sereno (sost.)
Conformemente al latino serenum (v. per es. Virg. Georg. I 393 " soles et aperta serena "; Lucan. I 530 " Fulgora fallaci micuerunt crebra sereno "), equivale a " serenità ", " limpidezza " dell'aria, e quindi a " cielo sereno, limpido ": Vapori accesi non vid'io sì tosto / di prima notte mai fender sereno (Pg V 38); Di sopra fiammeggiava il bello arnese / più chiaro assai che luna per sereno / di mezza notte (XXIX 53); Quale per li seren tranquilli e puri / discorre ad ora ad or sùbito foco (Pd XV 13; si noti il plurale).
Può anche alludere al colore celeste dell'atmosfera, conseguenza della serenità, come in Pg XXX 24 l'altro ciel di bel sereno addorno, o alla sua " luminosità ", e valere senz'altro " luce ": quindici stelle che 'n diverse plage / lo cielo avvivan di tanto sereno / che soperchia de l'aere ogne compage (Pd XIII 5).
Ha relazione con la luce l'esempio figurato di Pd XIX 64 Lume non è, se non vien dal sereno / che non si turba mai: " questo è lo splendore divino, che mai non si turba, ma sempre sta chiaro " (Buti).