servizio pubblico radiotelevisivo
servìzio pùbblico radiotelevisivo locuz. sost. m. – Sistema nel quale le emittenti radiofoniche e televisive ed eventualmente altri mezzi di comunicazione sono dichiarati essere al servizio della collettività e finanziati in tutto o in parte con fondi pubblici. Queste emittenti, che storicamente sono quasi ovunque nel mondo le prime a essere nate, sono talvolta controllate direttamente dai governi o da società da essi partecipate, o sono più spesso aziende che ricevono finanziamenti in quanto assumono obblighi di servizio pubblico radiotelevisivo nella loro programmazione. In Italia la Rai-Radiotelevisione italiana, finanziata fra l’altro da un canone, è una società per azioni controllata per oltre il 99,5% del capitale dal ministero dell’Economia e opera come concessionaria esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in base a un contratto di servizio con il dipartimento delle Comunicazioni del ministero dello Sviluppo economico; essa potrebbe essere privatizzata, dopo che il referendum popolare del 1995 aveva abrogato l’obbligo della totale partecipazione pubblica, ma la vendita delle azioni non è mai iniziata. Dalla legge Gasparri del 2004 la Rai è retta, almeno fino all’ipotetica privatizzazione, da un consiglio di amministrazione composto da sette membri nominati dalla commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e da due nominati dal ministero dell’Economia. Il servizio pubblico radiotelevisivo, in base al contratto di servizio 2010-12, prevede tra l’altro l’obbligo di assicurare la qualità e il pluralismo dell’informazione, la varietà dei programmi, l’adeguata rappresentazione e diffusione della cultura nazionale e la comunicazione sociale; la Rai deve anche monitorare la qualità della propria programmazione e la percezione pubblica della propria competitività come azienda (corporate reputation). Le linee guida per il contratto di servizio 2013-15, come deliberate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, invitano fra l’altro a migliorare la qualità dell’informazione e della programmazione in genere e, in particolare, ad affrontare la sfida dovuta alle nuove tecnologie e alla fruizione dei contenuti su più piattaforme: digitale terrestre (anche con il nuovo standard DVB-T2), satellitare, mobile, via Internet e OTTv (Over the top television), acronimo dei nuovi contenuti ottenibili dall’integrazione tra segnale televisivo e connessione Internet a banda larga. La Rai dovrà contribuire all’alfabetizzazione digitale dei telespettatori e fare in modo di restare all’avanguardia dello sviluppo tecnologico.