PUGLIESE, Sergio
PUGLIESE, Sergio. – Nacque a Ivrea il 12 marzo 1908 da Augusto, avvocato, e da Laura Baratono, casalinga. Dopo la laurea in giurisprudenza all’Università di Torino, intraprese la carriera giornalistica, prima come redattore del quotidiano cattolico torinese Il Momento, poi (1937) come redattore e critico teatrale della Gazzetta del Popolo, ma anche redattore del Dramma. Sarebbe stato poi inviato speciale della Gazzetta del Popolo, La Stampa, Il Tempo. Scrivere per il teatro fu la sua vera vocazione: esordì nel 1932 con la commedia Ombra, la moglie bella, scritta insieme a Salvator Gotta a cui aveva dedicato, nel 1929, un Saggio bibliografico. Seguirono Ondulazioni (1933) e Il marito che cerco (1934), sempre con Gotta. Con la sua sola firma scrisse Trampoli, del 1935, che ottenne un grande successo per la vena umoristica della commedia, e che fu tradotta e rappresentata in dodici lingue; e poi Cugino Filippo e Conchiglia (1937), Vent’anni (1938), Scala sinistra, Pensione Medea (1940), L’arca di Noè (1943), e soprattutto L’ippocampo (1942), che ebbe un successo analogo a Trampoli in Italia e all’estero. Da segnalare anche le collaborazioni con Eugenio Bertuetti (vicedirettore alla Gazzetta del Popolo): Re Aroldo (1938), Velo bianco (1939) e Scritto sull’acqua (1940).
La sua brillante produzione teatrale s’incontrò presto con la radio, che negli stessi anni raggiungeva una piena maturità espressiva. Il marito che cerco fu messo in scena e programmato dall’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) nel 1936; l’anno successivo furono trasmessi per radio ben tre suoi lavori, Notturno in giallo minore, Trampoli, Cugino Filippo. La presenza di Pugliese non va certamente sopravvalutata, nell’ambito di un’amplissima produzione radiodrammatica: nel 1937 la radio italiana aveva adattato e trasmesso ben 257 commedie di 188 autori diversi, per un totale di 315 trasmissioni. Tuttavia si trattava di un riconoscimento molto significativo per un autore non ancora trentenne. Dal 1937, inoltre, cominciò a collaborare con l’ente, di cui nel 1939 divenne direttore dei programmi di prosa, varietà e rivista, collaborando frequentemente al Radiocorriere.
Nel settore della prosa, la nomina di Pugliese indirizzò la produzione radiofonica verso un tono più brillante e leggero di quello che gli era stato impresso da Enzo Ferrieri, milanese, direttore artistico dell’EIAR dal 1931, regista e fautore di un teatro più impegnato. I due furono comunque legati (Ferrieri sarebbe stato anche il regista radiofonico di Il labirinto di Pugliese nel 1950) sul terreno dell’elaborazione e della difesa della specificità della radio, di cui Ferrieri era stato convinto assertore.
L’attività di Pugliese s’incontrava intanto anche con il cinema. Nel 1939 ebbe inizio una fase autarchica della cinematografia italiana: la legge Alfieri (r.d.l. 4 settembre 1938 n. 1389), così chiamata dal nome del ministro della Cultura popolare Dino Alfieri, stabilì fra l’altro il monopolio della distribuzione dei film stranieri, decisione cui le principali case di produzione americane reagirono abbandonando il mercato italiano. Si produssero sempre più film italiani (79 pellicole nel 1939, 85 nel 1940, 89 nel 1941, 119 nel 1942) reclutando molti nuovi professionisti. Sergio Pugliese affiancò al suo lavoro all’EIAR sceneggiature, dialoghi, adattamenti cinematografici. Ne sono attestati sette prima della fine della guerra e cinque successivi, ma l’elenco è probabilmente parziale: vi sono due film con la regia di Nunzio Malasomma nel 1942 (Acque di primavera e Gioco pericoloso), La fortuna viene dal cielo di Ákos Ráthonyi sempre nel 1942, L’angelo bianco di Giulio Antamoro e Quelli della montagna di Aldo Vergano, entrambi del 1943; Nebbie sul mare di Marcello Pagliero nel 1944. Di particolare significato la sceneggiatura e l’adattamento di L’ippocampo (per la regia di Gian Paolo Rosmino, 1943-45) non soltanto perché tratto da una sua fortunata commedia, ma anche per la collaborazione alla sceneggiatura di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini. Con entrambi avrebbe collaborato anche nell’immediato dopoguerra, sceneggiando Il marito povero di Gaetano Amata (1946). La sua sceneggiatura più nota fu però Il mattatore, per la regia di Dino Risi (1959) con Vittorio Gassman protagonista (un funambolico truffatore) e collaboratori alla sceneggiatura del calibro di Ettore Scola, Ruggero Maccari, Age e Scarpelli.
Nel 1944, nella Roma appena liberata, l’EIAR lasciò il posto alla RAI. Nel dicembre di quell’anno Sergio Pugliese subì un procedimento di epurazione per il suo ruolo durante il fascismo, ma nell’ottobre del 1946 poté tornare al suo lavoro con la stessa funzione dell’anteguerra. Nel novembre del 1947 introdusse (anche con personali apporti) una rubrica radiofonica notturna di poesia e musica, Il teatro dell’usignolo, a cura di Leonardo Sinisgalli e Gian Domenico Giagni, per sostituire la lettura serale prima di dormire. Essa costituì un’anticipazione del Terzo programma radiofonico, che esordì il 1° ottobre 1950; attento alla cultura popolare, promosse anche la trasmissione Vi parla Alberto Sordi (1948) che lanciò definitivamente il popolare attore. Continuò a scrivere commedie (Rosso di sera, 1949) e ottenne il prestigioso riconoscimento del Microfono d’argento nel 1950.
L’Italia si stava però preparando all’avvento della televisione. Già dal 1950 Pugliese fece parte del ristretto gruppo di dirigenti che, anche attraverso viaggi all’estero, studiavano come organizzare il nuovo servizio, che una nuova convenzione ventennale con lo Stato avrebbe attribuito alla RAI (gennaio 1952). Viaggiò in Francia e in Inghilterra, ma soprattutto negli Stati Uniti (1952) in cui, secondo la tradizione, si sarebbe fatto assumere come assistente di studio dal network televisivo NBC per comprendere meglio le sue logiche produttive. Guidò la sperimentazione televisiva: il primo allestimento fu L’orso di Anton Čechov, di cui aveva già visto la realizzazione negli USA. Dopo l’inaugurazione delle trasmissioni (3 gennaio 1954) condusse il mezzo televisivo attraverso lo scetticismo degli intellettuali e i timori dei conservatori finché non divenne un fenomeno di massa. Per la sua estrazione teatrale e radiofonica, Pugliese considerava la televisione come un teatro a domicilio o come una ‘radio in movimento’; il suo apporto fu determinante per realizzare i romanzi sceneggiati (dalla grande letteratura e dal teatro, non soltanto italiani), capisaldi di una strategia pedagogica del mezzo che tuttavia fu sempre intrecciata con l’intrattenimento, il varietà, il quiz che aveva conosciuti di persona nel soggiorno americano.
L’avvento di Ettore Bernabei, direttore generale della RAI dal 1961, mise in ombra la generazione ex EIAR (i ‘mandarini’, come lui li chiamava) di cui faceva parte Pugliese, in particolare con l’Ordine di servizio 334 del 19 dicembre 1963 che ridusse drasticamente il potere di quella precedente leva di dirigenti.
Morì a Roma, a soli 57 anni, il 5 dicembre 1965. Sposato con Lidia Borello, non ebbe figli.
Opere. Salvator Gotta: saggio bibliografico, 1909-1929, Milano 1929; Classici del teatro alla radio. A proposito di Romeo e Giulietta, in Radiocorriere, 16 maggio 1942; Festival radiofonico, ibid., 25 dicembre 1949; Prefazione a RAI, I notturni dell’usignolo, 1949-50, Torino s.d. (1950?); Relazione sugli studi compiuti presso la BBC e la RDF e progetto di massima sull’organizzazione dell’esercizio della televisione in Italia, dattiloscritto, Roma, 27 maggio 1952 (Roma, Biblioteca centrale RAI Paolo Giuntella); Teatro e linguaggio radiofonico, in Il dramma, maggio 1954; Prefazione ad A. d’Alesandro, Lo scenario televisivo, Milano 1958; La TV ha dieci anni, in Radiocorriere, 29 dicembre 1963; Drammaturgia nuova. Raccolta di drammi e commedie scritte per la televisione, a cura di S. Pugliese, Torino 1965; Teatro, prefazione di D. Fabbri, Roma 1977.
Fonti e Bibl.: Per le notizie biografiche si veda Enciclopedia dello spettacolo, a cura di S. D’Amico - F. Savio, VIII, Roma 1961, ad vocem; Enciclopedia Garzanti dello Spettacolo, Milano 1977, p. 500; Enciclopedia Garzanti della Radio, a cura di P. Ortoleva - B. Scaramucci, Milano 2003, p. 660; Enciclopedia Garzanti della Televisione, a cura di A. Grasso, Milano 2002, pp. 568 s.
Per un inquadramento della figura di Pugliese nell’ambito della storia della radio e del teatro: A. Monticone, Il fascismo al microfono. Radio e politica in Italia (1924-1945), Roma 1978; A. Papa, Storia politica della radio in Italia, I, Dalle origini agli anni della crisi economica 1924-34; II, Dalla guerra d’Etiopia al crollo del fascismo 1935-1943, Napoli 1978; F. Malatini, Cinquant’anni di teatro radiofonico, 1929-1979, Torino 1981; G. Isola, Abbassa la tua radio per favore... Storia dell’ascolto radiofonico nell’Italia fascista, Firenze 1990; Id., L’immagine del suono. I primi vent’anni della radio italiana, Firenze 1991; Id., Cari amici vicini e lontani. Storia dell’ascolto radiofonico nel primo decennio repubblicano, Firenze 1995; E. Menduni, Il mondo della radio. Dal transistor ai social network, Bologna 2012.
Per una lettura, inoltre, delle attività di Pugliese nel quadro della storia del cinema: F. Savio, Ma l’amore no, Milano 1975; V. Zagarrio, Cinema e fascismo, Venezia 2004; G.P. Brunetta, Il cinema italiano di regime. Da “La canzone dell’amore” a “Ossessione”, 1929-1945, Bari-Roma 2009.
Infine, alcune indicazioni per intrecciare la biografia di Pugliese e la storia della televisione e del teatro: A. Gismondi, La televisione in Italia, Roma 1958; RAI, Dieci anni di televisione in Italia, Roma 1964; F. Chiarenza, Il cavallo morente. Trent’anni di Radiotelevisione italiana, Milano 1978; American way of television. Le origini della Tv in Italia, a cura di G. Bettetini, Firenze 1980; A. Bellotto - G. Bettetini, Questioni di storia e teoria della radio e della televisione, Milano 1986; A.L. Natale, Gli anni della radio. Contributo ad una storia sociale dei media in Italia, Napoli 1990; E. Bernabei (con G. Dell’Arti), L’uomo di fiducia. I retroscena del potere raccontati da un testimone rimasto dietro le quinte per cinquant’anni, Milano 1999; L. Compatangelo, La maschera e il video. Tutto il teatro di prosa in televisione, dal 1954 al 1998, Roma 1999; A. Grasso, Storia della televisione italiana, nuova ed. aggiornata, Milano 2000; A. Ferrari, Milano e la Rai, un incontro mancato? Luci e ombre di una capitale di transizione, 1945-1977, Milano 2002; F. Anania, Breve storia della radio e della televisione italiana, Roma 2004; F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia. Costume, società e politica, Venezia 2005; E. Menduni, Televisioni, Bologna 2009.