SERRAGLIA (fr. clef-de-voûte; sp. clave; ted. Gewölbestein; ingl. keystone)
Fra gli elementi che formano un arco o una vòlta, specialmente se in pietra da taglio, si chiama serraglia o chiave di vòlta, quello che sta al centro, ed è quindi sollecitato dalle azioni simmetriche delle altri parti della struttura. Nel caso di strutture intieramente laterizie o di concrezione, si può parlare di chiave solo astrattamente, giacché la separazione dei conci è incerta e può mancare del tutto. Quando, invece, si tratta di elementi di pietra, che devono quindi ricevere una forma particolare secondo la funzione e la posizione che occupano, la serraglia assume importanza e aspetti particolari.
Negli archi e nelle vòlte a botte, la serraglia non è che un concio cuneiforme simile agli altri, talora anzi del tutto uguale, come nel caso di archi ad estradosso concentrico all'intradosso. Per la sua posizione centrale e predominante, la sua faccia esterna fu scelta negli archi monumentali e decorati, come sede di motivi ornamentali, per lo più a forma di mensole, o figurati (teste umane o di animali, intiere figure, ecc.).
Ma è nelle vòlte a crociera, nelle quali il nome di serraglia è riserbato al concio centrale d'incrocio fra i due spigoli diagonali sporgenti, che la funzione statica e la forma decorativa hanno maggiore importanza. Si tratta in questo caso di un elemento di forma complessa che deve servire di collegamento fra varie e diverse parti della struttura, e cioè le nervature diagonali e le vele comprese fra di esse. In pianta, la sua forma più semplice risulta perciò di un ottagono, regolare o no, a seconda della pianta dell'intera vòlta. Ma in certe crociere a sei o più vele, e per ragioni opposte in quelle triangolari a tre vele soltanto, anche la forma della chiave si complica maggiormente, giacché a ognuna delle membrature in essa convergenti deve corrispondere un lato. Se poi le nervature sono sporgenti e modanate, come nel caso delle ogive gotiche, la serraglia deve raccordarsi ad esse anche decorativamente, donde l'uso di arricchirla di sagome e di motivi ornamentali.
Assai spesso al contro della chiave, per rendere possibile il passaggio di funi o catene per la sospensione di suppellettili mobili, fu praticato un largo foro e in tale caso la sua decorazione si limitò a una cornice anulare di collegamento fra le modanature delle ogive. Invece nei casi di chiavi di vòlta piene, si usò decorarle di rosoni, di stemmi, talora di figure umane e angeliche; e per facilitare l'esecuzione di tali opere ornamentali, si preferì eseguirle separatamente dall'elemento costruttivo al quale venivano poi assicurate mediante grappe metalliche. L'adozione di questo sistema permise, specie nel periodo flamboyant dell'arte gotica le più strane, fantastiche e talora illogiche forme.
Il Rinascimento preferì anche in questo campo maggiore chiarezza e semplicità, ma specie nel Quattrocento, non abbandonò l'uso di sigillare le nude crociere dei suoi edifici con chiavi stemmate e adorne di scritte, di festoni, di cornici, uso che, modificandosi nelle forme secondo il gusto dei tempi, si continuò anche nei secoli successivi.
Bibl.: E.-E. Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné de l'Architecture française, Parigi 1877; R. De Lasteyrie, L'architecture religieuse en France à l'époque gothique, Parigi 1926.