QUATTROMANI, Sertorio
Poligrafo, filosofo e filologo, nato verso il 1541 a Cosenza, dove morì il 1607. Giovanetto, si recò a Roma, dove, incoraggiato dall'amicizia di Annibal Caro, dei Colonna e di Paolo Manuzzi, attese allo studio dei classici e della lingua provenzale, che pervenne a conoscere, come egli stesso si vantava, non meno della sua; più tardi in Napoli ebbe la protezione del duca Ferrante Carafa.
Come critico, il Q. si divertì a punzecchiare gli umanisti enumerando i debiti che il Petrarca aveva con la poesia provenzale, e asserendo che il sonetto "Cesare poi che il traditor d'Egitto" era "tradotto quasi parola per parola da un sonettaccio di poeta siciliano". Come filosofo, sotto lo pseudonimo di "Montano accademico cosentino", egli volle diffondere la dottrina di B. Telesio, di cui sentì profondamente lo spirito d'innovazione e pubblicò un'opera (La Philosofia di B. Telesio ristretta, ecc., Napoli 1589; ed. a cura di E. Troilo, Bari 1914), il cui valore supera le contingenze dell'epoca e venne rilevato solo di recente. Uomo di vasta erudizione il Q. pubblicò anche una traduzione dell'opera del Cantalicio sul Gran Capitano (Napoli 1607) e un'esposizione delle rime di mons. Della Casa (Napoli 1616).
Una sua traduzione del IV dell'Eneide e il suo epistolario, dove si raccolgono vaghi accenni delle sue relazioni col Tasso, furono più tardi (1624) pubblicati da F. A. Rossi; altri suoi scritti inediti, tra cui un trattato sulla metafora e alcuni studî su Orazio, vennero editi nel 1714 da Matteo Egizio. (Cfr. gli Scritti vari a cura di L. Stocchi, Castrovillari 1883).
Bibl.: S. Spiriti, Memorie degli scrittori Cosentini, Napoli 1750; L. Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza 1870; F. Mango, Note letterarie, Palermo 1894; A. Protetty, La critica e le lettere di S. Q., Catanzaro 1908; D. Zangari, Di un ms. inedito di S. Q. e delle sue relazioni col Tasso, Napoli 1930.