seno
Spazio o solco mediano, verticalmente disposto e corrispondente alla regione sternale, che nel petto della donna in età fertile è compreso tra le mammelle; di qui, per estens., le mammelle stesse (➔ mammella). Anche cavità, infossamento di un organo molle o di una struttura ossea, dilatazione di un canale o di un vaso ematico. S. cavernoso: uno dei seni della dura madre (➔ meninge). S. coronarico: la dilatazione terminale della grande vena coronaria del cuore. S. frontale: ciascuna delle due cavità accessorie delle fosse nasali, scavate nello spessore dell’osso frontale, che occupano lo spazio sovrastante alla radice del naso estendendosi più o meno lateralmente, al di sopra delle arcate sopraccigliari. S. mascellare: spaziosa cavità presente nello spessore di ciascun osso mascellare superiore e comunicante con la corrispondente fossa nasale. S. sfenoidale: ciascuna delle due cavità che sono contenute nel corpo dello sfenoide e comunicano con la rispettiva fossa nasale. Nodo del s.: formazione intracardiaca appartenente al sistema specifico di conduzione seno-atriale del cuore.
La modica dilatazione che presenta l’arteria carotide comune in prossimità della sua biforcazione. Per la presenza di pressocettori e fibre nervose afferenti che lo mettono in rapporto con i centri bulbari cardiaci e vasomotori, il s. carotideo riveste particolare importanza nella regolazione riflessa della pressione arteriosa e della frequenza del ritmo cardiaco. Sindrome del s. carotideo: quadro clinico dovuto a un’esagerata sensibilità del s. carotideo agli stimoli meccanici su di esso esercitati, e caratterizzato da brusco abbassamento della pressione arteriosa, bradicardia e perfino arresto momentaneo del cuore, perdita della coscienza, vertigini, talora convulsioni. La sintomatologia è per lo più di brevissima durata (generalmente secondi) e il trattamento si giova della somministrazione di atropina o adrenalina. Nelle forme gravi può essere indicato l’impianto di un pace maker.