SENTINO (Sentinum)
Antica città dell'Umbria, sita a breve distanza da Sassoferrato presso il fiumicello di egual nome, è nota soprattutto per la battaglia del 295 a. C. (v. appresso), in seguito alla quale fu città federata di Roma. Dopo la guerra sociale divenne municipio retto da quattuorviri.
Si trova in posizione naturalmente forte; nell'età romana doveva possedere anche cinta di mura, perché Ottaviano non poté nel 41 a. C. espugnarla con la forza e solo il suo luogotenente Salvidieno Rufo riuscì ad occuparla con l'inganno e, pare, con confische ed assegnazioni di territorio; tuttavia continuò a vivere come municipio, almeno fino al sec. III d. C., in cui abbiamo alcune iscrizioni datate.
La battaglia di Sentino. - Presso S. su una delle vie che dall'Umbria conducevano nell'agro gallico dei Senoni, nel 295 a. C., ebbe luogo una delle maggiori battaglie della terza guerra sannitica. Ad essa parteciparono Galli e Sanniti secondo Polibio (II, 19, 6), Galli, Sanniti, Etruschi ed altri alleati secondo Diodoro (XXI, 6) che qui usa e cita Duride. La loro testimonianza è confermata dai Fasti trionfali i quali riferiscono il trionfo del console di quell'anno Q. Fabio Rulliano De Samnitibus et Etrusceis Galleis, ed anche Livio (X, 30, 8) menziona Sanniti, Galli, Umbri ed Etruschi. Sebbene ritenga che questi ultimi due popoli si allontanassero prima della battaglia, essa fu combattuta secondo Polibio "con tutte le legioni" cioè con entrambi gli eserciti consolari (forse 30.000 uomini) e conforme a ciò la tradizione narra della devotio e della morte eroica di uno dei consoli, P. Decio Mure, e del trionfo dell'altro. L'importanza della battaglia si rispecchia nel racconto del contemporaneo Duride, il quale con estrema, ma significativa esagerazione, parlava di centomila nemici rimasti sul campo. Queste notizie e gli eventi successivi mostrano che si trattò di una battaglia risolutiva, quella che veramente assicurò l'unificazione dell'Italia media sotto il predominio romano. Essa fu preceduta secondo il racconto liviano da un'audacissima mossa del duce sannitico Gellio Egnazio, il quale nel 296 dal Sannio attraverso regioni suddite o amiche dei Romani era passato nell'Umbria per congiungersi con gli alleati settentrionali dei Sanniti. Nel complesso la tradizione sulla battaglia di S., anche se sono favolosi i particolari con cui è narrata presso Livio, e tali da non permettere militarmente una ricostruzione, deve considerarsi come sostanzialmente fededegna. Pochi fatti della storia romana più antica sono guarentiti da tante testimonianze indipendenti. E tuttavia su pochi di quei fatti si è altrettanto sbizzarita la ipercritica, supponendo una confusione tra Sanniti e Sabini, che nella nostra tradizione è documentata solo in casi rarissimi e d'importanza secondaria. E la tesi che i nomi dei generali sanniti del sec. IV e III a. C. siano ricopiati da quelli dei generali della guerra sociale, può dimostrarsi erronea. Può invece discutersi se la devotio del console Decio riferita a questa battaglia sia o non storica. Certo la devotio di un Decio (v.) era riferita per la battaglia del Veseri (340), per la battaglia di Sentino e per quella di Ausculo (279). L'ultima è probabilmente invenzione. La morte di Decio a Sentino non è da mettere in dubbio: se la devotio sia stata riferita originariamente alla sola battaglia del Veseri o alla sola battaglia di Sentino o ad entrambe, può parer dubbio. Il De viris ill. sostituisce i Marsi ai Sanniti nell'enumerazione dei popoli che combatterono a Sentino, probabilmente per influsso della guerra sociale in cui i Marsi ebbero tal parte che essa fu anche detta Marsica.
Bibl.: Per la città: H. Nissen, Ital. Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 386; E. Pais, Storia della colonizzazione di Roma antica, Roma 1923, p. 292 seg.; Philipp, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., Suppl. II, col. 1508 segg.; J. Beloch, La conquista romana della regione sabina, in Riv. stor. ant., IX (1904), p. 269 segg.; id., I duci dei Sanniti nelle guerre contro Roma, in Studi storici per l'antichità classica, I, Pisa 1908; B. Bruno, La terza guerra sannitica, in J. Beloch, Studi di storia antica, VI, Roma 1906; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 357 segg.; id., I più antichi generali sanniti, in Rivista di filologia, XXXVI (1908), p. 353 segg.; id., Per la scienza dell'antichità, Torino 1909, p. 207 segg.; V. Costanzi, Osserv. sulla terza guerra sann., ibid., XLVII (1919), p. 161 segg.; E. Pais, Storia crit. di Roma, IV, Roma 1920, pp. 62 segg., 165 segg.