PS nel corso degli anni Novanta del 20° sec. erano stati da un lato il crescente malcontento popolare verso la sua politica economica e la diffusa corruzione, dall'altro l'inasprirsi del conflitto nella regione meridionale della Casamance, dove dal 1983 era attivo il movimento indipendentista Mouvement des Forces Démocratiques de la Casamance (MFDC). Le consultazioni presidenziali del 2000, svoltesi in un clima di serena dialettica politica, a testimonianza della buona tenuta democratica delle istituzioni senegalesi, non portarono però al potere una figura politica nuova: Wade era stato infatti sin dagli anni Settanta il principale antagonista per la presidenza della Repubblica prima di L.S. Senghor e poi di A. Diouf, anche se negli anni 1991-92 e 1994-1998 era stato ministro nei due governi di unità nazionale promossi da quest'ultimo. Nonostante la vittoria di Wade (al secondo turno, con il 58,5%, contro Diouf), il Parlamento continuò a essere dominato dal PS, che, con i 93 seggi su 140 ottenuti alle elezioni legislative del 1998 rimaneva la principale forza politica del Paese. In una situazione di potenziale instabilità, i primi passi di Wade sembrarono orientati a consolidare la sua frammentata base di consenso parlamentare e a stabilire rapporti non conflittuali con il PS e con Diouf. In questo sforzo si inquadrarono sia la formazione di un governo di coalizione con vari piccoli partiti e con esponenti della società civile, sia il conferimento della carica di primo ministro a un ex esponente del PS, M. Niasse (che l'anno precedente aveva dato vita all'Alliance des Forces de Progrés, AFP), sia l'incarico affidato a Diouf di rappresentare il S. alla conferenza euro-africana svoltasi al Cairo nell'aprile 2000, sia un'articolata proposta di revisione costituzionale, che nel riequilibrare i rapporti tra le istituzioni modificava anche la legge elettorale, consentendo lo svolgimento di consultazioni legislative anticipate rispetto alla scadenza regolamentare del 2003. La nuova Costituzione riduceva a 120 il numero dei deputati, aumentava il ruolo del Parlamento, sopprimeva il Senato, riduceva la durata dei futuri mandati presidenziali da 7 a 5 anni, ampliava le prerogative del primo ministro e conferiva al presidente il potere di sciogliere il Parlamento. Nel gennaio 2001 la nuova Costituzione veniva approvata con il 94% di voti favorevoli, in un referendum popolare che vedeva la partecipazione del 66% degli aventi diritto. Nell'aprile dello stesso anno si svolsero le elezioni per il Parlamento. La coalizione di quaranta partiti guidata dal PDS e denominata Sopi (Cambiamento, in lingua wolof, la più diffusa nel Paese), che faceva riferimento al presidente, ottenne quasi i tre quarti dei seggi (89); 11 furono assegnati all'AFP, mentre il PS ne conquistò appena 10. La larghissima maggioranza parlamentare non fu però sufficiente a garantire un'incisiva azione politica da parte del governo, anche per la presenza di tensioni all'interno della coalizione, che portarono a numerosi rimpasti.
Nei primi anni Duemila si registrarono comunque progressi dal punto di vista macroeconomico: crescita sensibile del PIL (4,4% di media annua tra il 2000 e il 2005, secondo il Fondo monetario internazionale), annullamento di larga parte del debito estero (giugno 2000), risanamento del debito pubblico senza aumento della pressione fiscale, privatizzazioni, riorganizzazione del trasporto pubblico e misure antiinquinamento, miglioramento delle infrastrutture con la costruzione di strade. La crescita non riuscì però a determinare un aumento dell'occupazione, e sembrò anzi aumentare le disuguaglianze in una società già segnata da forti divisioni. Sul piano delle libertà democratiche la situazione non poteva dirsi positiva: all'abolizione della pena di morte (dic. 2004) si contrapponevano infatti un arretramento nei diritti civili e un metodo di governo tendenzialmente autoritario (intimidazioni, arresti di giornalisti, espulsioni di corrispondenti esteri, censura e pressioni sui mezzi di comunicazione). Un quadro preoccupante, a cui però faceva riscontro la presenza di un'opinione pubblica sempre più vivace e attiva. Rimaneva irrisolta anche la situazione nella provincia della Casamance: infatti, dopo un accordo siglato nel dicembre 2004 ma rifiutato da una parte del MFCD, i combattimenti ripresero, provocando nella prima metà del 2006 la fuga verso il Gambia di migliaia di persone. Nel marzo 2007 si tennero le elezioni presidenziali che videro la conferma di Wade al primo turno con il 55,8%. In politica estera il S. rafforzò i suoi rapporti con gli USA, e si impegnò più volte nelle operazioni regionali di peacekeeping.