SERRA DI CASSANO, Francesco
– Nacque a Napoli il 21 febbraio 1783 da Luigi, duca di Cassano (v. la voce in questo Dizionario), e da Giulia Carafa Cantelmo Stuart, figlia di Gennaro Maria principe di Roccella, quarto figlio maschio, ma decimo sui quattordici avuti dalla coppia.
La famiglia partecipò attivamente alla realizzazione della Repubblica Napoletana nel 1799, subendo pesanti ritorsioni al ritorno del sovrano: entrambi i genitori furono condannati all’esilio fino al 1804, mentre il fratello primogenito Giuseppe (v. la voce in questo Dizionario) che si trovava già all’estero, non poté rientrare in patria prima del 1806, al seguito di Giuseppe Bonaparte, contrariamente al secondogenito Gennaro Maria (v. la voce in questo Dizionario), il quale fu giustiziato il 20 agosto 1799.
Serra studiò presso il convento dei padri cassinesi dei Ss. Severino e Sossio e raggiunta la maggiore età fu avviato alla carriera ecclesiastica. Ricevette la prima tonsura e i quattro ordini minori il 22 dicembre 1804, nella chiesa della S. Croce di Palazzo. L’anno successivo, rispettivamente l’8 giugno e il 21 dicembre, gli furono conferiti il suddiaconato e il diaconato. L’ordinazione a sacerdote avvenne il 1° marzo 1806, alla vigilia dell’ingresso dell’armata francese nella capitale. L’avvento dei napoleonidi sul trono napoletano segnò un momento positivo per la famiglia. Il padre Luigi fu nominato ministro per gli Affari ecclesiastici, il fratello maggiore Giuseppe ottenne diversi incarichi amministrativi, mentre un altro fratello minore, Giovanni Battista, serviva nelle armate napoleoniche. Serra lavorò per il Comitato centrale di pubblica beneficenza e il 1° aprile 1813 ottenne la nomina a cappellano soprannumerario della cappella del tesoro di S. Gennaro.
Nel 1814 si trasferì a Roma, dove nel 1809 aveva iniziato un percorso di studio in diritto ecclesiastico e civile, conseguendo il titolo il 17 giugno 1817. Divenne presto un protetto del segretario di Stato, il cardinale Ercole Consalvi, il quale riuscì a farlo nominare delegato apostolico di Camerino, il 28 agosto 1816. Lo stesso anno, il 28 ottobre, ottenne l’iscrizione al Collegio dei dottori dell’Università di Camerino. La protezione della Curia romana preservò Serra dalla marginalizzazione politica e sociale nuovamente subita dalla sua famiglia con il rientro del sovrano a Napoli.
Nell’autunno del 1817, il pontefice stabilì di nominare Serra nunzio apostolico presso la corte di Baviera, con la quale la S. Sede aveva da poco siglato un concordato (5 giugno 1817), ma la nomina ufficiale subì alcuni ritardi in ragione delle difficoltà di applicazione dell’accordo. Nel frattempo, il 23 marzo 1818, Serra fu consacrato arcivescovo della diocesi in partibus di Nicea dal cardinale Bartolomeo Paca e, nell’ottobre dello stesso anno, poté finalmente prendere possesso del suo ufficio a Monaco. Il principale incarico del nuovo nunzio consisteva nel trovare con il governo bavarese tutte le soluzioni per una rapida applicazione dei contenuti del concordato. Le questioni più delicate riguardavano la nomina dei vescovi e la riorganizzazione delle circoscrizioni ecclesiastiche, per la cui risoluzione furono necessari quattro anni di lavoro.
Nelle lettere inviate durante il soggiorno bavarese ai parenti in Italia, Serra esprimeva una certa preoccupazione per lo stato delle sue rendite personali. Non potendo accedere all’asse ereditario paterno, peraltro già fortemente provato dalla crisi familiare seguita alla restaurazione, egli traeva la maggioranza delle sue entrate dalla nunziatura e dalla titolarità di due abbazie nel Regno delle Due Sicilie: S. Maria della Catena a Cassano e S. Maria in Criptis (o in Gruptis) presso Vitulano. La morte di Pio VII nel 1823, seguita a breve distanza da quella di Consalvi nel gennaio del 1824, aggiunse ulteriore incertezza alla situazione di Serra. Tuttavia, egli riuscì a trovare un nuovo protettore nella persona del cardinale Giulio Maria della Somaglia, segretario della congregazione dei Vescovi e regolari, il quale tentò di fargli ottenere nuovi e più prestigiosi incarichi, finché il nuovo pontefice Leone XII non decise per la nomina ad arcivescovo di Capua, nella primavera del 1826. Il rientro in patria fu probabilmente favorito dall’avvento del nuovo sovrano Francesco I, più favorevole a una riconciliazione con le famiglie che avevano collaborato con i napoleonidi, il quale infatti approvò la nomina senza riserve.
Il 3 luglio 1826 Serra fu nominato coadiutore con diritto di successione dell’arcivescovo in carica, Baldassarre Mormile, il quale, per via dell’età, non era più in condizione di guidare la diocesi. Poche settimane dopo, Mormile morì e il 15 agosto Serra inviò da Monaco la prima lettera pastorale ai fedeli. L’ingresso solenne in città avvenne il 13 giugno 1827. Nel corso del suo lungo episcopato, Serra si preoccupò di incrementare il prestigio e le dimensioni della sua diocesi, senza mai trascurare l’attività politica all’interno della Curia romana.
L’anno successivo al suo arrivo a Capua, il nuovo arcivescovo indisse la prima visita pastorale, durante la quale ottenne dal pontefice l’elevazione della cattedrale al rango di basilica minore (20 novembre 1827). Successivamente, concentrò l’attenzione sul restauro delle parrocchie più vetuste, sul recupero di alcune chiese annesse ai conventi che erano stati soppressi negli anni passati, nonché sulla riorganizzazione del seminario diocesano. La riforma di quest’ultimo fu particolarmente lunga e laboriosa, oltre che foriera di numerose critiche all’arcivescovo riguardo alla scelta di abbandonare le tradizionali forme di educazione e istruzione di matrice tridentina. Attraverso i suoi incaricati, egli favorì sia la rimodulazione in senso proporzionale e progressivo delle sanzioni disciplinari sia l’incremento delle materie insegnate. L’arcivescovo mise inoltre a disposizione del seminario la sua ricca biblioteca privata, forte di oltre 10.000 volumi.
Riguardo ai rapporti con Roma, non cessò mai di dialogare con i pontefici e la Curia. Il 30 settembre 1831, fu creato cardinale e riservato in pectore da Gregorio XVI fino al 15 aprile 1833, quando il papa stesso annunciò la nomina, attribuendogli il titolo presbiteriale dei Dodici apostoli il 29 luglio. Con il cardinalato, fu aggregato a quattro congregazioni romane: della Visita apostolica, dei Vescovi e regolari, dei Riti, e di Loreto. Grazie alla sua influenza, fu in grado di proporre la nomina a vescovo di dieci sacerdoti originari della diocesi capuana, otto dei quali per episcopati all’interno del Regno delle Due Sicilie, uno in partibus, un altro nelle isole Ionie (Zante e Cefalonia).
Le buone relazioni con Roma e con la monarchia consentirono a Serra di adoperarsi anche per ingrandire la sua arcidiocesi con la nuova erezione, e la successiva annessione, della diocesi di Caiazzo, che nel 1818 era stata soppressa, unendo il suo territorio a quello della diocesi di Caserta.
Nel 1831, in seguito a una petizione del clero e della popolazione di Caiazzo inviata al sovrano per chiedere il ripristino dell’antica diocesi, Serra fu interpellato dal governo per un parere. L’arcivescovo propose di annettere il territorio in questione alla sua arcidiocesi, avviando così un negoziato durato quasi vent’anni e terminato il 16 dicembre 1849, con la bolla Si semper optandum di Pio IX, la quale ristabiliva la diocesi di Caiazzo, dichiarandola suffraganea dell’arcidiocesi di Capua. Contestualmente, il pontefice nominò Serra amministratore apostolico pro tempore della nuova diocesi, con l’impegno di corrispondere al vescovo di Caserta una pensione annua di 3000 ducati. Due anni dopo, il 15 marzo 1852, venne nominato il primo vescovo della restaurata diocesi di Caiazzo nella persona di Gabriele Ventriglia.
Serra morì improvvisamente a Capua il 17 agosto 1850 in seguito a un’infezione polmonare, senza lasciare testamento.
Ciò determinò una dura contesa giudiziaria tra il suo successore, Giuseppe Cosenza, e la famiglia Serra, la quale pretese la titolarità su tutti i beni del defunto, inclusa la biblioteca e il palazzo arcivescovile di S. Maria Capua Vetere, acquistato nel 1842. La vertenza si risolse con il pagamento di una forte somma da parte di Cosenza per riscattare l’intera eredità e annetterla al patrimonio diocesano.
Fonti e Bibl.: Capua, Archivio storico arcivescovile, Corrispondenze arcivescovili, Francesco Serra Cassano; Diario di Roma, Roma 28 agosto 1816; F. Serra Cassano, Omelia per il solenne ingresso nella sua Chiesa Metropolitana di Capua, Napoli 1827; G. Jannelli, Ricordi e lagrime sulla tomba di Francesco Serra-Cassano cardinale arcivescovo di Capua dal pro-cancelliere della sua Curia arcivescovile a testimonio di gratitudine filiale, Napoli 1850; D. Palladino, Elogio funebre di Francesco Serra dei duchi di Cassano cardinale arcivescovo di Capua, Napoli 1850.
G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai giorni nostri, LXIV, Venezia 1853, pp. 188 s.; M. Bierbaum, Dompräbendar Helfferich von Speyer und der Münchener Nuntius Serra Cassano. Ein Beitrag zur römisch-bayerischen Kirchenpolitik und zum Vollzug des bayerischen Konkordats im Jahre 1818, Paderborn 1926; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VII, Patavii 1968, p. 132; F. Provvisto, Il cardinale F. S. di C. ed una sua lettera in difesa della Chiesa di Capua, in Studi in onore di mons. Luigi Diligenza, a cura di A. Ianniello, Aversa 1989, pp. 187-235; V. Trombetta, La biblioteca capuana del cardinale Serra Cassano, in Capys. Rivista di storia e scienze religiose, XXII (1989), pp. 189-209; P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Rome 2002, pp. 467 s.; R. Di Castiglione, La massoneria nelle Due Sicilie e i «fratelli» meridionali, III, Roma 2010, pp. 382 s.; C. Matarazzo, Il modello educativo del Seminario di Capua e la riforma dei regolamenti disciplinari e scolastici. Testimonianze e documenti tra il 1845 e il 1848, in Capys. Rivista di storia e scienze religiose, n.s., III (2012), 1, pp. 111-152; A.S. Romano, I vescovi di Terra di Lavoro e la conservazione degli archivi parrocchiali nel Mezzogiorno preunitario, in Quaerite, III (2012), pp. 211-232 (in partic. pp. 220-222).