Vasil′ev, Sergej Dmitrievič
Regista e sceneggiatore russo, nato a Mosca il 4 novembre 1900 e morto a Leningrado il 16 dicembre 1959. Si deve al film Čapaev (1934; Ciapaiev) la celebrità di Sergej D. e Georgij N., a lungo conosciuti come fratelli, ma privi di alcun legame di parentela. I V. riuscirono a evitare la retorica, fondendo con finezza i ritratti dei due protagonisti così diversi, ma che si integravano a vicenda, e impressero alla rievocazione dei più incandescenti trascorsi rivoluzionari durante la guerra civile (l'azione ha luogo nel 1919, nelle steppe degli Urali) il respiro avvolgente della chanson de geste. Il film ebbe grande successo e fu molto amato da Stalin e dal pubblico popolare.
Arruolatisi nell'Armata rossa, combatterono durante la guerra civile. Successivamente entrambi svolsero attività giornalistiche; Sergej lavorò all'Istituto d'arte di Leningrado e Georgij in un istituto tecnico di Varsavia. La coppia mosse i primi passi negli studi Sovkino e si specializzò nel montaggio dei film francesi, tedeschi e americani importati in URSS e sottoposti a modifiche parziali dell'originaria struttura. Firmarono insieme numerose regie sino al 1943. A segnarne l'esordio fu Podvig vo l′dach (1928, Impresa tra i ghiacci), un documentario sulle operazioni di soccorso organizzate dalle autorità sovietiche per aiutare i superstiti della spedizione guidata da Umberto Nobile al Polo Nord.Il battesimo nella fiction avvenne con due film che non attrassero l'attenzione né della critica né degli spettatori: Spjaščaja krasavica (1930, La bella addormentata) e Ličnoe delo (1932, Una faccenda personale). Un certo interesse rivestiva il film del debutto, almeno nella tematica che gravitava attorno agli interrogativi sulla funzione sociale dell'arte. Ma fu con l'uscita di Čapaev che il successo arrise ai due registi. Il film narra di uno straordinario e talentoso capo militare, figlio del popolo, tutto istinto, intuito e astuzia, e di un commissario politico, un intellettuale, Dimitrij Furmanov, deciso a fornirgli il sale della politica e della più corretta ideologia. 'Tragedia ottimistica' fu definito un racconto che si concludeva romanticamente con la morte dell'eroe e nel quale appariva tradotto in un linguaggio diretto, chiaro e comprensibile la tensione formale che aveva caratterizzato le avanguardie sovietiche anche nel cinema. Non poche le sequenze degne di figurare in un'ideale antologia: l'attacco 'psicologico' sferrato contro l'esercito dei contadini dagli junkers, che, sigari in bocca e baionetta innestata, muovono all'assalto; la fine di Čapaev che nuota per sottrarsi invano alle pallottole dei 'bianchi'; il piano tattico del capo partigiano illustrato giostrando alcune patate su un tavolino ecc. Il film fu ampiamente strumentalizzato nelle polemiche che accompagnarono il convegno dei cineasti sovietici tenutosi dall'8 al 13 gennaio 1935, nell'intento di imporre le normative del realismo socialista sancite dal congresso degli scrittori, tenutosi l'anno preedente. I V. si prestarono, in compagnia di altri colleghi, a criticare duramente i massimi esponenti del periodo muto. I successivi film dei V. ‒ Voločaevskie dni (1937, I giorni di Voločaev), Oborona Caricyna (1942, La difesa di Caricyn), Front (1943, Fronte) ‒ non furono neppure lontanamente paragonabili a quel raro e solitario esito. Né lo furono i film che Sergej diresse da solo dopo la morte di Georgij (1946): gli spettacolari Geroi Šipki (1955, Gli eroi di Šipka) e V dni Oktjabrja (1958, Nei giorni dell'Ottobre). Dal 1955 al 1957 Sergej diresse gli studi cinematografici della Lenfil′m.
Kino. Enciklopedičeskij slovar′, Moskva 1987, ad vocem.