SERRE (ΣΤρις, Σίρρα, Σίραι, Σέρραι, Sirae)
Città della Macedonia orientale, situata 95 km a Ν di Salonicco, che conserva ancora oggi il suo antico nome. Menzionata per la prima volta da Erodoto (VIII, 115) come Σίρρα e in seguito da Teopompo come Σίρις (frg. 138), si è prospettata l'ipotesi che si tratti di due diverse città. Tito Livio (XVI, 4, 2) ricorda S. come capitale dell'Odomantica, regione a Ν del Monte Pangeo, nella quale si accampò Lucio Emilio Paolo dopo la conquista della Macedonia nel 168 a.C. La più antica testimonianza epigrafica si incontra in un'iscrizione funeraria da Pella del III sec. a.C.
In epoca imperiale S. apparteneva alla comunità dei Macedoni (provincia Macedonia Prima) e aveva lo statuto di città greca, come si deduce da due decreti onorari in lingua greca (nel museo archeologico di S.), nei quali sono riportati i nomi di grandi sacerdoti, agonoteti, ginnasiarchi, intendenti e in cui ricorre l'espressione ή Σιρραίων πόλις. La comunità cittadina di quell'epoca era greca, ma non mancava un significativo numero di cittadini romani (consistentes), iscritti alla tribù Quirina. Da alcune iscrizioni funerarie della medesima epoca (nel museo archeologico di S.) si riscontra l'esistenza di famiglie miste greco-romane, mentre da iscrizioni di Samotracia sono noti due cittadini di S., iniziati ai misteri cabirici. In un'epigrafe degli inizî del III sec. d.C. i Σίρραίωι sono indicati come membri della confederazione locale dei Pentapoliti.
Nella Tabula Peutingeriana è segnalata sulla strada Eraclea Sintiche-Filippi, tra le stazioni di Scotusa e Strymon, una stazione col nome di Sarxa, verosimilmente da emendare in Sarra, che facilmente può mettersi in relazione con le denominazioni Serrae e Σέρραι, che compaiono in epoca medievale per la stessa città. Un'altra antica strada assai frequentata era quella da S. ad Amphipolis, città che fungeva da scalo mercantile. In epoca paleocristiana (IV-VI sec. d.C.), S. è ricordata come sede episcopale: un suo vescovo, Massimino, prese parte ai sinodi di Efeso (449) e di Nicea (451).
Le antiche vestigia di S. sono assai scarse. Il centro antico si trovava nel medesimo luogo in cui si svilupparono la città medievale e quella moderna. Nell'ambito della città si è rinvenuta ceramica ellenistica e un tesoretto di monete della confederazione dei Macedoni, risalenti all'ultimo periodo della monetazione autonoma della Provincia Macedonia. Sulla collina dell'acropoli sono stati trovati frammenti di vasi a figure nere degli inizî del V sec. a.C., e sono state messe in luce tombe e fondazioni di un edificio, realizzate in blocchi squadrati di pietra tufacea. Blocchi di tal genere provenienti da edifici antichi vennero riutilizzati come materiale da costruzione per erigere la torre bizantina dell'acropoli.
Alle pendici SO dell'acropoli, al di fuori delle mura, nell'area dell'odierno palazzo vescovile, è stata localizzata la necropoli occidentale, di epoca tardoromana-paleocristiana. Dalla città provengono, inoltre, elementi architettonici in marmo di epoca paleocristiana e iscrizioni. Nel museo archeologico di S. sono conservati i due decreti onorari di epoca imperiale e le tre iscrizioni funerarie rinvenute inglobate nel muro della porta occidentale del foro della città bizantina, provenienti dalla necropoli di S., anche queste di epoca imperiale. È incerto se le iscrizioni funerarie trasferite nel museo archeologico di S. dal locale ginnasio provengano dall'area urbana o dal territorio.
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