SENESCENZA e SENILITÀ
. Per senescenza intendiamo il processo di declinazione funzionale e di deformazione strutturale dell'organismo che colpisce come fatto naturale tutte le parti in vario tempo e in vario grado, a una certa età della vita che, secondo i biologi, coincide con la fine dell'accrescimento e dello sviluppo. Per senilità o vecchiaia intendiamo la fase vitale in cui i fenomeni della senescenza si sono già stabiliti in forma evidente e definitiva. Prima della senilità propriamente detta v'è un periodo abbastanza lungo, di 10-15 anni, che va circa dai 40 a circa i 50-60 anni, che N. Pende ha chiamato periodo di deformazione; esso segue all'età matura e costante della vita, e rappresenta la fase di transizione alla vecchiaia. In tale periodo cominciano a essere dimostrabili a un esame medico approfondito le prime alterazioni di deformazione degli apparati organici, dovute alla senescenza più precoce di alcuni tessuti che, secondo Pende, sono il tessuto elastico, il tessuto mesenchimale, reticolo-endoteliale, e alcune ghiandole endocrine (genitali, ipofisi, tiroide). Per l'atrofia del tessuto elastico della cute, questa presenta rughe soprattutto in certe regioni, come la faccia, e pieghe pendule di grasso flaccido, soprattutto sotto il mento, e all'addome inferiore; e per l'atrofia del tessuto elastico della parete delle medie e grosse arterie, queste si lasciano sfiancare dalla pressione interna esercitata dal sangue (arteriosclerosi); e per lo stesso motivo, il polmone si dilata (enfisema senile) perché gli alveoli polmonari distesi per diminuita elasticità respirano di meno, e così pure il torace diventa più rigido e più largo. Anche l'elasticità delle pareti intestinali e delle pareti addominali diminuisce, donde la tendenza del ventre a gonfiare e protrudere per rilasciamento. Il tessuto mesenchimale reticolo-endoteliale, cioè quel tessuto di cui sono provvisti, qual più qual meno, tutti gli organi, e che ha il compito di liberare le cellule specifiche degli organi stessi dalle sostanze tossiche e di rifiuto del ricambio nutritivo, il compito di difenderle dalle sostanze eterogenee e dai microbî e parassiti penetrati nel sangue e negli umori, è uno dei primi a declinare in questa sua attività continua di lotta contro le minacce dell'ambiente esterno e interno alle funzioni vegetative degli organi. E alla sua usura funzionale s'accompagna la lenta trasformazione dei suoi elementi in tessuto connettivo fibroso, donde l'indurimento senile degli organi, per aumento di tale tessuto fibroso interstiziale, mentre le loro cellule specifiche vanno a mano a mano atrofizzandosi, essendo venuta a mancare loro l'azione eutrofica e protettrice del mesenchima reticolo-endoteliale. Infine la secrezione interna genitale o quella della preipofisi o quella della tiroide, o la secrezione interna del pancreas, forse anche quella della corteccia surrenale, diminuiscono in questa età di deformazione, quale prima e quale poi, la loro funzione di conservare il tono vitale. E così con questi tre ordini di fenomeni iniziali di senescenza del tessuto elastico, del tessuto mesenchimale reticolo-endoteliale, di alcune ghiandole endocrine, si entra a mano a mano nella vecchiaia. Questa è, nei varî individui, caratterizzata da segni variabili, a seconda che l'una o l'altra categoria di fatti involutivi predomina o è più precoce; per es., a seconda che diminuisce più presto o più intensamente l'attività della tiroide o quella dell'ipofisi o quella della ghiandola genitale o quella del pancreas. Si aggiunga che in molti individui vi sono sistemi che esagerano, per ragioni di turbato equilibrio interorganico, la loro azione; così spesso troviamo esagerata attività della ghiandola secretrice di adrenalina ed esagerata eccitabilità dell'ortosimpatico, il che spiega la frequenza dell'ipertensione arteriosa, degli spasmi arteriali, della colesterinemia, dell'iperglicemia, la tendenza alle cancrene senili. Ogni individuo invecchia a modo suo, e non tutte le parti del corpo invecchiano nello stesso tempo o in eguale grado. Così la corteccia cerebrale, nei cui strati più elevati si possono osservare processi di sviluppo di nuove fibre associative anche fino ai 60 anni, può essere l'ultima a invecchiare funzionalmente e così può avvenire anche dello stomaco e dell'intestino.
In generale nella senilità tutti i fenomeni possono raggrupparsi, secondo N. Pende, in quattro ordini: fenomeni di stasi tossica (prodotti di rifiuto non eliminati o non distrutti) nel sistema lacunare interstiziale degli organi; fenomeni di stasi circolatoria; fenomeni di stasi tossica e microbica gastro-intestinale; fenomeni di alterato equilibrio orm0nico e neurovegetativo. Verso questi quattro fronti deve essere diretta la cura preventiva della senilità.
La cerebropatia senile.
Come ogni altro organo o sistema, anche il cervello è soggetto fisiologicamente ai processi inevitabili dell'invecchiamento. Tali processi sono constatabili dal punto di vista anatomico e istologico in ogni cervello di soggetto rimasto costantemente sano di mente e sono certamente da ascriversi a una deficienza o a una deviazione del normale ricambio organico. Dal punto di vista psichico, tranne alcuni casi eccezionali, si osserva nella vecchiaia normale un mutamento pressoché uniforme nell'ambito di alcune sfere mentali. Ora, se si passa al campo della patologia, si può constatare che, sia anatomicamente sia clinicamente, le alterazioni che presenta un vecchio psicopatico si distinguono, nel loro complesso, da quelle che si riscontrano in un vecchio normale, più in misura quantitativa che in misura qualitativa. Cioè può tenersi presente questa norma di massima, che le alterazioni patologiche della vecchiaia sono, per così dire, già accennate nella vecchiaia normale. Per quello che riguarda l'anatomia patologica, sono d'importanza fondamentale, oltre alle ricerche di A. Alzheimer, quelle di studiosi italiani, soprattutto G. Perusini, U. Cerletti, F. Bonfiglio. Nel vecchio il cervello diminuisce in toto di volume in misura abbastanza ragguardevole (dal 971/2% come è nel neonato, fino all'85%, in rapporto con la capacità cranica) e si osserva allora un idrocefalo ex vacuo poiché il liquido cerebrospinale colma gli spazî vuoti. La dura meninge si raggrinzisce, s'ispessisce e diventa sede di depositi calcarei; le granulazioni del Pacchioni si accrescono; i seni venosi hanno tendenza a trombizzarsi; le circonvoluzioni si assottigliano e si raggrinzano; i solchi cerebrali si approfondano; i ventricoli cerebrali appaiono ingranditi; nei plessi coroidei si ha spesso formazione di cisti; si producono talvolta, spontaneamente, delle emorragie sottodurali; i vasi arteriosi presentano lesioni ateromatose. Istologicamente si osservano soprattutto: le lacune di disintegrazione, piccole cavità irregolari, conseguenza di distruzione del tessuto nervoso, probabilmente in rapporto con alterazioni vasali; depositi di grasso soprattutto nelle cellule gangliari, ma anche nelle cellule di nevroglia e lungo i vasi; atrofia delle cellule corticali; degenerazione granulo-vacuolare, specialmente nelle cellule del corno d'Ammone (reperto questo assai raro nel cervello del vecchio sano, e presente invece quasi esclusivamente in casi patologici); presenza dei cosiddetti corpi amilacei, piccole masse splendenti sparse irregolarmente per tutto l'encefalo, ma molto più nella sostanza bianca che nella grigia, e che, secondo A. Alzheimer, sono da considerare come materiale di ricambio trasportato dai vasi linfatici, e depositato in formazioni amiloidee; assottigliamento e scomparsa delle fibre nervose; alterazioni prima proliferative poi regressive delle cellule di nevroglia; particolari aspetti delle piccole arterie che, per l'atrofia in toto del tessuto nervoso, si aggomitolano in convoluti e grovigli di svariatissimo aspetto; presenza delle placche senili di Redlich-Fischer (nei vecchi normali in piccolo numero nei lobi frontali) che, secondo G. Perusini, vanno ritenuti come la conseguenza della deposizione di una sostanza speciale nel reticolo nevroglico alteratosi. Queste sono le alterazioni del tessuto nervoso, e le alterazioni dei piccoli vasi sono ad esse secondarie; bisogna però notare che le grandi e medie arterie cerebrali presentano nella vecchiaia caratteristiche nette di ateroma, per cui molto frequenti sono le emorragie e le trombosi, con conseguente distruzione o rammollimento del tessuto nervoso.
Nella demenza senile, malattia mentale tipica della vecchiaia, si hanno tutte le alterazioni del tessuto nervoso più sopra descritto, in grande abbondanza per tutto l'encefalo, ma soprattutto a carico dei lobi frontali dove specialmente le placche senili sono numerosissime. Inoltre si osserva una particolare malattia delle fibrille nervose, descritta dall'Alzheimer, e consistente nel fatto che le fibrille sono ispessite, conglobate, disposte ad ansa, a gomitoli, a vortici: il nucleo cellulare è disposto eccentricamente e talvolta non si scorge più. Questa alterazione è probabilmente dovuta alla precipitazione nelle fibrille ammalate di una speciale sostanza che si lascia fortemente colorare dall'argento. Una varietà della demenza senile è la malattia di Alzheimer-Perusini, nella quale si osserva un'enorme gravità del reperto anatomico della demenza senile con speciale prevalenza non nei lobi frontali, ma nei lobi parietali e, più ancora, temporali. Va ricordata infine la malattia di Pick, nella quale l'atrofia e la scomparsa delle cellule corticali invece di essere diffusa è localizzata in modo speciale e gravissimo solo in alcuni lobi cerebrali, soprattutto in quelli frontali e temporali e specialmente nel sinistro: il processo atrofico colpisce prevalentemente gli strati esterni della corteccia.
Dal punto di vista psichico si osservano, nella demenza senile, fortemente esagerati i disturbi già illustrati alla voce presenili, psicosi. Oltre a un indebolimento globale di tutte le funzioni mentali, si notano specialmente: ottusità affettiva intensa; comprensione molto ridotta; incapacità di assimilazione di nuovi concetti: perdita di ogni potere associativo e conseguente sconnessione e incoerenza del pensiero; abulia; gravi alterazioni della condotta e del contegno; frequente depressione dell'umore, talvolta associato a stati d'ansia pericolosi; idee deliranti prevalentemente a contenuto ipocondriaco o persecutorio. Il disturbo più grave è però quello della memoria, soprattutto della memoria immediata, di fissazione; con il progredire della malattia anche la memoria di rievocazione per gli avvenimenti remoti s'indebolisce. Quando la capacità di fissazione è completamente assente e il soggetto ai concetti che è incapace di fissare sostituisce delle confabulazioni e delle fantasticherie, si ha la forma particolare detta presbiofrenia. A questa sintomatologia si associa un progressivo decadimento fisico. Nella malattia di Alzheimer-Perusini, che frequentemente si inizia nel praesenium, si notano, oltre ai disturbi su descritti, fenomeni di asimbolia, di aprassia e soprattutto gravi disturbi del linguaggio, consistenti in balbettamenti senza significato e nella ripetizione continua di sillabe staccate. Il decadimento mentale diventa gravissimo, ancora più che nella demenza senile tipica. Nella malattia di Pick i disturbi della memoria e le idee deliranti fanno generalmente difetto, mentre si osservano imponenti fenomeni di afasia, sia motoria (se l'atrofia è localizzata nel lobo frontale), sia sensoriale (atrofia nel lobo temporale sinistro), con parafasie, perseverazioni, ecolalia. Sono generalmente lese le più alte facoltà psichiche: senso etico, potere di giudicare, senso di malattia. L'esito è in demenza. Le sindromi arteriosclerotiche possono essere a carattere neurasteniforme in principio; più tardi, aggravandosi la malattia, consistono in disturbi neurologici svariati, secondo la zona colpita, ai quali si aggiungono degli ictus provocanti paralisi o paresi. Soprattutto dopo questi il decadimento mentale si fa più accentuato e poco per volta la sintomatologia finisce attraverso soste e remittenze con l'assomigliare molto a quella presentata dalla demenza senile. Un sintoma particolare dell'arteriosclerosi cerebrale può essere l'epilessia senile. Sono infine da ricordare alcune forme rare, come l'encefalite subcorticale cronica e la paralisi progressiva senile.
Bibl.: G. Levi, A. Pepere, G. Viale, Fisiopatologia della senilità, Milano 1934; G. Lippi Francesconi, Le psicosi senili, in Rassegna di studi psichiatrici, Siena 1933.