PARONETTO, Sergio
PARONETTO, Sergio. – Nacque il 14 gennaio 1911 a Morbegno (Sondrio) da Antonio, professore di matematica di origini trevigiane, e Rosa Dassogno, figlia di un agiato agricoltore valtellinese. Alcuni anni dopo nacque la sorella Vera.
Seguendo gli spostamenti della famiglia trascorse l’infanzia tra Brescia, Massa e Ivrea città, quest’ultima, nella quale frequentò le scuole medie e superiori. Al termine degli studi liceali prese parte a un viaggio premio in Ungheria, riservato agli ottanta migliori studenti d’Italia, dove contrasse una malattia reumatica che ne compromise stabilmente la salute. Nel 1928 la famiglia si trasferì a Roma, e qui Sergio s’iscrisse alla facoltà di scienze politiche, potendo fruire di borse di studio. Il suo curricolo universitario coniugò lo studio delle idee e quello delle trasformazioni economiche e politiche in atto, insieme a una viva attenzione per l’indagine dei processi storici. Da studente curò la pubblicazione delle Lezioni di storia delle colonie e politica coloniale, del professor Camillo Manfroni, mentre per la tesi di laurea scelse il tema L’unione economica e doganale fra gli Stati italiani prima del ’48 nel processo di unificazione economica nazionale, relatori Gioacchino Volpe e Alberto De’ Stefani, discussa nel 1932 con il massimo dei voti.
Nel frattempo iniziò a frequentare l’ambiente della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI), guidata da Igino Righetti con assistente generale don Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI). Prese parte attiva al Circolo romano, dove organizzò i gruppi di studio, e intervenne ai congressi nazionali. Avviò allora anche la collaborazione con le riviste Azione Fucina e Studium, cimentandosi subito con temi impegnativi (come quello del suo primo articolo su Studium, Ambiente e metodo nelle scienze sociali). Con gli amici della FUCI s’interessò del patrimonio di idee che il pensiero sociale cattolico aveva sviluppato nel suo periodo ‘classico’, dopo la Rerum Novarum, convincendosi che la tradizionale ‘dottrina sociale’ fosse bisognosa di rinnovamento.
Nella grave crisi esplosa nel 1931 nei rapporti tra regime fascista e Azione cattolica – quando lo stesso Pio XI s’impegnò per difendere l’organizzazione religiosa, tanto radicata nel Paese e salvaguardata dagli stessi Patti Lateranensi, dall’accusa di essere un «pericolo dello Stato» e si oppose fermamente alla concezione fascista di religiosità e alla pretesa di imporre tessera e giuramento fascista come «condizione per la carriera, per il pane, per la vita» (lettera enciclica Non abbiamo bisogno, 29 giugno 1931) – Paronetto, che peraltro non aveva condiviso la posizione tenacemente antifascista degli ex popolari, sperimentò direttamente l’aggressione fisica e la chiusura temporanea dei circoli degli universitari cattolici.
Nel 1932 fu eletto membro del Consiglio nazionale della FUCI, assistendo alle polemiche che avevano come bersaglio le posizioni intellettualmente più impegnate ed esigenti sul piano morale e che portarono alle dimissioni nel 1933 di monsignor Montini da assistente locale e nazionale. Paronetto, schieratosi dalla parte di Montini e di Righetti, fu espulso dal Circolo romano; continuò però a essere attivo nella FUCI e fu tra i fondatori del Movimento laureati di Azione cattolica.
Per anni la sua abitazione fu luogo di ritrovo di un gruppo di amici appassionati dell’opera di S. Tommaso, che leggevano nei testi originali secondo l’insegnamento di Montini di considerare il pensiero tomistico una «vivente filosofia perenne innestata sul realismo critico» (S. Paronetto, Osservatorio, in Studium, XLI (1945), p. 30). Nello stesso solco montiniano rientrava l’atteggiamento di sincero riconoscimento dei valori autonomi della cultura moderna e la ricerca di una «più intima comprensione tra cultura laica e cultura ecclesiastica» (Maggi, 1982, p. 459).
Dopo la laurea lavorò per qualche mese come capo redattore all’Illustrazione vaticana, sino a quando Pasquale Saraceno conosciuto a Roma (nativo anch’egli di Morbegno e lontano parente della madre) lo segnalò all’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI). Paronetto prese servizio il 1° gennaio 1934 e, dopo un breve periodo all’Ufficio studi, fu messo a capo della Segreteria tecnica. In questo ruolo iniziò a collaborare con Donato Menichella e gli altri dirigenti alle più delicate operazioni di riassetto industriale e bancario effettuate dall’istituto, operazioni di ampio respiro con effetti duraturi sulla struttura industriale del Paese.
Contribuì allo studio del Comitato per la siderurgia bellica speciale (nel 1934-35), alla sistemazione della Unes (1935), ai lavori di riordinamento marittimo, alla riforma bancaria (nel 1936), agli studi sulla siderurgia, alla costituzione di Finsider e alla realizzazione del nuovo impianto Siac di Genova Cornigliano, alla riforma dello statuto dell’ente (1937), agli studi sulla produzione di cellulosa (1939-42) e all’attività e gestione finanziaria di alcune aziende chimiche (Arenella, Società italiana potassa, Società asfalti, bitumi, combustibili e derivati, Cellulosa cloro soda, Cellulosa nazionale ecc.). In questa sorta di laboratorio maturò una linea di pensiero tesa a coniugare intervento pubblico ed economia di mercato, e destinata ad avere una significativa influenza sul cattolicesimo politico e sociale del dopoguerra.
Dopo il 1937 la fase delle grandi operazioni all’IRI si esaurì e l’attività si venne «spezzettando in numerose pratiche di minore importanza» (M.L. Paronetto Valier, 1991, pp. 32 s.). In quegli anni si dedicò più intensamente ai Laureati cattolici e alle Settimane di cultura religiosa che annualmente, dal 1936, si tenevano presso il Cenobio di Camaldoli. Nel contempo intensificò la sua collaborazione alla rivista Studium, di cui fu segretario di redazione e, durante la guerra, animatore e ispiratore. Nella primavera del 1940 fu eletto vicepresidente della casa editrice Studium. Oltre a riproporre i documenti del pensiero sociale cristiano che negli ultimi anni si era significativamente ampliato, progettò una nuova collana intitolata «Esami di coscienza». Intanto, sottolineava in alcuni articoli l’esigenza di una morale ispirata al principio di una maggiore giustizia sociale quale fondamento della classe dirigente che avrebbe assunto il compito di ricostruire il Paese (Morale “professionale” del cittadino; Professione e rivoluzione, in Studium, 1943-44).
Nell’autunno 1943 rifiutò la nomina a direttore generale dell’IRI al posto di Menichella, che lo avrebbe obbligato a seguire a Milano l’istituto – in ottemperanza alla legge che, dopo la creazione della Repubblica sociale italiana, impose a enti di diritto pubblico, ministeri e amministrazioni il trasferimento delle sedi centrali al Nord – preferendo accettare la responsabilità dell’‘ufficio stralcio’ dell’IRI a Roma con la qualifica di vicedirettore. Durante l’occupazione tedesca della capitale entrò in collegamento con i rappresentanti clandestini del governo italiano e, sfruttando la propria posizione, sostenne finanziariamente la resistenza. Furono altresì mesi di intensissimo impegno politico-culturale. Le riunioni clandestine di ex popolari e membri della Democrazia Cristiana (DC) e l’uscita dei primi numeri de Il Popolo avvennero in casa Paronetto.
La sua visione aperta e critica e la competenza economica maturata all’IRI erano tenute in grande considerazione. Predispose per Alcide De Gasperi e la DC alcuni studi sulla natura e sui limiti dell’intervento dello Stato in economia, sulla funzione dell’IRI, sulla necessità di riforme strutturali, per esempio in materia di diritto al lavoro; studi che, nonostante le diversità di opinioni, tanto lo statista trentino quanto la DC ripresero largamente: il primo nel suo ‘testamento politico’ e la seconda nelle Idee ricostruttive, primo abbozzo di programma politico del partito. Alcuni incontri tra personalità di diverso orientamento politico (come Giuseppe Capograssi, Ludovico Montini, Pietro Campilli, Roberto Ago, Bruno Visentini, Guido Carli, Giuseppe Mira, Vittorino Veronese e Francesco Giordani) furono dedicati a trattare dei principi e degli ordinamenti da seguire nella ricostruzione economica del Paese.
Risalgono al 1944-45 diversi suoi contributi destinati alla dirigenza dell’IRI e della DC in cui rifletteva con rigore e respiro culturale su quanto delle istituzioni ereditate dal passato fosse compatibile con una compiuta democrazia politica ed economica. Altri suoi articoli rivelano come il dibattito sul destino del capitalismo – dalla tesi della ‘rivoluzione manageriale’ a quella sul ‘collettivismo burocratico’ e sulla ‘rivoluzione dei direttori’ avvenute in Unione Sovietica – suscitasse vivo interesse tra i dirigenti dell’IRI, la cui capacità di indirizzare le imprese verso obiettivi di maggior socialità li accreditava a guidare l’economia italiana dopo la caduta del regime.
Il problema dei capi d’azienda era essenziale per il rinnovamento del Paese e Paronetto era convinto del «vitale essenzialissimo apporto» che i dirigenti «e solo essi possono dare alla costruzione della nuova democrazia sociale […] Se vi è una categoria professionale dalla quale il rinnovamento sociale può molto attendersi, qualora essa prenda coscienza dei compiti che le spettano è proprio quella dei tecnici e in particolare dei capi dei nuclei produttivi» (Studium, XLI, 1945, n. 3-4, p. 101).
Paronetto auspicava che il mondo cattolico tornasse ad approfondire gli studi sociali. Quando l’Azione cattolica si propose di rivitalizzare l’ICAS (Istituto Cattolico di Attività Sociali) e ne affidò il compito ai Laureati cattolici, la Settimana di Camaldoli del 1943 fu dedicata ai limiti giuridici ed economici della proprietà e si decise di studiare un testo di «cultura sociale» alla luce della nuova morale cattolica rispetto a quella del Codice di Malines, risalente a vent’anni prima. Paronetto s’impegnò a organizzare la settimana (alla quale non poté però partecipare) e in una successiva serie di incontri tenuti presso la sua abitazione a Roma coordinò, insieme a Saraceno, l’elaborazione della prima bozza del ‘codice’, ne scrisse varie parti e ne curò l’edizione. A tutto ciò collaborò anche Maria Luisa Valier, conosciuta tra i Laureati cattolici e sposata il 26 luglio 1943. Il volumetto Per la Comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale, a cura di un gruppo di studiosi amici di Camaldoli, uscito nell’aprile del 1945 – un mese dopo la sua scomparsa – ebbe una grande influenza sui dirigenti cattolici impegnati nella fase costituente.
Morì per un attacco cardiaco a Roma il 20 marzo 1945.
Articoli e rubriche curate da Paronetto sono presenti su Azione Fucina e Studium; alcuni testi raccolti dopo la sua morte, insieme a inediti tratti da diari e lettere, sono in Ascetica dell’uomo d’azione, prefazione di G.B. Montini, Roma 1948. Un’altra silloge dei suoi scritti, editi e inediti, si trova in M.L. Paronetto Valier, S. P. Libertà d’iniziativa e giustizia sociale, Roma 1991.
Fonti e Bibl.: Si conserva a Roma, presso l’Archivio storico dell’Istituto Luigi Sturzo, il fondo S. P. con importanti documenti riguardanti la preparazione del Codice di Camaldoli. Documentazione sui familiari (della madre, della sorella Vera, della moglie) è all’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI, Roma; corrispondenza è segnalata anche negli archivi degli esponenti e degli assistenti della FUCI e dei Laureati cattolici, come il fondo Adriano Bernareggi presso l’Archivio della Curia arcivescovile di Bergamo. Relazioni e carteggi, come funzionario dell’IRI, sono a Roma, Archivio centrale dello Stato, Archivio Iri, Numerazione rossa (Pratiche societarie); Numerazione nera (Pratiche degli uffici), varie serie; fondo Pasquale Saraceno. Sul documento a De Gasperi richiamato nel testo cfr. De Gasperi scrive. Corrispondenza con capi di Stato, cardinali, uomini politici, giornalisti, diplomatici, a cura di M.R. De Gasperi, Brescia 1974, I, pp. 344-350 e P. Scoppola, La proposta politica di De Gasperi, Bologna 1977, ad ind. Oltre alle commemorazioni nel decennale della morte, G. Maggi, P. S., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, dir. da F. Traniello - G. Campanini, II, I protagonisti, Casale Monferrato 1982, pp. 458-462; Ricordo di S. P., in Studium, LXXXI (1985), 4, pp. 421-459; B. Bertoli, S. P. e la vigilia della nuova presenza dei cattolici in Italia nel passaggio dal fascismo alla democrazia, in Humanitas, n.s., XLVII (1992), 3, pp. 366-376; R. Bonuglia, Tre valtellinesi al servizio dello Stato: Saraceno, Vanoni e Paronetto, in Élite & storia, n.s., II (2006), 1, pp. 44-64; Casa Paronetto, dove è passata la Storia. Intervista a Marisetta Paronetto Valier, a cura di R. Balduzzi - L. Rolandi, in Coscienza, 2010, 1, pp. 53-58; G. Farese - S. Baietti, S. P. and the Italian economy between the industrial reconstruction of the 1930s and the reconstruction of Italy in the 1940s, in The Journal of the European economic history, XXXIX (2010), 2, pp. 411-425; i saggi raccolti in S. P. e il formarsi della Costituzione economica italiana, a cura di S. Baietti - G. Farese, Soveria Mannelli 2012; A.A. Persico, Pasquale Saraceno: un progetto per l’Italia, Soveria Mannelli 2013, ad indicem.
Sulla partecipazione alla FUCI e al Movimento Laureati di Azione cattolica: G. Marcucci Fanello, Storia della Fuci, Roma 1971, ad ind.; R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna 1979, ad ind.; M.L. Paronetto Valier, Una fiera contesa per una cosa da nulla. La crisi del Circolo romano della Fuci nel 1933, in Studium, LXXVII (1981), 1, pp. 25-44; Ead., Obbedienza e libertà: la ‘svolta’ del ’38 e il Movimento Laureati Cattolici, in Studium, LXXVIII (1982), 3, pp. 344-372; A. Ferrari, La preparazione di una classe dirigente nella crisi economica e politica (1922-1945), in Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia, XXX (1995), 2, pp. 116-131.
Sull’attività all’IRI: M. Cavazza Rossi, S. P. e Pasquale Saraceno: un incontro (1936-1945), in Economia pubblica, XXIII (1993), 4-5, pp. 159-171; Ead., Pasquale Saraceno, S. P. e la politica autarchica dell’Iri, in Pensare l’Italia nuova. La cultura economica milanese tra corporativismo e ricostruzione, a cura di G. De Luca, Milano 1997, pp. 231-246; F. Ricciardi, I ‘tecnocrati riformisti’ e la ricostruzione in Italia, in Storia in Lombardia, XXVII (2007), 2, p. 75; R. Ferretti, L’Iri durante il fascismo: struttura organizzativa, burocrazia e prassi amministrativa, in Storia, amministrazione, costituzione, XIX (2011), pp. 192 s.; G. Fumi, Dalla fine del fascismo allo statuto del 1948, in Storia dell’IRI, I, Dalle origini al dopoguerra, 1933-1948, a cura di V. Castronovo, Roma-Bari 2011, pp. 521-526, 559-561; R. Ferretti, L’Iri nel sistema politico-amministrativo fascista, in Amministrare, XLIII (2013), 1, pp. 143-146.
Tra i molti lavori sul Codice di Camaldoli si soffermano sul ruolo di Paronetto: M.L. Paronetto Valier, ‘Esami di coscienza’. Una iniziativa editoriale, in Studium, LXXI (1975), 5, pp. 743-760; P. Giuntella, Una rilettura. Il Codice di Camaldoli, in Appunti, I (1976), pp. 21-44; M.L. Paronetto Valier, Il Codice di Camaldoli fra storia e utopia, in Studium, LXXIV (1978), 1, pp. 61-90; Ead., Il Codice di Camaldoli, in Democrazia Cristiana e Costituente nella società del dopoguerra: bilancio storiografico e prospettive di ricerca, a cura di G. Rossini, I, Le origini del progetto democratico-cristiano, Roma 1980, pp. 239-261; G. Maggi, Una proposta di cattolici per l’Italia dopo il fascismo: il ‘Codice di Camaldoli’, in Humanitas, XXXVII (1982), 4, pp. 661-684; M.L. Paronetto Valier, La redazione del Codice di Camaldoli, in Civitas, XXXV (1984), 4, pp. 9-16; R. Bonuglia, La Ricostruzione cattolica: il Codice di Camaldoli, in Economia e politica da Camaldoli a Saragat (1941-1971), a cura di Id., Roma 2005, pp. 17-63; Id., Tra economia e politica: Pasquale Saraceno, Roma 2010, pp. 167 ss.