senettute (senettude)
Latinismo che ricorre soltanto nel Convivio: IV XXIII 4 partesi questa parte in quattro, secondo che per quattro etadi diversamente adopera, sì come per l'adolescenza, per la gioventute, per la senettute e per lo senio, e 13 la terza [età] si è Senettute; XXVIII 14 si partì la gioventute e venne la senettute; v. anche IV XXIV 1, 4 (due volte) e 5, XXVI 4 e 12, XXVII 1 (dove il termine è dato come equivalente di senetta di Le dolci rime 132) e 3 (in integrazione), XXVIII 14 (due volte), 15 e 16.
Come può vedersi, l'uso del termine si concentra nei capp. XXIII-XXVIII del IV libro, dove D., riallacciandosi al pensiero di Galeno e di Avicenna secondo l'esposizione di Alberto Magno (De Iuventute et senectute), svolge la teoria delle quattro età della vita: nell'ambito di essa la parola s. acquista una sua precisa determinazione, tale da motivarne la fissità di uso, quasi di termine tecnico, nei confronti del comune ‛ vecchiezza ', presente in queste pagine solo due volte (e una volta ‛ vegliezza '). La s. sarebbe appunto la terza età, successiva all'adolescenza e alla giovinezza e anteriore al senio, coincidente praticamente con l'età matura: la sua durata andrebbe dal 46° al 70° anno di vita; avendo riguardo alle quattro combinazioni delle qualità contrarie che sono nella nostra composizione (caldo e freddo, secco e umido), la s. sarebbe contraddistinta dal dominio del freddo e del secco; le virtù a essa convenienti sarebbero la prudenza, la giustizia, la larghezza o liberalità e l'affabilità. Cfr. B. Nardi, L'arco della vita, in Saggi di filosofia dantesca, Firenze 1967, 110-138.
V. anche SENIO.