sensibilita
sensibilità [Der. del lat. sensibilitas -atis, da sensibilis: → sensibile] [LSF] L'attitudine di una sostanza, un corpo, un apparecchio di reagire a uno stimolo esterno, producendo qualche effetto fisico o chimico-fisico osservabile; tale attitudine generica si traduce in vari casi in grandezze specifiche. ◆ [MCC] S. all'intaglio a fatica: v. frattura: II 762 a. ◆ [OTT] S. di materiale sensibile fotografico: il valore dell'esposizione che dà luogo a una determinata densità (di annerimento), distinta in s. numerica e s. logaritmica: v. fotografia: II 712 a. ◆ [ELT] S. di un fotorivelatore: v. fotorivelatore: II 735 a. ◆ [MTR] S. di uno strumento di misurazione: la variazione più piccola della grandezza misurata dallo strumento che quest'ultimo è in grado di misurare con l'accuratezza nominale; per gli strumenti digitali corrisponde a una unità del valore dato dall'indicatore numerico; è una delle caratteristiche essenziali di un dispositivo di misurazione: v. misure fisiche: IV 47 e. ◆ [ELT] S. di un ricevitore, o di un rivelatore: il valore della grandezza da applicare all'entrata per avere un determinato valore della grandezza d'uscita; per es., per un ricevitore radio sintonizzato su una data frequenza è l'ampiezza del segnale a radiofrequenza (usualmente in μV) da applicare ai morsetti d'antenna per avere un segnale d'uscita di una data ampiezza oppure, per ricevitori radiofonici, per avere una potenza sonora di 50 mW per una modulazione a 400 Hz con profondità 30 %. ◆ [FSN] S. di un rivelatore di particelle: v. rivelatori di particelle: V 53 e. ◆ [ELT] S. di un sistema: la derivata della funzione di trasferimento tra grandezza d'entrata e grandezza d'uscita. ◆ [MTR] [GFS] S. statica e dinamica di un gravimetro relativo: v. gravimetria: III 73 b, d. ◆ [ELT] Regolazione automatica della s. (RAS): dispositivo presente in tutti i radioricevitori, che riduce automaticamente l'amplificazione d'ingresso e a media frequenza per i segnali che si presentano più intensi all'entrata e, inversamente, l'aumenta per quelli più deboli, in modo da compensare ed eliminare la fluttuazione che si avrebbe nel segnale rivelato in conseguenza delle fluttuazioni del segnale ricevuto, dovute a varie cause, comprese interferenze, nella propagazione dall'antenna trasmittente a quella ricevente; per i ricevitori radiofonici è detta anche controllo automatico di volume sonoro (CAV); è ottenuta prelevando dal demodulatore una tensione di polarità tale che, applicata ai tubi o ai transistori dei detti amplificatori, determini l'azione descritta (→ radioricevitore).