PETRUCCIOLI, Sergio
PETRUCCIOLI, Sergio. – Nacque a Terni il 31 luglio 1945, secondo di tre figli, da Ilvet, tecnico presso le Ferrovie dello Stato, e da Iole Fabbri. Il nonno paterno, di origini romagnole, si era trasferito a Terni per lavorare presso le acciaierie. Petruccioli visse a Foligno fino all’età di tredici anni, quindi si trasferì con la famiglia a Roma.
Dopo la maturità classica, conseguita nel 1963 al liceo Pilo Albertelli, si iscrisse alla facoltà di architettura di Roma in concomitanza con l’inizio di un periodo di grande fermento durante il quale la ‘chiusura’ accademica sembrava finalmente essersi incrinata: oltre a Bruno Zevi, da poco titolare della cattedra di Storia dell’architettura, numerose nuove figure di spicco, tra le quali Ludovico Quaroni, Paolo Portoghesi, Maurizio Sacripanti «promettevano di dare forte impulso a una formazione professionale e intellettuale capace di tenere assieme idee estetiche, condizioni tecniche e funzione direttiva nelle politiche di progettazione urbana» (Trombadori, 2006, p. 1).
La formazione universitaria fu strettamente legata agli eventi che caratterizzarono l’intero corso degli anni Sessanta quando, nel 1966, l’ateneo romano e la facoltà di Valle Giulia per prima vennero occupati, Petruccioli era già, «con la sua voce garibaldina» (p. 3), tra i principali artefici della protesta. In seguito, con Franco Russo, divenne uno dei personaggi chiave del movimento studentesco romano (Sansonetti, 2004).
Nel 1968, con Duccio Staderini e Massimiliano Fuksas, studenti del quinto anno di architettura, Valerio Veltroni e Oreste Scalzone, rispettivamente al primo e al terzo anno di filosofia, Petruccioli prese parte all’incontro con Alberto Moravia organizzato da Nello Ajello nella sede del settimanale L’Espresso, un vero e proprio ‘processo’ nel corso del quale lo scrittore si confrontò in merito a numerose questioni di attualità politica e fu chiamato a rendere conto di alcune sue scelte giudicate ideologicamente non coerenti, come la collaborazione al Corriere della sera.
Negli ultimi anni del corso di studi Petruccioli entrò a far parte del gruppo coordinato da Portoghesi che di lì a poco avrebbe fondato la rivista Controspazio; fu membro della redazione fino al 1970.
In quegli stessi anni redasse circa cinquanta voci monografiche per il Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica (DEAU), un’opera in sei volumi edita nel 1969 riguardante architetti di epoca moderna e contemporanea, correnti architettoniche e tematiche inerenti la progettazione.
Ancora con Portoghesi collaborò a un progetto di ricerca, promosso dall’Istituto di materie umanistiche della facoltà di architettura del Politecnico di Milano, volto alla catalogazione delle fonti teoriche di supporto allo sviluppo delle correnti dell’architettura moderna e contemporanea: i risultati furono raccolti nel primo volume dell’antologia Strumenti della cultura marxista per la critica architettonica e urbanistica (Milano 1970).
Si laureò nel 1970 con Saul Greco, discutendo una tesi sul recupero e la ristrutturazione della fascia periferica di Roma lungo la via Tuscolana. Da quel momento profuse il proprio impegno intellettuale e umano interamente nella professione e nell’attività didattica, che portò avanti senza interruzioni dal 1971 presso la facoltà di architettura di Roma. ‘Laureato addetto alle esercitazioni’ e quindi contrattista dal 1976, nel 1980 vinse il concorso per assistente; nel 1985 ebbe l’idoneità a professore associato e nel 1992 divenne ordinario del corso di composizione architettonica.
Il 20 dicembre 1968 Petruccioli aveva sposato Micaela (Michi) Staderini (1943-1994), esponente di rilievo del movimento femminista italiano e fondatrice, nel maggio 1979, del Centro culturale Virginia Woolf; nel marzo 1970 nacquero i figli Daniele e Lorenzo.
L’attività progettuale ebbe inizio con Claudio D’Amato nello studio al n. 50 di piazza Paganica.
Nel 1971 progettò e diresse i lavori della sua prima opera, un edificio costituito da ventisei alloggi e negozi a Latina per conto della cooperativa Edilviola. Nel 1972 prese parte al concorso per la realizzazione del centro direzionale del capoluogo pontino. La prima importante opportunità professionale che gli valse l’attenzione della critica nazionale e internazionale giunse con la casa Zecca a Palinuro, progettata nel 1973, attraverso la quale Petruccioli, grazie anche a quello che egli stesso definì un committente «eccezionale», ebbe la possibilità di affrancarsi da quella fisiologica «convenzionalità resinosa del principiante» (Sergio Petruccioli. Fotogrammi, 1993, p. 27).
Il lotto di dimensioni ridotte e irregolare nell’andamento e, al tempo stesso, l’impronta forte conferitagli dal contesto, costituirono un vincolo progettuale certamente stimolante. La scelta di un materiale povero come il blocco di cemento vibrato lasciato al grezzo sembra volersi porre in assonanza con il paesaggio circostante, roccioso e altero, mentre la bucatura angolare che svuota il volume prismatico dell’edificio si contrappone al ‘segno’ naturale di capo Palinuro.
Nel 1974 progettò e diresse i lavori di realizzazione dello stabilimento industriale Fiamma 2000 nel Comune di Ardea (Latina). Nel 1975 prese parte al concorso nazionale per il nuovo teatro comunale di Forlì: il suo progetto fu pubblicato ed esposto al padiglione di architettura Mediterranea 2 della Fiera internazionale di Messina (1977).
Nella vasta produzione degli anni Settanta e Ottanta è possibile individuare committenze e luoghi per i quali Petruccioli realizzò numerose opere significative. È il caso in primo luogo della Repubblica di San Marino, di cui fu consulente nel 1974 per la redazione delle norme tecniche transitorie di pianificazione e per la quale elaborò il piano regolatore generale (1977) e, tra il 1980 e il 1983, i piani di recupero dei nuclei storici e particolareggiati di aree destinate a servizi e attrezzature turistiche e sociali. Vi progettò inoltre un edificio per laboratori nell’abitato di Dogana, la casa Arzilli (1982), tre edifici residenziali a ca’ Magri, una casa unifamiliare a Serravalle, un edificio per servizi e una struttura alberghiera (1983-86).
A Latina Petruccioli progettò e realizzò in quegli anni numerosi complessi edilizi di carattere prevalentemente residenziale. Tra questi il comparto del piano particolareggiato R6 (1977, realizzato tra il 1980 e il 1988), «una sacca risparmiata dalla disordinata espansione urbana anni ’70 e quindi immediatamente adiacente ai limiti sud-occidentali del centro della città» (Sergio Petruccioli. Fotogrammi, 1993, p. 40); gli alloggi per la cooperativa Moderna Leone (1979), la casa Biondi (1987), il complesso per attività commerciali e uffici tra via Isonzo e via dell’Agorà (1989-92).
L’attenta analisi delle peculiarità dell’area di intervento, qualunque ne fosse la scala, costituì per Petruccioli una fondamentale fase di studio propedeutica alla progettazione.
Nella Variante generale al Piano regolatore del Comune di Scarlino (Grosseto), redatta tra il 1986 e il 1987, operò una «lettura per insiemi ambientali delle realtà da indagare» studiando gli schemi insediativi in ragione dei quali il territorio ha assunto nel tempo quella specifica fisionomia; quindi elaborò una proposta di sviluppo che, organizzata secondo tali caratteristiche, risulta affatto diversa da quel modello lineare compatto, parallelo al litorale «che ha connotato, dal dopoguerra in poi, l’espansione dei centri costieri limitrofi, da Follonica a Castiglione della Pescaia» (p. 58).
Negli anni Ottanta Petruccioli fu impegnato nella progettazione, in Roma, dell’insediamento PEEP (Piano di Edilizia Economica e Popolare) de La Mistica sulla via Prenestina (V Municipio; 1985-86, con Luisa Anversa Ferretti, Alfredo Lambertucci, Piero Somogyi e altri) e del compimento del comprensorio Tre Fontane Nord sul viale del Tintoretto (VIII Municipio; 1986-92), un piano di lottizzazione per 11.000 abitanti che era stato elaborato negli anni Sessanta da un gruppo di progettisti coordinato da Richard Neutra.
Tra il 1989 e il 1992 redasse il progetto di ampliamento del complesso industriale delle cartiere Burgo di Duino Aurisina presso Monfalcone, nel quale volle superare l’immagine di estraneità che generalmente caratterizza tali interventi rispetto ad altre tipologie di insediamento attraverso una ricerca progettuale che, attenta agli elementi naturali e artificiali del paesaggio, potesse definirne un’unità di forma più vicina all’edificio che al capannone (p. 110).
Interventi di forte spessore furono nel decennio successivo, ancora in Roma, il complesso ENEL sulla via Tuscolana (1991) e il grande insediamento produttivo sulla via Collatina a ridosso del Grande Raccordo Anulare (1992). Di notevole interesse anche il progetto di tre edifici destinati ad attività di terziario nel quartiere di Spinaceto (1990-92), inserito ancora una volta in un contesto già chiaramente connotato: i corpi di fabbrica, variamente articolati nei volumi in funzione di differenti risposte spaziali – la quinta urbana, la piazza, la galleria –, costituiscono il risultato della «ricerca di una unità dell’immagine urbana che la configurazione stessa del tema imponeva» (p. 130).
Negli anni Novanta, nello studio di via Flaminia Vecchia e poi a La Giustiniana, ebbe inizio la collaborazione con Paolo Giura, che avrebbe di lì in poi seguito la progettazione strutturale. Lo studio P&A – Petruccioli e Associati – prese parte ai concorsi internazionali per il nuovo centro congressi EUR (1998) e per lo stadio di Salisburgo (1999); realizzò inoltre i centri commerciali di Vösendorf presso Vienna (1997-99) e di Roma Est sulla via Collatina presso l’attuale insediamento di Ponte di Nona (2000-04; Cupelloni, 2004).
Nel 1999 intraprese gli interventi di recupero di due spazi storici dello spettacolo della capitale, il teatro Ambra Jovinelli e il cinema Trevi: l’uno oggetto di polemiche per alcune scelte progettuali giudicate invasive, l’altro caratterizzato dal ritrovamento in corso d’opera di un tratto dell’antico vicus Caprarius e di una cisterna di epoca adrianea. Ancora in tema di riqualificazione funzionale si rammentano la ristrutturazione del Consorzio agrario di via Enrico Fermi nel quartiere Ostiense, il progetto di trasformazione del complesso dell’ex deposito Stefer sulla via Appia Nuova (2002) e quello per la nuova aula del palazzo dei Gruppi parlamentari in via degli Uffici del Vicario (2003, realizzato dopo la sua morte). Tra le ultime opere: il centro commerciale sulla via Anagnina (1999-2004), la progettazione e realizzazione (1990 circa-2004) del comprensorio E1 di Torrino-Mezzocammino, il quartiere situato tra il Grande Raccordo Anulare, via Cristoforo Colombo e la via del Mare, che non vide compiuto e nel quale gli è stato intitolato un ponte, e la sua casa di Capalbio.
Fu visiting professor presso l’Università di Houston nel 1983; membro della Commissione urbanistica e della Commissione edilizia capitolina, consigliere dell’Ordine degli architetti di Roma e presidente del Centro studi degli Architetti dell’Ordine di Roma (CeSArch) dal 1992 al 1996. Nel dicembre 2002, presso la facoltà di architettura di Valle Giulia, prese parte al Convegno La formazione degli architetti romani negli anni Sessanta; la sua relazione fu pubblicata, unitamente agli altri contributi, sulla rivista Rassegna di architettura e urbanistica (Un passato cruciale, in Rassegna di architettura e urbanistica, XXXVII (2004), 112-113-114, pp. 35-37).
Dal secondo matrimonio con Elena Sciliberto nacque Camilla (2001).
Morì a Capalbio (Grosseto) il 10 agosto 2004, dopo una breve malattia.
Fonti e Bibl.: Processo a Moravia, in Alberto Moravia. Impegno controvoglia. Saggi, articoli, interviste: trentacinque anni di scritti politici (1980), a cura di R. Paris, Milano 2008, pp. 93-96, 99; S. P. Fotogrammi di architetture 1972-1992, a cura di P. Gonizzi, Roma 1993, con indicazioni bibliografiche e regesto delle opere.
M.M. Cupelloni, S. P., in AR, 2004, n. 39, pp. 57 s.; M. Docci, In ricordo di S. P., Disegnare. Idee e immagini, XV (2004), 29, pp. 7 ss.; P. Sansonetti, Addio a S. P., in L’Unità, 11 agosto 2004; M. Ferrari, Il progetto urbano in Italia 1940-1990, Firenze 2005, p. 123; D. Trombadori, L’architettura come la ripensò S. P., in Il Foglio, 27 giugno 2006; S. Petruccioli, L’università aperta. Il tramonto di un’utopia, s.l. 2012, pp. 25, 37, 41, 127, 189; S. Casilio, Una generazione d’emergenza. L’Italia della controcultura (1965-1969), Firenze 2013, p. 18.