SULPICIO Rufo, Servio (Servius Sulpicius Rufus)
Giureconsulto romano fra i più celebrati. Fu pretore nel 65 a. C., console nel 51, e nel 46 fu nominato da Cesare proconsole di Acaia: morì nel 43. Si dedico dapprima all'oratoria, ma fino dal 77 se ne ritirò perché si sentiva troppo inferiore a Cicerone: tuttavia non solo quest'ultimo, ma anche Quintiliano vantano la sua attività in questo campo e abbiamo ancora di lui pagine ispirate ed eloquenti, in specie la famosa lettera di condoglianze a Cicerone per la morte della figlia Tullia (Ad fam., 4, 5).
Nella giurisprudenza, alla quale dal 77 si consacrò interamente, ebbe a maestri Balbo Lucilio e Aquilio Gallo; ma li superò entrambi di gran lunga, inteso come fu a una revisione dei metodi della scienza, e in specie al superamento della casistica per attingere una vera conoscenza sistematica del diritto. A questo fine dovette spesso riportarsi all'opera del più insigne fra i predecessori, Q. Mucio Scevola e criticarne gli insegnamenti; non già allo scopo, supposto da moderni scrittori, di opporre alla scuola muciana una scuola serviana, ma per la necessità di affinare attraverso la critica del già fatto gli strumenti dell'indagine giuridica. Alla fama che si acquistò, concorsero in buona parte gli allievi, in particolare Alfeno Varo e Ofilio, che divulgarono i suoi responsi e insegnamenti dottrinali: certo nella letteratura successiva, in particolare nelle Istituzioni di Gaio, molte e importanti dottrine e decisioni, spesso definitivamente, prevalse, sono a lui attribuite. Le opere, che si trovano nominativamente sono i Reprehensa Scaevolae capita (o Notata Mucii), un libro sulla dote, due sull'editto (dedicati ad Brutum), almeno altri due De sacris detestandis. Nessun brano ci è direttamente pervenuto.
Bibl.: E. Otto, De vita studiis scriptis et honoribus Ser. Sulpicii, in Thesaurus iur. Rom., V, Utrecht 1835, p. 1555 segg.; R. Schneider, De. S. S. R., Lipsia 1834; E. Vernay, Servius et son école, Parigi 1909; P. Krüger, Geschichte der Quellen und Litteratur des römischen Rechts, 2ª ed., Lipsia 1912, p. 66 segg.; W. S. Teuffel, Gesch. der röm. Litteratur, 6ª ed. a cura di W. Kroll e F. Skutsch, I, ivi 1916, p. 354 seg.; C. Arnò, Scuola Muciana e scuola Serviana, in Archivio giur., s. 4ª, III (1923), p. 34 segg.; id., La grande influenza del Liber de dotibus di S., in Atti I Congr. naz. di studi romani, II, Roma 1929, p. 220 segg.; P. de Francisci, Storia del dir. romano, II, i, Roma 1929, p. 196.