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SERGIO V, duca di Napoli

di Jean-Marie Martin - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)
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SERGIO V, duca di Napoli

Jean-Marie Martin

SERGIO V, duca di Napoli. – Appartenne alla dinastia ducale (pervenuta al potere sotto Sergio I) che resse il Ducato napoletano sin dal IX secolo, e nacque in data imprecisata nella prima metà dell’XI secolo, figlio del duca Giovanni V (figlio e successore di Sergio IV) e di una esponente della famiglia ducale di Gaeta, figlia di Giovanni III e di Hemilia.

Associato dal padre nel 1050, resse il Ducato a partire dal 1053 (prima di aprile), a parte un breve periodo nel 1036, quando durante l’assenza del padre, recatosi a Costantinopoli per chiedere aiuto, governò sotto la sorveglianza del nonno Sergio IV, in quel momento già monaco (v. la voce in questo Dizionario). Senza figli, tra il 1067 e il 1075 associò al potere il nipote Sergio VI, figlio di suo fratello, il senatore Giovanni.

Il ducato di Sergio V coincise con il periodo della conquista dell’Italia meridionale da parte dei Normanni; la storia di Napoli è allora «avvolta [...] nella più densa nebbia» (Schipa, 2002, p. 162).

Intorno al 1050, il Mezzogiorno era ancora diviso tra l’Impero bizantino (Catepanato d’Italia e Tema di Calabria), i Longobardi (Principati di Benevento e di Salerno), i tre Ducati tirrenici di origine bizantina (Napoli, Gaeta e Amalfi). Solo due gruppi di Normanni erano presenti: quelli sistemati da Sergio IV nella Contea di Aversa, che conquistarono il Principato di Capua nel 1062 (Sergio V morì nello stesso anno del principe normanno Riccardo I); quelli insediati dalle autorità bizantine a Melfi, che cominciarono allora la conquista dell’Italia bizantina (Roberto il Guiscardo assunse il titolo di duca di Puglia nel 1057-59). Invece alla morte di Sergio V, tutta l’Italia meridionale (tranne il Ducato napoletano e Benevento, diventato un’enclave pontificia) e quasi tutta la Sicilia erano ormai sotto il dominio dei Normanni del Principato di Capua, del Ducato di Puglia e della Contea di Sicilia e Calabria.

Sotto Sergio V, certo il Ducato napoletano esisteva ancora: egli fu uno dei leader che assistettero alla consacrazione della nuova basilica di Montecassino il 1° ottobre 1071. Ma il suo territorio, ormai molto ristretto, era minacciato: già nel 1036 il duca Giovanni V era andato a Costantinopoli per chiedere l’aiuto dell’Impero, dal quale dipendeva in teoria il Ducato di Napoli (tutti i documenti napoletani sono datati secondo gli anni dei basileis fino al 1139). È significativo che Sergio V abbia ripreso, oltre al titolo tradizionale di consul et dux, quello di magister militum, poco utilizzato dai suoi predecessori; con tale titolo di origine imperiale forse intese affermare la sua (puramente teorica e rapidamente scomparsa) autorità sulla Contea di Aversa, che ricopriva la zona militare della Liburia, ma il cui conte diventò principe di Capua; e forse anche distinguere il suo titolo da quello del nuovo duca normanno di Puglia.

Le vicende del suo lungo governo sono pochissimo documentate, segno chiaro questo del carattere ora marginale del Ducato. Si sa tuttavia che nel 1077-78 Napoli resistette all’assedio condotto dal principe normanno di Capua Riccardo I con l’aiuto delle navi di Roberto il Guiscardo che aveva appena conquistato Salerno; la morte del principe mise un termine all’assedio. In seguito Sergio V sembra avere scelto – per costrizione – l’alleanza normanna per la sopravvivenza del suo Ducato. Si accordò infatti, mediante un giuramento, con Roberto il Guiscardo (che morì prima di lui, nel 1085); ma già nel 1082 papa Gregorio VII si lamentava che Sergio fosse alleato con i Normanni di Capua.

Sono i documenti privati napoletani a fornire un’immagine tutt’altro che brillante dello stato politico di quel che restava del Ducato napoletano.

Nel 1044 la città di Cuma era sottomessa a un tale conte Marino, figlio del duca Sergio (IV?); nel 1036 il conte d’Ischia sembra sia successo al padre senza permesso superiore. Sotto Sergio V e i suoi successori, Pozzuoli fu retta durante tre generazioni da una famiglia comitale di chiara origine longobarda: nel 1075 il conte Adenolfo figlio di Adenolfo era sposato con Maria Capece, esponente dell’aristocrazia napoletana; nel 1122 il loro figlio Giovanni era sposato con una tale Gaitelgrima; il figlio di costoro, Adenolfo, era conte di Pozzuoli nel 1126. Nel 1066, un tale Danembaldus (molto probabilmente un normanno) era conte di Cucculum (Villarica, a nord di Napoli); un altro normanno occupava Melito di Napoli. Dunque il potere politico si stava frammentando nell’ormai piccolissimo territorio del Ducato. Un altro segno della debolezza dell’autorità di Sergio V è nel fatto che nel 1075 egli concesse al monastero di S. Salvatore in insula maris (che occupava l’isolotto di Castel dell’Ovo) una porzione delle mura pubbliche della città di Napoli, con le sue torri, dalla porta Noba alla porta de Calcaria, con il diritto di aprire porte e postierle nelle mura. Concesse pure allo stesso monastero il vicino isolotto di San Vincenzo. Il duca distribuì pure esenzioni dall’angaria pubblica; esentò anche da tasse un suo parente laico. Sono conservati altri documenti di Sergio V in favore del monastero di S. Gregorio Armeno, la cui badessa Anna era sua parente.

Si può dire in sostanza che il Ducato, sotto protettorato normanno, sopravvisse come un’enclave prestigiosa, ma ormai marginale.

Sergio V morì nel 1090.

Fonti e Bibl.: B. Capasso, Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia, I-III, Napoli 1881-1892, poi a cura di R. Pilone, II, 2, Salerno 2008, pp. 33-61; Storia de’ Normanni di Amato di Montecassino volgarizzata in antico francese, a cura di V. De Bartholomaeis, Roma 1935, l. VII, 15, p. 307, l. VIII, 5, p. 347; Chronica monasterii Casinensis, a cura di H. Hoffmann, in MGH, Scriptores, XXXIV, Hannover 1980, l. III, 29, p. 399.

M. Schipa, Il Mezzogiorno d’Italia anteriormente alla monarchia. Ducato di Napoli e Principato di Salerno, s.l. 1892-1894, a cura di M. Napoli, Salerno 2002, p. 162; G. Cassandro, La fine del ducato, in Storia di Napoli, II, 1, L’Altomedioevo, Napoli 1969, pp. 307-352; J.-M. Martin, Guerre, accords et frontières en Italie méridionale pendant le haut Moyen Âge, Roma 2005, p. 95 ; T. Stasser, Où sont les femmes? Prosopographie des femmes des familles princières et ducales en Italie méridionale depuis la chute du royaume lombard (774) jusqu’à l’installation des Normands (env. 1100), Oxford 2008, ad ind.; A. Feniello, Napoli. Società ed economia (902-1137), Roma 2011, ad indicem.

Vedi anche
Sèrgio IV duca di Napoli Figlio (m. 1034 circa) del duca Giovanni IV, cui successe (1003 o 1004); aiutò Pandolfo di Teano a usurpare Capua ai danni del principe Pandolfo IV; avvenuta da parte di quest'ultimo la riconquista del principato (1026) grazie all'aiuto del normanno Rainolfo Drengot, Sergio IV duca di Napoli dovette ... Guaimàrio V principe di Salerno Figlio (n. 1013 circa - m. 1052) di Guaimario IV e di Gaitelgrima, associato al trono dal padre (1018), gli successe nel 1027, e governò per qualche mese sotto le direttive della madre. Vinto in battaglia e mediante negoziati diplomatici Pandolfo di Capua, iniziò, con l'appoggio anche dell'imperatore ... Robèrto d'Altavilla signore di Loritello Figlio (sec. 11º) di Goffredo, conte di Capitanata, e nipote di Roberto il Guiscardo. Intorno al 1070 cinse d'assedio e distrusse Ortona, facendo prigioniero il conte di Teate, Trasmondo; e, appropriatosi dei possedimenti di quest'ultimo in Abruzzo, ne investì di una parte il fratello Drogone, detto ... Impero Bizantino Denominazione con cui si indica solitamente l’Impero Romano d’Oriente, da Bisanzio antico nome della capitale Costantinopoli.  storia ● L’antagonismo fra Occidente latino e Oriente ellenistico prese corpo già con la riforma di Diocleziano (284-305). Col trasferimento della capitale dell’Impero a Bisanzio ...
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Vocabolario
duca
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nàpoli
napoli nàpoli s. m. e f. [dal nome della città di Napoli]. – 1. s. m., region., spreg. Designazione e appellativo ingiurioso, usato talvolta per designare i napoletani o, più generalm., un meridionale immigrato nel Nord d’Italia: gente...
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