servo, serva
Indica " colui che presta servizi alle dipendenze di un padrone ", come in If XX 86 ristette con suoi servi a far sue arti, dove il termine può significare insieme schiavi e familiari, non certo " spiriti mali, ubbidienti a lei [Manto] come maga " (Vandelli), come si è ipotizzato per la fragile argomentazione che poiché la vergine cruda fuggiva ogne consorzio umano (v. 85), quei servi non potrebbero essere uomini. Lo stesso valore in XXII 49 (nel sintagma ‛ porre a servo ') e Cv IV IX 14; così in Detto 349 che Povertà tua serva / non sia, e più volte nel I trattato del Convivio, là dove s'illustra il servizio reso dal commento in volgare: V 5 è più servigio d'amico che di servo (prima è detto che le disposizioni del s. sono subiezione, conoscenza e obedienza), e 6 questo comento... è fatto invece di servo a le 'nfrascritte canzoni; VI 2 (due volte), 3, 4 e 5, VII 1, e 11 canzoni, a le quali questo comento è per servo ordinato.
Nelle due seguenti attestazioni, s. è termine di paragone di un atteggiamento di D. pellegrino: If XVII 90 vergogna... innanzi a buon segnor fa servo forte, e Pd XXIV 149 segnor... abbraccia il servo, gratulando (" Là, servo dignitosamente vergognoso in faccia alla scienza umana che lo corregge; qui, in cielo, servo umilmente lieto rimpetto alla scienza divina che lo benedice ", L. Venturi; cfr. anche A. Pézard, Allusions, demi-mots et silences de la ‛ Comédie ', in " Bull. Société Études Dant. du C.U.M " XVI [1967] 95-96, che accentua il significato di " vassallo "). Il positivo rapporto tra signore e s. è presente anche in Cv III I 8 com'è intra lo signore e lo servo... avvegna che lo servo non possa simile beneficio rendere..., e in Rime l 18 per soccorrer lo servo quando 'l chiama; ma qui opera forse più direttamente la tradizione feudale con la sua trasposizione nella lirica amorosa (" come fa buon segnore a suo' serventi ", Rinaldo d'Aquino In gioi mi tegno 21).
Si accentua il senso della soggezione o dell'inferiorità nel rapporto con il signore (Rime CVI 25 voler cadere in servo di signore, e 43, due volte), o nel confronto tra chi comanda e chi è comandato, come in Cv IV XXIV 13 se lo re comanda una via e lo servo ne comanda un'altra, non è da obedire lo servo, dove appunto vale " inferiore ", " colui che è soggetto ".
Assume un valore particolare quando si riferisce a una condizione di ordine spirituale: colui... che dal servo de' servi / fu trasmutato d'Arno in Bacchiglione (If XV 112), dove si ripete (ironicamente, trattandosi di Bonifacio VIII) la formula assunta dall'umiltà dei pontefici; così in Pd XXI 70 l'alta carità, che ci fa serve / pronte al consiglio che 'l mondo governa, dove ha più autentica vibrazione di virtù nella parola di Pier Damiano; e in Rime CVI 44 chi da cotal serva si scosta, dove rappresenta direttamente la Venute, al suo fattor sempre sottana (v. 27).
Altrove risulta invece dal contesto una condizione di riprovevole servitù morale o stato di vizio; si veda Pd XXXI 85 Tu m'hai di servo tratto a libertate, e si noti l'evidente eccezionale pregnanza del termine, chiamato a significare la complessa condizione di D. prima dell'intervento salvifico di Beatrice (bene precisa il Chimenz: " dell'errore e del peccato "); tuttavia l'interpretazione dell'espressione non può prescindere dall'antitesi s.-libertate, senza compromettere l'intensificazione reciproca dei due termini. Il concetto di vile servitù è ancora in Rime CVI 48 questo servo signor tant'è protervo, 64 e 98 (si ricordi che l'intera canzone lamenta la scomparsa della rettitudine); e in Cv IV II 17 a lei [la verità] disposata l'anima è donna, e altrimenti è serva fuori d'ogni libertade.
Significa lo stato di servitù politica, riferita a città o a nazioni, in If XX 59 venne serva la città di Baco (morti Eteocle e Polinice, Tebe cadde sotto la tirannide di Creonte) e in Pg VI 76 Ahi serva Italia, dove significa l'assenza della libertà, in quanto i governi locali, popolari o feudali, sottraevano l'Italia all'autorità universale dell'imperatore (humanum genus...existens sub Monarcha est potissime liberum, Mn I XII 7-8).
Si riferisce, infine, a colui che è soggetto al servizio d'amore: Vn XII 14 40 del tuo servo ciò che vuoi ragiona; XXXIII 4 in questa canzone si lamentano due persone, l'una de le quali si lamenta come frate, l'altra come servo (il discorso del s. d'amore si riconosce dall'espressione donna mia [7 18], com'è spiegato al § 2); Rime dubbie XV 14 eccomi apparecchiato servo umile; Detto 42 e 46.