servire [imp. cong. I singol. servisse]
Vale " prestare la propria opera per qualcuno ", come in Cv Il V 4 'l Padre avea comandato a li angeli che li ministrassero e servissero; Detto 350 Povertà tua serva / non sia, né mai ti serva. Al fine di dimostrare la maggiore utilità del commento in volgare rispetto a quello tradizionale in latino, D. esamina le disposizioni necessarie al ben s. nel rapporto signore-servo, in Cv I V 5 sanza le quali [disposizioni] è ciascuno disordinato a ben servire... non serve mai se non a suo senno; VI 4 perfettamente servire nol può, e 5 (due volte): e conclude: Non avrebbe lo latino così servito a molti... de' mille l'uno ragionevolmente non sarebbe stato servito (IX 2), e lo volgare servirà veramente a molti (§ 4).
È già evidente in queste ultime occorrenze come l'elemento utilità, implicito nel s., tenda a condizionarne il significato: che si evidenzia in Fiore LXVIII 7 a le genti mostri ben volere / e servali del corpo e dell'avere, e LXXXVII 12 vo' che ci dichi... / il luogo dove tu fai residenza, / né di che servi, né di che mestiere, " di che ti occupi e che mestiere fai. Né vale, alla francese e provenzale: e " (Petronio; va rilevato che il lemma ha nel Fiore presenze numerose e una notevole varietà di accezioni); in Cv IV XXV 1 dolce e cortesemente servire e operare, i due avverbi arricchiscono il motivo dell'utilità con i valori soggettivi della sensibilità e dei buoni costumi, e il s. si autentica come uno dei soavi reggimenti che nell'adolescenza fanno acquistare grazia e quindi amicizia.
Vale " concedere ", " provvedere alcuno di una cosa ", in Pg XXVII 81 Quali... / le capre... / guardate dal pastor, che 'n su la verga / poggiato s'è e lor di posa serve (cfr. M. Barbi, Ancora sul testo della D.C., in " Bull. " XVIII [1934] 34-35; Petrocchi, Introduzione 112 ss.).
Affine ai precedenti è il valore di " curare " che si riscontra in Fiore LXVII 2 se tua donna cade in malattia, / sì pensa che la faccie ben servire; mentre il significato si capovolge, per effetto dell'ironia, in " colpire ", in XXIX 14 per li nemici lungi far istare / e servirli di pietre e di quadrelli; o forse più probabilmente, nei due esempi precedenti, il verbo ha una funzione vicaria.
Spesso esprime l'atteggiamento e l'attività del ‛ fedele d'amore ', come in Rime L 43 sol per voi servir la vita bramo, dov'è ben evidente che se s. rivela la natura feudale della concezione amorosa, vale altresì a compendiare forme e misure dell'amore cortese, sì che la coordinata successiva, e quelle cose che a voi onor sono / dimando e voglio, ha più valore esplicativo che complementare; questo motivo della totale dedizione e dell'accogliersi nel s. di ogni moto amoroso si ripete in XCI 27 sol per lei servir mi tegno caro (ma questa volta il rapporto amare-s. è analizzato con particolare impegno: ben servire, vv. 38 e 45; si fa 'l servir merzé d'altrui bontate, v. 56), e in CII 47 chiamo... / solo per lei servire, e luogo e tempo! / Né per altro disio viver gran tempo.
Il medesimo valore si riscontra in Rime dubbie VIII 2 lei per cui servir la vita [smago], e XVIII 4; Vn IX 11 12 e recolo [il tuo cuore] a servir novo piacere, e XII 13 27; mentre in XIV 2 elle siano degnamente servite, il significato si riduce al cavalleresco rapporto di cortesia, come si conferma anche nella proposizione propuosi di stare al servigio de le donne (§ 3). La formula dell'unicità torna anche in Fiore V 5 E solo a lui servir la mia credenza / è ferma, sebbene oggetto del s. sia Amore, qui e in III 10 e 11, X 12; si riferisce invece alla donna, in LXIII 11 di le' servir non ti vegghi mai lasso, e LXIV 8; così in Detto 41 a le' sempre servire, e 45 piacimento / le fia ched i' la serva, dove si vede l'oscillazione, a cui il verbo è disposto, tra caso diretto e obliquo; cfr. ancora i vv. 263 e 443.
Mancando il rapporto amoroso, se ne esprime l'atteggiamento di riverenza e devozione: Fiore LII 2 La Vecchia che Bellaccoglienz'ha 'n guarda / servi ed onora; LXXV 14 me' ti varria avermi servita; CXXXV 13, CCXXXI 8, Detto 5, 276, 305 (sostantivato) e 479.
Significa anche un atto di cortesia, come in Vn XX 2 l'amico era da servire (soddisfare la sua richiesta di dire che è Amore, § 1), o un omaggio (Fiore CXXV 12 e' ci avrà di ta' morse' [cioè i buoni " bocconi " dei vv. 9-11] serviti). O vale soltanto " accontentare " (CXL 8 i' metterò in servirlo mia pensata), o " compiacere " in senso erotico (CLXI 5 mise tanta pena in lui servire, e CLXXIX 10 femina non dee servire / insin ch'ella non è prima pagata).
In Rime LXVI 10 la morte, che non ho servita, vale " meritare ", secondo un'accezione che si documenta nella prosa antica (Novellino LX 3, G. Villani VII 67).