LUPI, Sergio
Nacque a Pesaro il 31 genn. 1908 da Francesco, ragioniere nell'amministrazione provinciale di Pesaro, e da Elisa Pittoni, morta quando il L. aveva appena quindici anni, un'esperienza che lo segnò profondamente. Dopo aver frequentato il liceo ginnasio nella città natale (1921-25), si dedicò agli studi di filologia moderna, sotto la guida del germanista G. Gabetti, nell'Università di Roma (1925-29), dove si laureò nel 1929 discutendo una tesi su "Il romanzo storico in Inghilterra prima di Walter Scott".
L'attività d'insegnamento del L., iniziata nel 1929, si svolse in diverse scuole dell'Italia centrale, interrompendosi temporaneamente nel 1933, quando si trasferì in Germania, presso l'Università di Francoforte sul Meno, per un soggiorno di studio che si protrasse fino al 1935. In questo lasso di tempo, nel 1934, si era unito in matrimonio con Maria Radovani. Rientrato in Italia, nel 1936-37 vinse il concorso per l'insegnamento del tedesco nelle scuole medie e si stabilì a Firenze. Nel 1938 ottenne un incarico d'insegnamento di lingua e letteratura tedesca presso l'Università di Urbino e nello stesso anno, a Roma, sostenne il concorso per la libera docenza in letteratura tedesca. Nel 1939 Gabetti lo incoraggiò a trasferirsi a Vienna, dove fu lettore di italiano in quell'Università (fino al 1941), ricoprendo inoltre l'incarico di vicedirettore dell'Istituto italiano di cultura. Dal 1941 fu Gast-Professor nell'Università di Vienna. Abbandonata l'Austria nel 1943, nel 1945 venne chiamato all'Istituto universitario orientale di Napoli come professore straordinario di lingua e letteratura tedesca; nel 1948, dopo aver vinto il concorso di filologia germanica, si trasferì come ordinario all'Università di Messina. Nel 1950 fece ritorno all'Orientale di Napoli dove, oltre a insegnare filologia germanica, fu anche titolare della cattedra di lingua e letteratura tedesca. Dal 1961 successe a L. Vincenti come docente di lingua e letteratura tedesca nell'Università di Torino, dove concluse la carriera universitaria.
Il L. morì, infatti, prematuramente a Torino il 15 genn. 1970.
L'opera critica e storiografica del L., costantemente animata da un'intensa problematica religiosa, appare dominata da una duplice esigenza: da un lato l'attenzione per il valore poetico, finalità dell'analisi letteraria e strumento per comprendere la realtà dell'anima; dall'altro, la coscienza severa del rigore filologico, l'applicazione minuziosa al dato concreto, che soli consentono di cogliere pienamente i valori dello spirito. Il L. si può definire uno degli ultimi critici spiritualistici - uno spiritualismo, tuttavia, lontano da ogni tentazione irrazionalistica - ma anche uno degli ultimi rappresentanti della scuola filologica, uno studioso che seppe accostarsi con la medesima perizia sia ai primordi della poesia germanica sia a un autore contemporaneo come B. Brecht. Le due direttrici lungo le quali si mosse l'attività scientifica del L. furono quindi scrupolo filologico e anelito religioso alieno da qualsiasi dogmatismo confessionale.
Nell'insegnamento e nella ricerca il L. affrontò periodi cruciali della storia della letteratura tedesca, dalla Riforma al Barocco, dall'Illuminismo alla modernità, mostrando un'attenzione particolare per autori quali F. Hölderlin, J.G. Hamann, H. von Kleist, E. Mörike, J. von Eichendorff, J.C. Günther, A. Stifter, Brecht, sui quali tornò più volte con traduzioni, monografie, articoli. Nell'ambito degli studi di filologia, che fino a un certo punto sembrò prediligere, il L. si dedicò all'epica del IX secolo.
In particolare si applicò a due testi assai enigmatici e controversi per datazione e attribuzione: Heliand (I problemi esterni del "Heliand", in Annali dell'Istituto universitario orientale di Napoli, sez. germanica, 1958, pp. 115-137), poema antico-sassone sulla vita di Gesù, una delle maggiori creazioni dell'età carolingia, e Sant'Elena (Cynewulf, Sant'Elena, Napoli 1951, con introduzione, versione, note e glossario del L.; poi ristampato, con introduz. e una nota bibliogr. di F. De Vivo, ibid. 1993), storia del ritrovamento della vera croce a opera della madre di Costantino, uno dei capolavori della poesia inglese delle origini. Il L. ha avuto il merito di sottolineare l'influsso determinante della cultura classico-cristiana sulle più note opere della letteratura germanica; e anche nella raccolta de I più antichi documenti letterari tedeschi da lui curata (in collab. con U. Schwab, Napoli 1963) l'umanesimo benedettino e la poesia di lingua latina recuperano lo spazio che meritano nel panorama di un'epoca che vede gradualmente affermarsi il "teodisco" come lingua letteraria. Il discorso dell'innesto di contenuti cristiani nella tradizione poetica pagana è comunque affrontato nel modo più esauriente nella Sant'Elena (il L., tra l'altro, fornisce l'unica versione italiana del poema); oltre all'analisi della problematica storica e formale, con acute osservazioni sul processo di simbiosi tra cultura classica, religione cristiana e civiltà anglosassone, egli ricava dalle scarne note autobiografiche inserite nel poema l'immagine del suo autore, Cynewulf, poeta alle prese con il travaglio storico che segna il passaggio a una nuova concezione della poesia.
Cynewulf non è l'unico poeta travolto da una crisi personale che a sua volta rispecchia ed esalta in modo esemplare le contraddizioni del suo tempo: il L., che si mostra attratto, come studioso, soprattutto dal travaglio di destini tragici, dalle anime "dilacerate", ha scritto spesso su personalità affini, da Günther (Güntheriana, in Studi germanici, 1940, n. 5-6, pp. 365-391; Johann Christian Günther, Napoli 1947) a Stifter (Nota su Stifter, in Messana. Annali dell'Università di Messina, 1950, pp. 43-70), da Hölderlin (Hölderlin e il mito del paradiso perduto, in Arte e storia. Studi in onore di L. Vincenti, Torino 1965, pp. 169-210; F. Hölderlin, Inni, odi, elegie, ibid. 1966) a Kleist (Coscienza e inconscio nell'arte di H. von Kleist, Firenze 1969), a F. Nietzsche (L'aforismo 423 della "Morgenröthe" di Nietzsche, in Atti dell'Acc. delle scienze di Torino, XCIV [1959-60], pp. 1-51), e soprattutto Hamann (J.G. Hamann, Scritti e frammenti di estetica, Firenze 1938, con introduz., versione e note del L.).
Dal saggio su Hamann, uno snodo fondamentale dell'itinerario critico del L., traspare già la volontà di iscrivere la poesia - che è ansia di verità, di armonia realizzata fra lo spirito dell'uomo e l'anima dell'universo - in una dimensione etico-religiosa accessibile non tanto all'esercizio rigoroso dell'intelletto quanto piuttosto al travaglio di un'anima disposta a impegnarsi in una difficile sfida, la cui posta rappresenta insieme la conquista di Dio e del mondo.
Nell'ottica dello studioso, come si è detto, il termine "religioso" copre un significato assai ampio che si innesta nella specifica problematica della spiritualità tedesca. Tale prospettiva si delinea chiaramente nelle analisi dedicate dal L. al Seicento tedesco, a temi e poeti del barocco, un periodo dominato dalla sofferta esperienza religiosa vissuta dalla Germania nel XV e XVI secolo, in cui tutte le energie vitali appaiono protese alla meta del rinnovamento religioso. Nella fondamentale antologia dedicata ai Poeti religiosi tedeschi del Seicento (Milano 1963) - da M. Opitz ad A. Gryphius a Günther - la matrice religiosa del fatto artistico si rivela gradualmente, man mano che lo studioso procede nell'esplorazione del mondo interiore dei poeti prescelti.
Emerge con particolare rilievo in quest'opera la critica culturale mossa dal L. al luteranesimo - che ricorre anche in altri studi, su Hölderlin, Gryphius, Kleist - motivata dal rifiuto di una divinità inaccessibile all'uomo e alla ragione e dall'adesione a una religione vissuta come senso armonioso e sacro dell'umano. Quella che il L. definisce la "pausa luterana" è interpretata come una sorta di stallo nell'evoluzione spirituale tedesca, anzi un regresso al Medioevo antiumanistico: attraverso la scelta dei suoi poeti, lo studioso mette in risalto i fermenti innovativi della componente umanistico-rinascimentale in contrapposizione al filone protestante.
Gli anni trascorsi a Torino come docente universitario furono per il L. i più densi di lavoro e di realizzazioni pratiche. Innanzitutto l'avvio della sua ultima fatica letteraria, l'imponente Dizionario critico della letteratura tedesca della UTET: ideato dallo studioso - che è anche autore di alcune importanti voci, tra cui Friedrich Hölderlin, Ulrich von Hutten (con L. Quattrocchi), Illuminismo, Umanesimo tedesco (con W. Bauer) - e da lui diretto fino alla morte, vide la luce dopo la sua scomparsa (I-II, Torino 1976).
In un ambiente che gli era più congeniale di quello napoletano il L. chiarì ulteriormente la sua concezione della critica, alla quale è assegnato il compito di promuovere infaticabilmente la ricerca di ciò che è "nascosto" nel fenomeno artistico e che può manifestarsi solo a patto che il critico sappia sintonizzare la propria anima con quella dell'autore. Nell'ultimo saggio dedicato a Brecht (1969) il L. dichiara infatti che "l'esegesi critica riesce soltanto a una sorta di conoscenza-amore": il processo interpretativo non prende le mosse dal contatto con l'opera ma con l'anima dell'artista. Dunque, in quest'ultimo periodo di riflessione, il dialogo fra critico e poeta sembra instaurarsi non a livello razionale bensì nell'ambito di una categoria emozionale più profonda. Il mistero dell'arte non sembra risolvibile nella categoria della storia quanto piuttosto nella sfera intima ed esclusiva dell'anima individuale, dove la purezza del sentimento riscatta ogni dissonanza e, nella creazione poetica, ricompone l'armonia di uomo e cosmo per instaurare quella "religione dell'umano" cui è riconducibile tutto il pensiero del Lupi. E proprio in questa prospettiva critica appare singolare l'approccio del L. con l'autore contemporaneo tedesco "irreligioso" per eccellenza, appunto Brecht, con il quale si confrontò in due riprese (Tre saggi su Brecht, Milano 1966 e Il dio noto e il dio ignoto di Bertolt Brecht, in Riv. di storia e letteratura religiosa, V [1969], pp. 554-589): esplorandone l'opera, scorge anche in questo caso il trionfo del cuore sull'intelletto e l'affermazione del divino nell'uomo; l'autore, moralista integrale e raffinato intellettuale che ama i deboli e i miseri, è definito dal L. "defensor pauperum" animato da una "mistica" volontà di rinnovamento dell'uomo.
Il L. collaborò a numerose riviste e, in particolare, diresse la sezione germanistica degli Annali dell'Istituto universitario orientale di Napoli e fu condirettore della Rivista di storia e letteratura religiosa fondata nel 1965.
Fra le opere del L. ricordiamo ancora: Il Romanticismo tedesco. Contributo per una nuova intuizione dello spirito e dell'arte (Firenze 1933); La letteratura tedesca da M. Opitz a B.H. Brockes (Napoli 1946); La letteratura tedesca dall'Aufklärung allo Sturm und Drang (ibid. 1947); Grammatica del sassone antico (con G. Manganella, ibid. 1956); Saggi di letteratura tedesca (Torino 1973: pubblicati postumi a cura di C. Magris che lo ricorda come suo "maestro di germanistica"). Il L. svolse anche un'intensa attività di traduttore e curatore di numerose edizioni di importanti autori tedeschi e italiani tra cui: J. von Eichendorff, Dalla vita di un buonannulla (Milano 1947); F.G. Klopstock, Oden (Napoli 1947); Ioannis Ioviani Pontani De sermone libri sex (con A. Risicato, Lucani 1954); A. Gryphius, Aemilius Paulus Papinianus (Torino 1965).
Fonti e Bibl.: L. Forte, In memoria di S. L., in Studia Oliveriana, XIX (1971-72), pp. 139-148; Studi di letteratura religiosa tedesca in memoria di S. L., Firenze 1972; A. Dell'Agli, S. L., in Studi germanici, n.s., XI (1973), pp. 141-146; C. Magris, Ricordo di S. L., in S. Lupi, Saggi di letteratura tedesca, Torino 1973, pp. 1-15; G. Dolei, L'entelechia critica di S. L., in Atti della Acc. Peloritana dei Pericolanti, cl. di lettere, filosofia e belle arti, CCLVI (1985), vol. 61, pp. 127-136; U. Schwab, Alla memoria di S. L., ibid., pp. 81-126; Giornata celebrativa in ricordo di S. L., a cura di D. Poli, Macerata 1990; F. Chiusaroli, Sulla letteraturizzazione nell'antica Germania. Il contributo di S. L. alla critica filologica del Novecento, in Parallela 10. Sguardi reciproci. Vicende linguistiche e culturali dell'area italofona e germanofona. Atti del X incontro italo-austriaco dei linguisti, Udine-Gorizia( 2002, a cura di R. Bombi - F. Fusco, Udine 2003, ad indicem.