senno
Il vocabolo, presente in tutte le opere meno che nella Vita Nuova, indica la capacità, e l'abito, d'intendere, giudicare e operare nel modo giusto e conveniente; D. identifica il s. con la prudenza e lo considera una virtù intellettuale: Bene si pone Prudenza, cioè senno, per molti, essere morale virtude, ma Aristotile dinumera quella intra le intellettuali (Cv IV XVII 8; cfr. anche XXVII 9, dove si ripete l'identificazione con prudenza, e 17, citato più oltre; Rime XLIV 6, Detto 160).
Come naturale complemento della nobiltà di cuore (Rime LXXXIII 38 'l saggio... pregia il senno e li genti coraggi), del coraggio (If XVIII 86 Iasón... per cuore e per senno / li Colchi del monton privati féne) e della sapienza militare accompagnata al coraggio (XVI 39 Guido Guerra... / fece col senno assai e con la spada), il s. è la virtù dei re savi e ‛ prudenti ' come Eaco, al quale per lo suo senno... lo suo popolo ristorato... fu maggiore che prima (Cv IV XXVII 17); [Salomone] chiese senno / acciò che re sufficïente fosse (Pd XIII 95); Fiore LXV 3 di senno passa Salamone.
Analogamente, i poeti, come meritano il titolo di ‛ saggio ' (v.) per essere stati maestri di sapienza agli uomini, hanno il s. tra le loro qualità peculiari: Virgilio è il mar di tutto 'l senno (If VIII 7); pieno di senno (Pg XXII 23) era stato in vita Stazio; quando è accolto nella schiera dei poeti del Limbo, D. è sesto tra cotanto senno (IV 102: " tra' cinque altri così notabili poeti, io mi trovai essere stato sesto in numero; in sofficienza non dice, però che sarebbe paruto troppo superbo parlare ", Boccaccio; qui il termine è quasi sostantivato).
Due volte il possesso del s. è ironicamente attribuito a chi ne era privo: all'Abbagliato che, dilapidando il suo ingente patrimonio in spese pazze, suo senno proferse (If XXIX 132); a Firenze, lacerata dalle discordie civili: tu ricca, tu con pace e tu con senno! (Pg VI 137).
In un esempio ricorre al plurale con il medesimo valore: la Fortuna trasferisce i beni terreni dall'una all'altra stirpe oltre la difension d'i senni umani (If VII 81), senza che il s. degli uomini possa da lei ripararsi.
Pur conservando il suo valore fondamentale, s. si colora di una diversa sfumatura semantica nel Fiore, dove indica la capacità e l'abitudine a operare in modo da soddisfare il proprio interesse. Così la Vecchia, dopo aver suggerito a Bellaccoglienza di fare dei doni ai suoi corteggiatori solo se ha la certezza di vederseli ricambiati con altri di maggior valore, aggiunge: gran senn' è a far tal mercatantia (CLVII 8). Di difficile lettura e interpretazione è il passo di CXLVIII 14 Ma pure almen senn'ho messo en l'usaggio, che il Petronio interpreta " almeno con l'esperienza ho acquistato senno ", come suggerisce la corrispondenza con Roman de la Rose 13746 " Expériment m'en on fait sage " (per la lezione, v. la nota del Parodi nella sua edizione, p. 146).
Altre volte dal vocabolo esula qualsiasi riferimento al comportamento morale, e s. assume il significato di " capacità d'intendere ", " intelletto ": alcuni per entro i pensier miran col senno, penetrano con il loro " intelletto " nei pensieri altrui (If XVI 120); uno sciocco presuntuoso quale Albero da Siena avea... senno poco (XXIX 114). E così in Pd XV 73 L'affetto e 'l senno, / come la prima equalità v'apparse, / d'un peso per ciascun di voi si fenno: nei beati, non appena hanno veduto Dio che è uguaglianza assoluta, " moto affettivo e atto intellettivo, dal quale ultimo dipende l'espressione o parola " (Mattalia), divengono di pari valore. Da ricordare la variante i senni e' polsi, in luogo di li sonni e' polsi, in If XIII 63; cfr. Petrocchi, ad locum.
La locuzione presti eran... a far senn' e follia (Fiore CCI 3) vale " erano pronti a far di tutto "; che si tratti di espressione propria del linguaggio familiare lo suggeriscono la stereotipa contrapposizione e il confronto con i folli e i savi (Pd V 71), usato per dire " tutti ".
La locuzione avverbiale ‛ a s. ', specificata da un aggettivo possessivo, vale " a volontà ", " a piacere ": Cv I V 5 non serve mai se non a suo senno e a suo volere; If XXI 134 lasciali digrignar pur a lor senno; Pg XIX 88 io potei di me fare a mio senno; XXVII 141 libero, dritto e sano è tuo arbitrio, / e fallo fora non fare a suo senno.