SERGIO II Papa
Alla morte di papa Gregorio IV (principio dell'844), mentre la fazione popolare acclamava papa il diacono Giovanni e riusciva ad introdurlo nel Laterano, l'aristocrazia laica elevò al pontificato S., un romano di famiglia nobile e che aveva il titolo di San Martino. S. destituì Giovanni ma non si curò di chiedere la conferma della sua elezione a Lotario. Questi, avvalendosi anche del fatto che l'elezione di S. era stata contestata, inviò a Roma il figlio Ludovico, il futuro imperatore Ludovico II, e suo zio Drogone vescovo di Metz. Per quanto l'esercito di Lotario si comportasse in territorio romano come in territorio di conquista, S. ricevette Lotario in Vaticano e, di fronte a 22 vescovi italiani in gran maggioranza appartenenti al regno longobardo, riuscì a provare la legittimità della sua elezione. Fu altresì confermato che la iussio dell'imperatore era necessaria per la consacrazione papale. S. diede l'unzione reale a Ludovico, fece prestare a lui dai Romani il giuramento di fedeltà e conferì a Drogone una specie di vicariato apostolico con giurisdizione sui vescovi dei paesi franchi. Partito Ludovico, S. lasciò praticamente le redini del governo a suo fratello Benedetto, missus imperiale e dal papa nominato vescovo di Albano e missus pontificio. Benedetto esercitò su Roma un'autorità pressoché tirannica attirando su sé e su S. il malumore del popolo e del clero, che accolsero come una specie di punizione divina la notizia dello sbarco dei Saraceni ad Ostia il 23 agosto 846. S. morì il 27 gennaio 847. A lui è dovuta la riedificazione della basilica di S. Martino e la fondazione del monastero annesso.
Bibl.: Liber Pontificalis, ed. L. Duchesne, II, Parigi 1892, pp. 86-105; Ph. Jaffè, Regesta, I, Lipsia 1881, pp. 327-29; lettere in Mon. Germ. Hist., epist., V, i: Karolini aevi III, Berlino 1898, pp. 583-85 (ed. a cura di A. de Hirsch-Gereuth). V. inoltre: L. Duchesne, Les premiers temps de l'état pontifical, 3ª ed., Parigi 1911, pp. 208-16; A. Silvagni, La basilica di S. Martino, in Arch. R. Soc. stor. patr., XXXV (1912), pp. 330-437, passim.