SERRA DI VAGLIO
. Montagna in territorio di Vaglio Basilicata; il monte, che supera i 1000 metri s. l. m., al culmine di tutta una serie di colline che si dispongono a cerchio per grandi distanze, domina anche la valle del fiume Basento. Sulla cima, già dall'Ottocento, era noto un abitato in cui si è recentemente scavato. Per mezzo dello studio aerofotografico e grazie ai saggi di scavo si è ottenuta la disposizione dell'abitato che dev'essersi sviluppato a macchia, con al centro l'acropoli, circondata da un grosso muro di terrazzamento.
I primi segni di vita dell'abitato risalgono alla prima età del Ferro e si prolungano, con tombe a fossa e a enchytrismos e tracce di capanne su tutta l'area centrale, fino al 6° sec. a. Cristo. verso la metà di questo secolo, sopra le capanne e le sepolture dell'età del Ferro, l'abitato è tagliato da una grande arteria - plateia -, con orientamento Est-Ovest, ai lati della quale si dispongono edifici le cui decorazioni sono formate da antefisse a palmette oppure a gorgoneion accanto alle quali prendono posto anche le terrecotte architettoniche tipicamente greche o d'imitazione. Spesse volte, le terrecotte sono segnate con lettere dell'alfabeto greco arcaico, come a Metaponto, per essere facilmente collocate al loro posto. Non mancano però tipi di antefisse a volto femminile tipicamente locali. Questi edifici arcaici sono intervallati da stenopoi molto stretti disposti sui due lati della plateia. Verso l'inizio del secondo quarto del 6° secolo a. C., sul lato settentrionale dell'abitato arcaico, sorge un sacello la cui decorazione è formata, come a Metaponto, da un fregio ionico fittile raffigurante guerrieri a cavallo accompagnati dai loro servi. Accanto a questa documentazione di origine greca o d'imitazione greca, nella stessa parte dell'abitato centrale è stato rinvenuto anche un graffito su un fondo di kylix attica della fine del 6° secolo recante il nome di Alexas. Di fronte a questa documentazione si può parlare di un centro indigeno ellenizzato o in via di ellenizzazione già nella seconda metà del 6° secolo a. Cristo.
Un'evidente trasformazione nella disposizione degli edifici avviene durante la seconda metà del 4° secolo a. C., quando vi sorgono anche fornaci di vasi greci di uso comune. Alla stessa epoca corrisponde pure la creazione della grande fortificazione con isodomia perfetta che abbraccia anche l'opera di terrazzamento arcaico allargando di molto lo spazio dell'abitato. I blocchi di questa fortificazione, come avviene in tutti i centri lucani del Potentino, recano segni di cava in alfabeto greco. Le stesse lettere e specialmente A ed E, si riscontrano, con le stesse caratteristiche della seconda metà del 4° secolo a. C., anche in un'iscrizione greca, che si riferisce all'arcontato di un certo Nummelos, rinvenuta ai piedi della fortificazione settentrionale. Si può quindi arguire che tale opera fosse eseguita sotto l'arcontato di Nummelos, nome tipicamente italico e non greco. Le ultime tracce di vita si hanno, come altrove nei centri del Potentino, verso la metà del 3° secolo a. C., senza che sul posto, com'è avvenuto a Satrianum, vi fosse qualche ritorno di popolazione. Il centro di S. di V. può essere considerato abitato dagli Utiani. Vedi tav. f. t.
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