Senocrate (Zenocrate) di Calcedonia
Filosofo greco, nato a Calcedonia nel IV sec. a. Cristo. Discepolo diretto di Platone (che accompagnò nel viaggio in Sicilia) e succeduto a Speusippo (v.) come scolarca dell'antica Accademia, dal 339 al 314 S., sembra, accentuò l'orientamento matematizzante dell'ultimo Platone, recuperando ampiamente la tradizione pitagorica con particolare riferimento alla dottrina delle idee.
D., tracciando Il succedersi delle scuole filosofiche che trassero origine da Socrate, ricorda il nome di S. (Zenocrate, dalla forma latina Xenocrates) in Cv IV VI 15 Veramente Aristotile, che Stagirite ebbe soprannome, e Zenocrate Calcedonio, suo compagnone, [e per lo studio loro], e per lo 'ngegno [singulare] e quasi divino che la natura in Aristotile messo avea, questo fine [dell'operare umano, cioè la virtù] conoscendo per lo modo socratico quasi e academico, limaro e a perfezione la filosofia morale redussero, e massimamente Aristotile. D. qui ripete, nelle linee generali, quanto si poteva trovare in Cicerone a proposito della derivazione socratica della scuola accademica e peripatetica e, in particolare, per la successione di S. a Speusippo e il comune discepolato con Aristotele (Acad. I 4 " Nam cum Speusippum... Plato... haeredem reliquisset, duo autem praestantissimo studio atque doctrina, Xenocratem Calchedonium et Aristotelem Stagiritem "; Orat. III XVII 62 " Ac primo ab ipso Platone Aristoteles et Xenocrates, quorum alter Peripateticorum, alter Academiae nomen obtinuit ", e XVIII 67 " Reliqui sunt Peripatetici et Academici; quamquam Academicorum nomen est unum, sententiae duae. Nam Speusippus, Platonis sororis filius, et Xenocrates, qui Platonem audierat... nihil ab Aristotele, qui una audierat Platonem, magno opere dissensit; copia fortasse et varietate dicendi pares non fuerant "; v. anche Nat. deor. I XII-XIII e ACADEMIA; academici). Quanto all'attributo di compagnone di Aristotele dato a S. - oltre al frequente accoppiamento dei due presente in Cicerone e ripreso dalla tradizione - va ricordato il " condiscipulus " con cui Cicerone stesso qualifica S. in Nat. deor. I XIII 34 (" Aristotelesque... multa turbat a magistro suo Platone dissentiens... Nec vero eius condiscipulus Xenocrates in hoc genere prudentior ", e cfr. Tusc. V X 30, XIII 40, XXXI 87, Fin. IV II 3, sui loro comuni fondamenti della morale, IV VI 15, XVIII 49; in Acad. II 44 sono " quasi eosdem ", e ancora II 35, 45, 46; in Tusc. V XVIII 52 S. è " gravissimum philosophorum "). per la dossografia, da notare la glossa di Mario Vittorino ad Cic. Rhet. 2 2, ediz. Halm., 258 (" gloria Xenocratis philosophi motus Aristoteles philosophiam exercuit "); v. anche Agost. Civ. VIII 12, Giov. Salisbury Polic. VII 7, G. Burley De Vita et morib. phil. c. 61, G. Walleis Flor. III V 4, 22, Brevil. IV 3.