Serego Alighieri, Conti di
Alighieri, La famiglia S., nella quale si estinse nel XVI secolo la discendenza diretta di D. mediante il matrimonio di Ginevra Alighieri con Marcantonio S., è originaria del vicentino ed ebbe antiche origini feudali. Secondo lo Spreti discenderebbe dalla gens italica dei Marassi cui attribuisce antiche origini romane e che nei secoli dell'alto Medioevo si sarebbe divisa in vari rami distinti col nome del luogo dove avevano possedimenti; così i Marassi che erano a Serego, comune dei Monti Berici in provincia di Vicenza, finirono per chiamarsi solo Sarègo o Serègo.
Secondo notizie di A. Canobbio (1604) sulla famiglia S., il primo di cui si ha notizia è Riprando, vivente nel 936, feudatario del contado vicentino, inurbatosi e abitante nella " contrata stratae maioris, sive putei a catenis ". I suoi discendenti appaiono fra i cittadini più influenti e ricchi di beni terrieri nel vicentino; un Ottone S. nel 1116, secondo lo Spreti, o nel 1117 secondo altri, fu infeudato dall'imperatore Enrico V a Vicenza dei beni di Serego e di altri paesi. Suo figlio Guiberto, sempre secondo lo Spreti, socio della Lega Veronese contro il Barbarossa, partecipò con il figlio Arnoldo al fortunato fatto d'arme contro l'imperatore a Vigasio di Verona il 2 giugno 1164. I suoi discendenti emergono fra i cittadini di Vicenza aderenti al partito ghibellino; ciò nonostante, quando Ezzelino conquistò Vicenza, i S. furono esiliati con gli altri maggiorenti della città. Nel 1335 nacque da Bonifacio di Uguccione, esponente del ramo principale della famiglia, Cortesia S., che nel 1375 trasferì a Verona gl'interessi della famiglia e pose le sue case in contrada Sant'Andrea. Ebbe parte di rilievo nella vita politica e nella difesa militare della signoria scaligera: fu infatti nominato da Bartolomeo e Antonio della Scala capitano generale dell'esercito; secondo la coeva cronaca del Marzagaia, non sarebbe stato estraneo all'uccisione di Bartolomeo ordinata da Antonio nel 1381; fu comunque loro cognato, avendo sposato nel 1380 una figlia illegittima di Cansignorio, Giacoma, che gli diede due figli e gli portò cospicue ricchezze in Valpolicella e nelle basse veronesi con le donazioni di Antonio della Scala del 22 ottobre 1381 e del 25 marzo 1382. Cortesia, ambasciatore degli Scaligeri presso i Visconti ed efficiente comandante generale delle truppe scaligere contro Sicco da Caldonazzo e i Carraresi, fu sconfitto nel 1386 da Giovanni d'Azzo degli Ubaldini al soldo di questi ultimi e morì, forse loro prigioniero, nello stesso anno. Nel 1387 Antonio della Scala perse la signoria; la sorellastra Giacoma, vedova di Cortesia, il 15 febbraio 1388 gli prestò 2200 ducati d'oro e gioielli per aiutarlo a riprenderla: ma Antonio morì il 3 settembre dello stesso anno e i ducati andarono perduti. La tradizione riconnette questo fatto al motto dei S. " Memoriale così va " che avrebbe avuto origine allora, completato in segreto da " chi presta i soldi ai principi mai più li rivedrà ". Cortesia II, figlio postumo del precedente, ebbe il 10 luglio 1434 dall'imperatore Sigismondo il titolo di conte del Sacro Romano Impero per sé e discendenti. Nell'aprile del 1549 Marcantonio S., figlio di Brunoro, appartenente, secondo quanto apprendiamo dai campioni d'estimo veronesi del 1545, a una delle due più ricche famiglie di Verona, sposa Ginevra Alighieri (di questo matrimonio esiste un'ampollosa descrizione in versi latini di Giusto Pilonni, poeta veronese). Il loro primogenito Pieralvise (n. 1550) ereditò nel 1562 dal canonico Francesco Alighieri (v.), zio della madre, i beni Alighieri (fra questi la proprietà di Gargagnago di Valpolicella il cui primo nucleo fu acquistato da Pietro Alighieri il 23 aprile 1353 e che ora è dell'attuale primogenito Dante S.A.) con l'obbligo per lui e discendenti di aggiungere al cognome S. quello Alighieri; ha così origine la famiglia S. A.; conservarono il cognome avito i discendenti dell'altro ramo, derivato da Alberto di Anton Maria di Pandolfo di Cortesia II, anch'esso tuttora fiorente in Verona.
Intorno al 1560 Marcantonio S. si fa progettare da Andrea Palladio la villa di S. Sofia in Valpolicella, rimasta incompiuta. Nel 1705 troviamo un Pieralvise S.A. capitano del lago di Garda e nel 1797 un Marcantonio S.A. presidente dell'intendenza alle artiglierie durante la sollevazione delle Pasque Veronesi e prigioniero poi dei Francesi; Brunoro suo fratello, luogotenente generale di Massimiliano I, re di Baviera, e governatore di Augusta, morì colà nel 1815. Federico (1766-1846), fratello dei precedenti, sposò la contessa Anna da Schio (1791-1829), donna di forte intelligenza e di nobile animo che fece di Gargagnago un centro di riunione di uomini colti di ogni tendenza politica: Vincenzo Monti, Ippolito Pindemonte, l'abate Cesari, i bresciani Camillo Ugoni e Giuseppe Nicolini vi s'incontrarono con particolare frequenza; il palazzo di via Leoncino a Verona fu un rifugio di carbonari ai quali Anna diede collaborazione di spirito e di denaro, subendo angherie e perquisizioni dagli Austriaci; a lei fu dedicata l'edizione della Commedia, secondo la lezione del codice Bartoliniano, pubblicata a Udine tra il 1823 e il 1828. Federico e Anna ebbero due figli: la figlia Maria Teresa (1819-1881), sposa all'archeologo bolognese conte Giovanni Gozzadini, ebbe l'amicizia di Carducci, Aleardi e Poerio; il figlio Piero (1815-1872) portò nel 1865 a Firenze, per il VI centenario dantesco, la bandiera di Verona abbrunata perché la città era ancora staccata dal regno d'Italia; nel novembre del 1866 fu eletto deputato al Parlamento italiano. Dante S.A. (1843-1895) suo figlio, fu sindaco di Venezia dal 1880 al 1889. Il figlio di questo, Pieralvise (1875-1943), si dedicò con fervore e competenza a sviluppare e ammodernare l'azienda agricola di Gargagnago che è ora del figlio primogenito Dante (nato nel 1905), fratello maggiore di chi scrive. Arma dei S.A. è uno scudo semitroncato partito; nel 1° d'oro all'aquila coronata di nero, linguata di rosso, col volo abbassato; nel 2° di rosso a tre spade d'oro poste in banda, una sull'altra; nel 3° d'azzurro al semivolo sinistro d'oro.
Bibl. - Fonti relative ai S.A. si trovano nelle pergamene dell'Archivio S.A. a Gargagnago; nell'Archivio di Stato di Verona: Catastico Alighieri dal 1353 al 1561: Fondo Pompei S., registro 14; Campioni d'Estimo 1545, registro 264 c. 255 r.; nella biblioteca Civica di Verona: G. Pilonni, L'ultima festa nuptiale in casa i Danti, ms. 1348, I, 113; A. Canobbio, ms. 2224; Albero Serego del 1902, cassone 10 m; A. Serego, La probabile origine di " Memoriale così va ", ms. 2295; si veda inoltre: F. Sansovino, Origini e fatti delle famiglie illustri d'Italia, Venezia 1670, 519; L.A. Muratori, Annali d'Italia, VIII, Lucca 1763, 331-332; P. di S.A., Dei Seratico e dei S.A., Torino 1865; [G. Gozzadini], Maria Teresa S.A. Gozzadini, Bologna 1884; G.B. di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, Pisa 1886; C. Cipolla, Antiche cronache veronesi, Venezia 1890; G. Biadego, Cortesia S. e il matrimonio di Lucia della Scala, Verona 1903; [P. di S.A.], Per i nostri figli, ad Anna nel XXV, ibid. 1927; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano 1928-1935; A. Scolari, Anna da Schio S.A., Verona 1952.