SENEGAL.
– Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Webgrafia
Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato dell’Africa occidentale. La giovane popolazione (il 55% ha meno di 19 anni) cresce al ritmo del 2,9% annuo: da 9.956.202 ab. al censimento del 2002 è passata a 14.548.171 nel 2014, secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs. La popolazione urbana (43,4%) interessa soprattut to la capitale Dakar (3.137.196 ab.) e le regioni di Diourbel e Thiès. Il miglioramento delle condizioni di vita è stato progressivo, tuttavia il tasso di alfabetizzazione è al 58%, l’accesso all’acqua al 72% e sulla speranza di vita (63,5 anni, 2013) pesano ancora povertà (69% della popolazione) e disuguaglianze (soprattutto tra aree urbane e rurali). Fattori di rischio sono rappresentati dall’insicurezza in Casa-mance e nel contesto regionale (soprattutto in Mali). Il S. accoglie circa 17.000 rifugiati della Mauritania.
Condizioni economiche. – Classificato tra i Paesi a reddito medio-basso (PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto, PPA, di 2316 $ nel 2014; 163° posto dell’Indice di sviluppo uma no), il S. si è mantenuto a un livello di crescita modesto (in media, 3,3% nell’ultimo decennio) rispetto ai Paesi dell’Africa subsahariana, cresciuti in me dia del 6%. Il settore minerario rappresenta il 22% del PIL e costituisce una buona parte dell’export: nel 2012, il 17,7% per l’oro, il 14,6% per il petrolio, l’11% per i fosfati (3° produttore dell’Africa subsahariana, con 920.000 t nel 2013). Il resto dell’export è rappresentato dal pescato (462.298 t, 2012) e da prodotti agricoli quali l’arachide (10° produttore mondiale, con 673.000 t nel 2012), la canna da zucchero, il cotone. L’agricoltura, interessata da un impegnativo programma di investimenti, resta la principale fonte di reddito per il 49% della forza lavoro, anche se il Paese è esposto a crisi alimentari per siccità e inondazioni ricorrenti. Importanti sono il commercio (soprattutto nel porto di Dakar), l’industria (tessile, dell’abbigliamento, meccanica, petrolchimica), ma anche il turismo (1 milione di ingressi, 2011) e le rimesse all’estero (10,2% del PIL). Forti prospettive di sviluppo riguardano le infrastrutture dell’energia e dei trasporti.
Storia di Emma Ansovini. – Nel marzo 2007 si tennero le elezioni presidenziali, che videro la conferma di Abdoulaye Wade al primo turno con il 55,8%, e nel giugno quelle legislative che, boicottate da molti dei partiti di opposizione, segnarono la netta vittoria della Sopi coalition, guidata dal Parti démocratique sénégalais (PDS), con la conquista di 131 seggi su 150.
Wade si pose in continuità con il suo precedente mandato, accentuando uno stile di governo autoritario. Le consultazioni amministrative del marzo 2009 misero però in luce lo scontento dell’elettorato: i partiti di opposizione ottennero il controllo di varie città (tra cui la capitale Dakar), tradizionali roccaforti di Wade. Nel giugno 2011 una grande mobilitazione della società civile, animata dal movimento Y’en a marre! (Siamo stufi!), poi rinominato M23 dopo la decisiva manifestazione del 23 giugno, costrinse Wade a rinunciare a un progetto di riforma in base al quale sarebbe stato sufficiente il 25% dei voti per essere eletto presidente al primo turno e che sembrava voler favorire la successione alla guida del Paese di suo figlio Karim. Nel gennaio 2012 il Consiglio costituzionale ammise la candidatura di Abdoulaye Wade – capo dello Stato dall’aprile del 2000 – alle elezioni presidenziali indette per febbraio, giudicando non retroattivo il limite di due mandati previsto dalla Costituzione del 2001. La decisione scatenò un’ondata di proteste in tutto il Paese che sfociarono in violenti scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. In questo contesto si andò rafforzando la candidatura di Macky Sall che, sostenuto da un vasto ed eterogeneo schieramento di forze politiche, riuscì a sconfiggere Abdoulaye Wade al secondo turno (marzo) con il 65,8% dei voti. Le consultazioni legislative, svoltesi in giugno, diedero la vittoria (119 seggi su 150) alla coalizione Benno Bokk Yakaar (Uniti nella speranza), guidata dal partito di Sall, Alliance pour la république (APR). Sall, che era stato primo ministro dal 2004 al 2007, nominato proprio da Wade, con cui era entrato però in contrasto nel 2008, si fece interprete delle esigenze di un elettorato prevalentemente giovane e deluso dalle promesse non mantenute di un presidente ultraottantenne. Presentatosi come ‘il candidato del popolo’, Sall incentrò la sua propaganda sui temi sentiti come l’abbassamento dei prezzi dei beni di prima necessità, il lavoro, le politiche sociali e la lotta alla corruzione. Le divisioni pesavano però sulla capacità del governo di procedere nel suo programma e, nel settembre 2013, Sall formò un nuovo esecutivo, affidandone la guida ad Aminata Touré (sostituita nel luglio 2014 da Mohammed Dionne), che al dicastero della Giustizia aveva ottenuto buoni risultati nello snellimento dei tempi dei processi e soprattutto nella lotta alla corruzione (nell’aprile 2013 era stato arrestato anche Karim Wade). Ancora fortemente ancorata ai valori tradizionali della società rimaneva la posizione del governo su alcuni temi riguardanti i diritti civili, in particolare quello relativo all’omosessualità. Sulla complessa situazione della Casamance – la regione che per anni era stata coinvolta in un conflitto armato, promosso da forze indipendentiste – sembrava intanto aprirsi uno spiraglio con l’avvio di una nuova trattativa, che vedeva la mediazione della comunità di Sant’Egidio. In politica estera Sall si pose in continuità con la precedente amministrazione, consolidando le relazioni sia con gli Stati Uniti, testimoniate dalla visita del presidente Barack Obama nel giugno 2013, sia con la Cina e con l’India, partner più recenti ma già solidi, e il suo impegno nelle operazioni regionali di peacekeeping.
Webgrafia: D. Matteucci, La rabbia del Senegal contro Wade, 2012, http://www.limesonline.com/la-rabbia-del-senegalcontro-wade/31872 (10 settembre 2015).