senzavoce
(senza-voce, senza voce), loc. s.le m. e f. inv. Chi non riesce a far sentire la propria voce.
• i vescovi del Pakistan [...] hanno subito espresso al Papa un «sincero grazie per il suo grande coraggio, per la protezione dei senza-voce, di quanti sono vittime innocenti di violenze e sopraffazioni». (Fulvio Scaglione, Avvenire, 18 novembre 2010, p. 1, Prima pagina) • Gli scrittori sono Paolo Maccioni, Salvatore Bandinu, Michela Capone, Claudia Musio, Michele Pio Ledda, Nino Nonnis, il già citato Cassitta, per lo più insegnanti, magistrati, giornalisti, educatori, poeti e commediografi, conosciuti in Sardegna soprattutto per l’attenzione verso i «senzavoce». I loro ritratti andranno a comporre un libro, «Io mi racconto», che avrà l’introduzione di Marcello Fois, una sorta di testimonial dell’esperimento. (Simonetta Fiori, Repubblica, 14 settembre 2012, p. 41) • La vita è spesso complicata, ma stiamo facendo anche l’inimmaginabile per complicarla rischiosamente e di più. Continuiamo a riempirla delle logiche e dei desideri, anche umanamente comprensibili, degli individui adulti e potenti (grazie, in certi casi, solo ai ritrovati della tecnoscienza o al consenso costruito attraverso campagne mediatiche) senza considerare degni di considerazione i diritti dei piccoli e dei senza voce. (Marco Tarquinio, Avvenire, 8 febbraio 2015, p. 2, Idee).
- Composto dalla prep. senza e dal s. f. voce.
- Già attestato nella Repubblica del 31 maggio 1988, p. 19, Cronaca, nella variante grafica senza voce.