SERDAB
Termine architettonico usato dagli egittologi. Nelle tombe menfite è di regola ricavato, nel blocco compatto della mastaba, un piccolo vano sprovvisto di porte e originaria mente sprovvisto di finestre. In seguito, fessure o fori nella parete lo mettono in comunicazione con la statua più specificamente dedicata al culto. Questo locale, di assai modeste proporzioni, ha il nome archeologico di serdab (= cantina), ed è destinato a contenere le statue di coloro che son sepolti nella tomba. La statua è in grado di vedere, attraverso le fessure, lo svolgersi del rito funebre, senza però che nessuno possa vederla. È interessante notare che la estrema maggioranza delle statue giunteci dall'Antico Regno era contenuta in s., e non era, pertanto, esposta originariamente alla vista. Con il modificarsi della struttura funeraria anche il s. scompare dopo l'Antico Regno.
Bibl.: H. Junker, Giza, I-XII, in Bericht über die von d. Ak. d. Wiss. in Wien untertnommenen Grabungen auf dem Fr. des Alt. Reiches bei den Pyramiden von Gîza, in Denk. Ak. Wiss. in Wien, 69-75, Vienna 1929-55, passim.