SERGIO IV
Romano, il suo nome di battesimo era Pietro. Era figlio di Pietro ("Peruncius" secondo alcune fonti) e Stefania. Il catalogo inserito, intorno al 1120, alle cc. 208v-211 del Martirologio di S. Maria in Trastevere (London, British Library, Add. 14801), sempre piuttosto bene informato riguardo ai pontefici romani, menziona anche il mestiere del padre, calzolaio, e la "regio" di provenienza, "Allapina" (da intendere probabilmente con "Ad Pinea", cioè quella adiacente alla via Lata). La maggior parte delle fonti gli attribuisce inoltre l'appellativo di "Bucca porca" o "Os porci". Prima di accedere al soglio pontificio (31 luglio 1009) egli fu per cinque anni vescovo della diocesi suburbicaria di Albano. È probabile che la sua elezione, come quella dei suoi predecessori Giovanni XVII e Giovanni XVIII, sia dipesa dalla volontà del "patricius" Giovanni II, esponente della famiglia romana dei Crescenzi. È vero infatti che Thietmaro (Thietmari Merseburgensis Chronicon, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, LIV, a cura di Fr. Kurze, 1889, p. 191), d'abitudine non reticente nel manifestare la propria ostilità nei confronti di Giovanni II e della sua fazione, sembra associare S. a Benedetto VIII, suo successore e membro della famiglia dei conti di Tuscolo rivale dei Crescenzi, definendoli entrambi "preclari". Il giudizio del cronista pare tuttavia da riferire ai numerosi privilegi concessi da entrambi i pontefici alla sede vescovile di Merseburgo, cui egli era a capo. La scarsità delle notizie disponibili non consente di cogliere altro che le linee generali dell'azione di S. alla guida della Chiesa di Roma. È comunque possibile rilevare come il nuovo pontefice mirasse a stabilire rapporti amichevoli con Enrico II. Subito dopo essere stato eletto, egli commissionò infatti il monumento funebre dedicato, in Laterano, al suo predecessore Silvestro II, amico intimo dell'imperatore Ottone III. La menzione, nell'epigrafe funebre di quel pontefice, di S. come committente dell'opera rendeva ancora più manifeste le intenzioni del papa. Anche la conferma degli importanti privilegi che già Giovanni XVIII aveva accordato alla diocesi di Merseburgo contribuì a rendere S. gradito agli ambienti imperiali. Per il resto, ben poche sono le notizie certe riguardo al suo pontificato, forse caratterizzato da alcuni timidi tentativi di avvicinarsi agli ambienti riformatori cluniacensi (cfr. ad es. B. Rosenwein, To be Neighbour of Saint Peter. The Social Meaning of Cluny's Property, 909-1049, Ithaca-London 1989, p. 191). La missione che egli inviò in Germania, nell'aprile 1012, con il compito di consacrare la cattedrale di Bamberga, la sede preferita da Enrico II, conferma il fatto che il pontefice tentò concretamente di avvicinarsi al sovrano. È anche possibile, ma non accertabile con sicurezza, che gli inviati pontifici recassero con sé l'invito al re di recarsi a Roma per essere incoronato imperatore. In ogni modo, qualunque piano S. avesse al riguardo, dovette essere interrotto dalla sua morte, avvenuta il 12 maggio 1012. Egli fu sepolto in Laterano e, stando alla testimonianza di Giovanni diacono, la sua tomba fu collocata "iuxta fores ecclesiae". L'epigrafe funebre di S. è ancora visibile in uno dei pilastri della navatella di destra. In essa è contenuto un accenno al fatto che egli avrebbe provveduto a sfamare la parte più indigente della popolazione romana. Ciò parrebbe indirettamente confermato da alcuni cataloghi di pontefici dell'XI secolo (in particolare quello redatto all'abbazia di Pomposa, codice Estense VI F 5², e quello contenuto nel codice Vat. lat. 629) secondo i quali, proprio nel corso del pontificato di S., Roma sarebbe stata colpita da una gravissima carestia, che avrebbe spinto il prezzo del pane a livelli insostenibili per i cittadini meno abbienti (Le Liber pontificalis, p. 266, alle note corrispondenti). Altri episodi, che la tradizione posteriore riferì con sicurezza al pontificato di S., appaiono invece poco credibili. Risulta ad esempio del tutto leggendaria la notizia, proveniente esclusivamente da fonti greche (per un elenco commentato cfr. D.M. Nicol, Byzantium and the Papacy in the Eleventh Century, "The Journal of Ecclesiastical History", 13, 1962, pp. 5 ss.), che egli, subito dopo essere stato eletto, avrebbe inviato al patriarca costantinopolitano Sergio II una professione di fede che conteneva il Filioque, terreno di scontro tra le due Chiese, provocando così la cancellazione dei nomi dei pontefici romani dai dittici di preghiera della Chiesa orientale. Allo stesso modo è difficile prestare fede a un documento, giunto a noi in copia della fine del sec. XI (a cura di J. Lair, "Bibliothèque de l'École des Chartes", ser. IV, 13, 1857, pp. 246-53), secondo il quale S., alla notizia della distruzione della chiesa del S. Sepolcro a Gerusalemme a opera del califfo Al-Hakim (18 ottobre 1009), avrebbe lanciato un appello per una crociata e si sarebbe proclamato pronto a guidare personalmente un esercito in Terrasanta. D'altra parte priva di conferma è anche la notizia (cfr. fra gli altri Platynae historici Liber de vita Christi ac omnium pontificum (1-1474), in R.I.S.², III, 1, a cura di G. Gaida, 1913-32, p. 179) secondo la quale il pontefice si sarebbe impegnato nella costituzione di un'alleanza di tutti i "principes Italiae" che cacciasse i Saraceni dalla penisola. Molto tarda (a. 1694) è anche la copia di un privilegio di conferma che S. avrebbe concesso il 21 gennaio 1011 all'arcivescovo di Benevento Alfano (la copia è conservata nella Biblioteca capitolare di Benevento, Cod. 27, c. 73). Fonti e Bibl.: Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach-S. Loewenfeld-F. Kaltenbrunner-P. Ewald, I, Lipsiae 1885, pp. 504 ss.; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, p. 266; J.F. Böhmer, Regesta Imperi, Papstregesten 1036-1074, a cura di H. Zimmermann, Wien-Köln-Graz 1998. J. Gay, Les papes du XIe siècle et la chrétienté, Paris 1926; P. Brezzi, Roma e l'Impero medioevale, Bologna 1947, pp. 185, 188; A. Gyesztor, The Genesis of the Crusades: the Encyclical of Sergius IV, "Medievalia et Humanistica", 5, 1948, pp. 3-34; H. Zimmermann, Papstabsetzungen des Mittelalters, Graz-Wien-Köln 1968, pp. 443-63; P. Toubert, Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IXe à la fin du XIIe siècle, I-II, Roma 1973, pp. 1016 n. 2, 1022, 1286. Dictionnaire de théologie catholique, XIV, 2, Paris 1941, s.v., coll. 1921-22; J.N.D. Kelly, The Oxford Dictionary of Popes, Oxford-New York 1986, s.v.; Dizionario storico del Papato, a cura di Ph. Levillain, II, Milano 1996, s.v., pp. 1373-74.