SERAPION (Σεραπίων)
Pittore ricordato da Plinio (Nat. hist., xxxv, 113) come colui che Varrone contrapponeva a Peiraikos, pittore miniaturista. Infatti S. dipinse una tavola di così grandi dimensioni che copriva per intero i balconi delle Tabernae Veteres, opera quasi sicuramente di carattere spiccatamente scenografico, dal momento che, sempre dallo stesso passo pliniano, risulta che S. sarebbe stato ottimo come pittore di scene, ma incapace di riprodurre la figura umana. L'origine egizia, rivelata dal nome, è comune a varî artisti operanti in Roma nel tardo ellenismo. D'altra parte il cenno alle Tabernae Veteres, che nel 54 a. C. cedettero il posto alla Basilica Giulia, ci fa porre S. nel I sec. a. C,
Bibl.: H. Brunn, Gesch. griech. Künstler, II, Stoccarda 1857, p. 304; J. Overbeck, Schriftquellen, n. 2381; L. Urlichs, in Progr. d. Wagnerschen Kunstinstituts, Würzburg 1871, p. 22 ss.; G. Rodenwaldt, Komposition der pompeian. Wandgemälde, 25, 1, Berlino 1909; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, II A, 2, 1923, c. 1667, s. v., n. 8; E. Pfuhl, Mal. u. Zeich., Monaco 1923, II, pp. 906 s.; 971, 983; Thieme-Becker, XXX, 1936, p. 504; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 184; G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, pp. 69, 176.